Professione pericolo - Film (1980)

Professione pericolo
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Titolo originale: The Stunt Man
Anno: 1980
Genere: commedia (colore)
Note: Tratto dal romanzo di Paul Brodeur. Aka "The Stuntman".Girato nel 1978 ma distribuito solo nel 1980.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/11/19 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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Buiomega71 22/11/19 00:59 - 2910 commenti

I gusti di Buiomega71

Scoppietante l'incipit, con la fuga di Railsback e l'orecchiabile OST di Dominic Frontiere. Poi Rush si fa prendere da ambizioni parafelliniane, indeciso sul registro da utilizzare (action, commedia), metacinematografico fino all'eccesso, con un O'Toole egocentrico e logorroico (il regista che si sostituisce a Dio) e riverberi "snuff" (la morte catturata dalla MDP). Alcuni momenti surreali e bizzarri (il bordello, il charleston sull'ala del biplano, le pantomime belliche esplosive, i giornalieri) in un'opera stramba, spesso prolissa e non del tutto riuscita.
MEMORABILE: I soldati fatti a pezzi e sviscerati sulla spiaggia (ma è tutta finzione); "Quanto è alto King Kong?", "Un metro e 50"; La Hershey "invecchiata".

Richard Rush HA DIRETTO ANCHE...

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  • Discussione Buiomega71 • 22/11/19 10:33
    Consigliere - 25998 interventi
    Sparito dai radar da parecchio tempo (dopo varie messe in onda televisive a metà anni 80, soprattutto targate Rai), che si porta dietro un'aurea da cult movie "maledetto" (film della vita per Richard Rush, regista spesso poco incline a compromessi, che ha accarezzato il progetto per diversi anni, con una lunghissima lavorazione che si è protratta dal 1977 fino al 1978, per poi andare incontro a parecchi problemi produttivi, fino a essere "congelato" dalla Fox e vedere, poi, la distribuzione nelle sale solo nel 1980, costatagli due infarti e la messa al bando da Hollywood) che ha fatto impazzire la critica per il suo accostamento a certo cinema europeo (Truffaut se ne disse entusiasta, paragonandolo al suo Effetto notte), così come viene elogiato dai vari Mereghetti, Morandini e (OVO)Maltin di essere un film "unico nel suo genere e uguale a nessun altro", nonchè, all'epoca, candidato agli Oscar come miglior attore (Peter O'Toole), miglior sceneggiatura non originale e miglior regista ( il più accomodante e politicamente corretto Robert Redford soffiò l'ambita stauetta all'"anarchico" e scapestrato Richard Rush), infine ammantato da un "dietro le quinte" avventuroso e difficoltoso, che manco Apocalypse Now (il dvd edito dalla Anchor Bay presenta, tra gli extra, un documentario sull'incredibile backstage del film, realizzato dallo stesso Rush).

    Personalmente prendo in esame il caso della montagna che partorisce un topolino.

    Essì, perchè dopo un intro scoppiettante e freneticamente divertente (la fuga di Railsback braccato da due poliziotti, l'incontro/scontro con gli operai delle telecomunicazioni, sul ponte braccato dalla macchina vintage), accompagnato dall'orecchiabile OST di Dominic Frontiere, il film prende sempre più pieghe assurde e surreali, dove salta fuori l'ambizione parafelliniana di Rush, tra film nel film, un'eccesso di metacinema sempre più invadente, la commedia tumultuosa e "catastrofica" che si mangia gran parte del film (a volte tirato troppo per le lunghe, fino a diventare prolisso), con Peter O'Toole che fa Peter O'Toole (il regista che si sostituisce a Dio), logorroico ed egocentrico director di un assurdo e grottesco film sulla prima guerra mondiale, che si ispira a David Lean, ma che, alla lunga, diventa stucchevole e poco simpatico, dove la sua "creatura" è più importante della vita stessa, a discapito, anche, degli stuntman che lavorano per lui.

    Metà action, metà commedia dell'assurdo, con buoni momenti intervallati a cadute di tono non indifferenti (inutile la storiella d'amore tra la Hershey e Railsback, per esempio, o scivolando nel ridicolo-volontario?- e nel cattivo gusto con la statuetta meccanica a carillon dell'orso "scopatore" con la fanciulla in altalena), fino ad un finale scontato che sà un pò di presa per i fondelli (sensazione che si avverte anche durante la visione).

    Rush (invaso da furioso demone dell'ambizione) fa centro poche volte (il bordello felliniano, il manicomio con gli "zombie", i giornalieri e la bastardata che O'Toole gioca alla Hershey, i cadaveri dei soldati fatti a pezzi e sviscerati sulla spiaggia durante le riprese del film-le magie dei trucchi cinematografici presi per macabra realtà-, la Hershey invecchiata dal make up alle prese con un carabiniere(!) al cimitero, ballando il charleston sull'ala del biplano, l'auto d'epoca che affonda nel lago, i parapiglia e le esplosioni durante le riprese dell'improbabile film di guerra, la domanda tormentone che O'Toole rivolge a Railsback : "Quanto era alto King Kong?", "Un metro e cinquanta", metafora sul cinema e sulla sua illusione).

    Forse è un mio problema, di non amare troppo certe pellicole indecise sul genere da prendere, che sbragano, poi, nella commedia logorroica con dialoghi asfittici quasi pre-tarantiniani, ma ho trovato più divertente, semplice e sincero Collo d'acciaio di Needham, per dire, che nemmeno questa "follia" rushiana, troppo sopra le righe e con troppa voglia di "sfottere" (lo spettatore, il cinema stesso) per coinvolgere davvero.

    Bellissisma e già bravissima la Hershey, straordinario (su tutti) lo sceneggiatore frustrato di Allen Garfield (attore che amo particolarmente e spesso sottovalutato), ottimi numeri acrobatici (c'è un che di circense altmaniano in alcuni riverberi), suggestiva la fotografia del grande Mario Tosi e non male la svolta "snuff", la morte in diretta, l'occhio della MDP che, impietosa, filma gli ultimi istanti di vita dello stuntman che muore affogato (ben prima delle teorie di Cannibal Holocaust e de Lo stato delle cose), l'ossessione del regista e del suo "occhio selvaggio", che non si ferma davanti a nulla per finire il suo film, film che deve "scioccare" e prendere a pugni nello stomaco lo spettatore (come dice lo stesso O'Toole), mettere la guerra alla berlina, così come il cinema e i suoi meccanismi (e la voglia impellente di Rush di mettere alla berlina quello che racconta, come succedeva con il poliziesco "buddy movie" Una strana coppia di sbirri)

    Al di là dell'originalità del progetto, della passione di Rush (si vede che ci ha messo anima e corpo), alcune prelibatezze volgari nei dialoghi parolacciari, dell'ottimo cast e dell'abile costruzione delle scene d'azione (anche se tutti stì biplani in scena mi hanno ricordato il cormaniano Barone rosso), non ci ho trovato nulla di così rivoluzionario da gridare al cult movie.

    Tra i dialoghi infiniti e bizzarri che costellano tutto il film, da segnalare almeno quello a tavola tra lo screenwriter (preso poco in considerazione) Garfield e il megalomane regista di O'Toole, riguardo il cut/uncut, dove Garfield è sicuro che i produttori taglieranno il film a O'Toole, lui, per tutta risposta, afferma con cinismo che ucciderà i produttori, li farà a pezzi e se li mangerà per cena, rincarando la portata con un "come la prenderesti tu se i produttori direbbero che tua figlia stà meglio con le dita amputate?".

    Una "presa in giro" ben rivestita ma che mi ha lasciato parecchi dubbi e ben pochi entusiasmi.

    A proposito, quanto era alto King Kong?
    Ultima modifica: 22/11/19 16:03 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 22/11/19 10:42
    Consigliere - 25998 interventi
    Direttamente dalla collezione privata di Buiomega71, la vhs Cbs Fox Video

    Edizione: marzo 1987

    Durata effettiva: 2h, 06m e 09s

    Ultima modifica: 22/11/19 11:11 da Zender
  • Discussione Herrkinski • 22/11/19 14:35
    Consigliere avanzato - 2631 interventi
    Bella dissertazione Buio. Mi era capitato sotto mano tempo fa ma gli ho preferito altri film di stuntman per le benemeritate; seppur sembri interessante, mi pare di capire che il discorso di Rush fosse ben più ampio e arzigogolato che fare un semplice film sugli stuntman, quel genere di cose che si potevano fare solo nei 70s...
  • Discussione Buiomega71 • 22/11/19 15:27
    Consigliere - 25998 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
    Bella dissertazione Buio. Mi era capitato sotto mano tempo fa ma gli ho preferito altri film di stuntman per le benemeritate; seppur sembri interessante, mi pare di capire che il discorso di Rush fosse ben più ampio e arzigogolato che fare un semplice film sugli stuntman, quel genere di cose che si potevano fare solo nei 70s...

    Esattamente Herr. Qui ci troviamo di fronte a qualcosa di più di un semplice film di stuntman ( come potrebbe essere un Mark L. Lester o un Hal Needham, per dire).

    Rush sceglie il registro autoriale, immergendo il tutto in un contesto anarcoide/grottesco metacinematografico ( forse troppo) con un occhio a certo cinema europeo.

    Fai conto di vedere un EFFETTO NOTTE diretto dal Robert Altman più " circense", con riverberi parafelliniani filrati Hal Needham.

    Opera senza dubbio originale, fuori dagli schemi prestabiliti, in un continuo rimbalzare tra finzione e realtà, egocentrismo, megalomania e l' inseguimento dei propri sogni più folli. Cinema che cannibalizza il cinema, il potere dell' illusione ( la domanda tormentone su King Kong) , i meccanismi " diabolici" usati da un regista che si crede Dio, alla stregua di uno Stroheim o di un Cecil B DeMille

    A me non ha fatto impazzire ( alla fine mi puzzava un po' di presa per i fondelli, e forse era proprio lo scopo di Rush) non approvando molto la scelta di Rush di buttare tutto in " farsa", ma merita almeno una visione, se non altro per la sua peculiarità, la sua innegabile vitalità e la passione che ci ha messo dentro Rush per realizzarlo.
    Ultima modifica: 22/11/19 16:07 da Buiomega71