La bellezza formale del film, da un punto di vista tecnico, c'è, ma a non convincere sono in primis la commistione di generi e la semplicità con cui viene messo in atto il furto di un grande dipinto (scena madre che è musicata tra l'altro in modo imbarazzante, tale da escludere ogni tensione). Idem per i dialoghi enfatici, troppo. La Valli ha un ruolo minore ma si fa notare, (fa le prove per la futura Madame Blanche), Rex Harrison è troppo british. Avrebbe avuto esiti migliori come giallo, con un'adeguata ost. Da rivedere.
Tre stelle del firmamento cinematografico (Hayworth, Harrison e Valli) del tutto sprecate in questo stinto giallo con pretese da commedia brillante. Il furto rocambolesco di un Velasquez è propedeutico a quello di un ben più celebre quadro di Goya al museo del Prado. Piatto nella sua resa scenica, ancorché squalificato da un b/n che lo rende ancora più anonimo e polveroso, può avere eventualmente valore solo per i fan della "atomica Gilda".
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All'uscita del film si parlò della trama (il furto di un dipinto del Goya dal Museo del Prado), come di una sciocchezza. La storia ha dimostrato che i furti di dipinti di autori famosi e quotati sono all'ordine del giorno. L'ultimo quello del van Gogh nel Museo di Laren. A far sorridere è soprattutto la disarmante semplicità con cui lo si organizza. Ma non è l'unica pecca del film. Rex Harrison si rifarà l'anno seguente con "Il falso traditore".