Note: Aka "The Housekeeper". Soggetto dal romanzo omonimo della scrittrice inglese Ruth Rendell pubblicato nel 1977. Dallo stesso libro anche "Il buio nella mente" (1995).
Dal romanzo di Ruth Rendell, che nove anni più tardi porterà su schermo anche Chabrol col suo IL BUIO NELLA MENTE, un thriller ben poco teso che punta molto soprattutto sull’imprevedibilità della sua protagonista (Rita Tushingham): Eunice infatti, analfabeta dall’equilibrio psichico assai instabile, dopo aver ucciso il padre che voleva mandarla (giustamente) a una scuola di recupero, si piazza come cameriera in casa di una coppia con due figli comportandosi fin da subito non come si conviene. Certo, nascondere di non saper leggere non è facile per nessuno, ma i problemi di Eunice sono anche altri,...Leggi tutto a cominciare dall’amicizia con la postina del paese, una ex prostituta redenta convinta di agire per conto di Dio. Con il materiale a disposizione si poteva fare molto di più, mentre qui il problema dell’analfabetismo è affrontato quasi marginalmente nel vano tentativo di far montare un clima di suspense che troppo spesso, visti i ritmi non certo irresistibili, si tramuta in noia, in pause non richieste o in parentesi poco incisive con i figli della coppia “ospitante”. Le due donne invasate e mentalmente instabili reggono bene la parte, ma la regia è debole e non riesce mai a trovare la chiave di volta per innestare il necessario cambio di marcia. Nemmeno alla fine quando basterebbe poco, visto il precipitare degli eventi. Si salva il clima da vecchi thriller raffinati e mai sopra le righe.
Superbo thriller assolutamente da vedere e da avere in cineteca. Personaggi ben delineati e sceneggiatura sfavillante per una storia noir e al contempo brillante tratta dal libro di Ruth Rendell. Quello che si dice un thriller originale e ben confezionato. Se è spiacevole essere ignoranti, in questo superbo thriller può diventare pericoloso per altri venirne a conoscenza. È possibile non rendersi conto della follia umana fintantochè non si manifesta? Ha avuto un remake.
Straordinario e sottovalutato thriller psicologico tratto dal romanzo di Ruth Rendell. Osawa Rawi rende benissimo l'agghiacciante dramma psicologico che attanaglia la domestica Rita Tushingam - da Oscar in questo ruolo - con l'incubo che qualcuno venga a scoprire che è analfabeta e quando il segreto viene svelato, il suo cervello va in corto ed è jeu de massacre. Tesissimo e mozzafiato, cattivo e poco accomodante. Consigliatissimo.
Notevole thriller imperniato sulle gesta di una domestica analfabeta la quale, una volta scoperta nel suo punto debole, massacrerà la famiglia per cui lavorava. La regia del perfetto sconosciuto Ousama Rawi è sorprendentemente abile e viene supportata dalla presenza, nel cast, di Rita Tushingam che si cala egregiamente nel ruolo della domestica labile di mente. Da vedere e sarebbe auspicabile l'uscita del dvd (ad oggi si trova solo in vhs).
Le facce giuste molto spesso decretano il successo o meno di un film. In questo caso Rita Tushingham è perfetta per il ruolo e non solo per la faccia; ma anche Joan, la sua amica postina (Jackie Burroughs) non scherza, ed è proprio lei a trascinare Eunice verso un finale tutto da vedere. Oltre il thriller, condotto con studiata lentezza, c'è anche un ritratto niente male della provincia americana, di una certa borghesia e di chiese "pericolose" per menti poco stabili. La Londra di Eunice giovane pure collabora a creare il personaggio.
MEMORABILE: Il padre di Eunice, che "se la cerca".
In una famiglia borghese si annida il male sotto forma di "domestica tuttofare", ma dislessica e incapace di leggere e scrivere. La morte, però, non conosce titoli di studio. Confuso thriller che assembla tante tematiche (incluse quelle del fanatismo religioso), forte di un buona analisi psicologica grazie anche a una Rita Tushingham credibile. Film strano, riuscito in parte.
Difficile non far confronti con la (amatissima) trasposizione di Chabrol; laddove tuttavia Il buio nella mente esalterà la carica eversiva del romanzo della Rendell trasformandolo in un allucinato incubo sulla lotta di classe, la versione di Rawi si muove nel territorio più sicuro dell'"horror quotidiano", come testimoniano prologo edipico e sarcastico finale. In mezzo una grande Rita Tushingam, invasata d'invidia sociale, s'aggira con sempre più diabolica insolenza tra messe in piega, abbigliamento e dècor squisitamente anni '80. Spaventevole la Burroughs
Non c’è molto da disquisire sulla realizzazione perché è ordinata e nient’affatto improvvisata nei tempi. Bravi gli attori, davvero in parte, che riescono a trasmettere tutta la follia e il disagio di cui i loro personaggi sono vittime. È rifinito e curato nei dettagli, soprattutto nell’aspetto psicologico che non manca di impatto. A tratti sembra possedere più l’aspetto di una pellicola destinata alla televisione.
Film che personalmente ho molto apprezato per tutta la prima ora, mentre nell'ultima metà perde diversi punti fino ad arrivare ad un finale che non mi ha convinto troppo. Rimane comunque un film discreto, tra i più interessanti degli anni 80, con un ottimo cast a iniziare dalla Tushingham. Colpiscono i fiori appassiti perché i biglietti non sono stati letti.
Timida, goffa, analfabeta, Eunice ha le stigmate della vittima ma già nelle prime sequenze la vediamo uccidere il padre. Entrata a servizio presso una ricca famiglia, diventa amica di una postina bigotta e pettegola che alimenta il suo risentimento nei confronti dei padroni... Buon thriller dall'atmosfera morbosa che emana da una coppia inquietante: Rita Tushingham col suo volto da bambina invecchiata riesce a suscitare nello stesso tempo pietà ed orrore, mentre Jackie Burroughs è un mostro di invidia e malignità. Molto riuscito anche il film di Chabrol tratto dallo stesso romanzo.
Idea iniziale vincente, con donna chiaramente disturbata e analfabeta che va a lavorare come cameriera in una famiglia generando notevoli problemi. È un enorme peccato che poi la storia si perda in una sceneggiatura approssimativa che segue tante strade e nessuna e che utilizza pedissequamente alcuni elementi grotteschi che potevano essere rappresentati meglio. Atmosfera morbosa buona, ma a un certo punto il film diventa troppo confusionario e perde qualsiasi senso. Ottima la protagonista, non male la regia. Ma narrativamente è troppo sconclusionato e frettoloso.
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All'epoca del film Rita Tushingham, (che ha avuto numerosi riconoscimenti nella sua lunga carriera) era sposata in seconde nozze col regista della pellicola Ousama Rawi:
Lo vidi molti, molti anni fa. Non lo ricordo abbastanza da poterlo recensire, ma comunque lo ricordo buono e mi sento di consigliarne la visione a chi ha la fortuna di trovarne una copia in giro.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (mercoledì 29 marzo 1989, comne da ricerche di Zender) di La morte non sa leggere:
DiscussioneDaniela • 20/10/20 11:20 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Al tempo in cui fu girato il film, la protagonista Rita Tushingham era la moglie di Ousama Rawi, produttore iracheno qui alla sua unica esperienza come regista. La coppia, che si era sposata nel 1981, divorziò nel 1996.