Psych-out il velo sul ventre - Film (1968)

Sfavillante, lisergica istantanea di una comunità hippy dedita a droga, rock, sesso e contestazione. Se lo svolgimento non avvince più di tanto, resta comunque impressa la fotografia psichedelica e soprattutto le caleidoscopiche soggettive dei tossici, che vedono realtà e persone deformate e addirittura trasformate in mostri orrendi. Musiche “figlie dei fiori” eseguite dagli Strawberry Alarm Clock. In sintesi, un cimelio anni Sessanta.

Simpatico, divertente, colorato e, ovviamente, psichedelico ritratto di una comunità hippy cui il regista cerca anche di dare un minimo di trama che si rivela però poco consistente e fastidiosamente moraleggiante, nel drammatico finale. Visto oggi fa sorridere ed allora è meglio godersi il flusso di immagini, che spesso sanno ancora essere accattivanti. Bizzarro reperto per nostalgici.

Splendido il colpo d'occhio della California in epoca hippy, con i magnifici manifesti di concerti attaccati dovunque, nonchè la disponibilità di certe droghe pericolosissime come se fossero pane quotidiano. Toccante il racconto del santone sull'infanzia sua e della sorella: se tanti scappavano di casa una ragione c'era. La trama nel suo assieme è però troppo soft, il finale è stucchevole come tanti film stars and stripes e Nicholson è molto sottotono rispetto alla Strasberg.

Un Nicholson che prima dei grandi fasti hollywoodiani si dimostra grande interprete "tout-court" nel suo reale momento lisergico. Nella vita e nel film. Si dimostra quello che poi sarebbe stato nelle grandi pellicole dei giorni a venire e comunque, considerato il passare del tempo, rimane una pellicola d'avanguardia e dal sapore di una modernità senza tempo, che proseguirà e che ha consacrato un'icona senza tempo come Nicholson.

Impossibile resistere all'atmosfera del film sin dalle prime immagini: una perfetta istantanea della quotidianità della cultura hippie di San Francisco tra arte, rock psichedelico, colori e ideali di pace e libertà. Peccato che la sceneggiatura non riesca ad essere degna del mondo in cui il film è ambientato e in cui è stato girato risultando zoppicante e inconcludente, e questo ben prima che il tutto collassi su sé stesso con una risibile chiusura moralistica e bacchettona che stona con quasi tutto quanto visto fino a quel momento. Una vera e propria capsula temporale.