Chabrol, ancora una volta, evidenzia la profonda spaccatura sociale esistente tra l'agiata borghesia francese e le classi più umili. Lo fa usando due personaggi femminili distorti e complementari. La loro rabbia verso ciò che non potranno mai ottenere verrà sfogata nel finale e l'accanimento sarà totale verso tutto e tutti. Unico elemento parziale di contatto tra tutti i personaggi è la televisione, ma solo apparentemente. Film estremamente intenso soprattutto nella seconda parte.
Per un fan di Isabelle Huppert non era certo un film che poteva sfuggire! Le due protagoniste sono amiche perché entrambe con segreti da nascondere e il loro feeling nasce naturalmente. Sono d'accordo anche per l'ultima follia che nessuna delle due ha preventivato ma, capitata l'occasione, la complicità ha diretto tutto! Un film che mi é piaciuto moltissimo perché Chabrol sa magistralmente rendere l'idea delle personalità di tutti i personaggi e in paricolare delle protagoniste, con i loro profondi conflitti interiori che emergono in maniera distorta.
MEMORABILE: Lo schiaffo che Cassel dà a Isabelle Huppert dopo che lei ha chiamato sua moglie puttana.
Regia (apparentemente semplice) ma molto efficace, alcuni tra i migliori attori e le migliori attrici francesi (da Cassel alla Ledoyen, dalla Hupper a la Bonnaire), un riadattamento in chiave moderna di una vecchia novella sugli scontri sociali e il dramma è servito! Ormai con Chabrol vado sul sicuro: ogni volta che guardo un suo film sono certo di trovarmi davanti a dell'ottimo cinema d'autore. I temi affrontati sono all'incirca sempre gli stessi, ma il Maestro francese li sa trattare con una sensibilità ed una maestria davvero unici.
MEMORABILE: Il massacro finale diretto in maniera talmente semplice e privo di artifici o virtuosismi di camera da risultare estremamente reale e agghiacciante.
Chabrol dipinge con la consueta maestria l'ennesimo affresco anti-borghese, con più cattiveria e meno ironia del solito. Ne deriva un film dai toni molto forti, nel quale nessun personaggio alla fine riuscirà ad ottenere la redenzione. Ottime le due protagoniste, eccellente il cast di contorno che vanta nomi del calibro di Jacqueline Bisset e Jean-Pierre Cassel.
Notevole viaggio nei meandri oscuri di una mente perversa la cui follia latente cresce gradualmente per poi esplodere in un finale di rara violenza e crudeltà. Chabrol continua, stavolta in maniera magistrale, la sua opera di demolizione della borghesia della provincia francese e lo fa con estremo pessimismo, regalando allo spettatore un film teso, compatto, vibrante e pienamente riuscito. Grandiose le prove attoriali della Huppert e della Bonnaire. Una delle pellicole migliori tra gli ultimi lavori del maestro francese.
Film diverso per Chabrol, il quale, almeno qui, abbandona il clichè sulle famiglie borghesi apparentemente perfette ma dentro marce e ci racconta la storia di una famiglia borghese qui davvero perfetta, ma che incontra due "pazze"; bravissime la Huppert e la Bonnaire, ottimo il cast "di contorno", coerente il finale (da guardare fino in fondo per la vicenda dello stereo) ma, personalmente, ho visto uno Chabrol meno convincente di altre volte, forse per la storia, un po' piatta e meno elaborata del solito. Il pallinaggio resta comunque alto.
Più calcolato del bellissimo Grazie per la cioccolata, è in ogni caso un ritratto efficace sulla famiglia borghese che si autocelebra e si gingilla nella propria raffinata cultura. Narrativamente troppo sicuro dei propri characters, è il binomio Bonnaire-Huppert a far convergere tutti i significati di un’opera che abbraccia temi sociali sottolineando il distacco abissale tra due classi della società. Ne esce un film livido, disperato, buio, una ballata distruttiva; cerimonia del rancore, dell’invidia, del rimorso e dell’impossibilità. Buono.
MEMORABILE: Il finale, di una freddezza straniante.
Provate a confrontarlo col precedente La morte non sa leggere e avrete prova di quanto un testo possa risentire della sensibilità e della cultura di un regista. Qui, grazie a un eclettico tris di attrici (fra tutte primeggia la Huppert), prevale il lato drammatico, con le angolature giuste che danno profondità e omogeneità al racconto. Finale meno "eclatante" rispetto all'altro.
Domestica di una famiglia altoborghese che vive in campagna fa amicizia con un'impiegata delle poste: entrambe hanno un passato tragico alle spalle e segreti da nascondere... Da un un romanzo già trasposto sullo schermo da un bel film canadese, Chabrol trae ispirazione per una delle opere più significative nella sua folta filmografia, prosciugando la narrazione per lasciare spazio al rapporto ambiguo fra due personalità bordeline destinato a sfociare in un epilogo brutale per la freddezza con cui viene rappresentato. Grandi prove attoriali.
Cameriera analfabeta e impiegata alle Poste fanno amicizia. La contrapposizione ricchi/poveri viene sottolineata man mano fino alla demarcazione netta, e Chabrol insiste principalmente sulle personalità borderline delle protagoniste. Ottimo l’affiatamento tra la Huppert e la Bonnaire, che vivono nascondendo segreti di cronaca nera e sembrano soggiogate dalla tv spazzatura. L’epilogo violento parte già da premesse d’insofferenza (soprattutto del padrone di casa) e risulta meno sorprendente, come resa.
MEMORABILE: La lista della spesa; La notizia dell’incendio sul giornale; La cioccolata sparsa sul letto; La telefonata sentita di nascosto.
Chabrol gira (prima e probabilmente meglio) il suo Parasite. Difficile trovare qualcuno che meglio di lui sappia descrivere con fredda lucidità tutti i vizi e le ipocrisie della borghesia, qui alle prese con un elemento talmente estraneo (una domestica analfabeta) da mostrare allo spettatore una distanza siderale. L'amica, anch'essa dal passato tutt'altro che limpido, è il catalizzatore per lo sconquasso finale, quasi tarantiniano. Grande regia, ottime interpretazioni, film davvero notevole.
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