Fra le famiglie Mounters e Campos c'è una feroce faida, ma un giorno un Mounters s'innamora di una Campos... Ebbene sì, è Giulietta e Romeo western, unica incursione nel genere di Gianni Puccini, non troppo a suo agio. Ma il risultato non è niente male, soprattutto per le bizzarrie goticheggianti di cui è costellato, tipiche della sceneggiatrice Maria del Carmen Martinez Roman (anche se Gianni Amelio, aiuto regista, attribuisce gran merito a tal Enrico Ribulsi). Interessantissimo. Occhio al finale, nel quale compare il futuro Paul Naschy...
La direzione da parte di due outsiders del genere come l'intellettuale Puccini e il suo aiuto Amelio aggira felicemente i luoghi comuni del western post-leoniano in una tragedia shakespeariana dalle pittoresche trovate: dal rapporto simil-gay tra il corrotto Lulli e l'eccedente Martell al coup de théâtre metafisico nel finale. Ribelle e orgoglioso Lawrence, liliale e vispa la Galbo; ma la maggiore attrazione è un brigantesco Mejuto dalla mano uncinata, che enuncia principi machiavellici e sputa etiliche sentenze.
MEMORABILE: I due proiettili che si incontrano; Gli insegnamenti di Mejuto; L'eccidio delle due famiglie.
Direi che Bruschini nella sua intervista contenuta nella featurette del dvd Koch Media sottolinea benissimo (anche se troppe volte) con un aggettivo la pellicola: "bizzarra". Certo trattasi di un western atipico che prende spunto dalla tragedia di Romeo e Giulietta e con un approfondimento molto curato del carattere dei vari personaggi (il rapporto morboso tra Lulli e Martell, soprattutto del primo verso il secondo, ma anche l'amicizia tra Lawrence e Mejuto). Ottimo ma con un finale che lascia di stucco, devo ancora capire se in positivo.
Questo film dimostra ancora una volta come il pregio più grande dello spaghetti western sia quello di essere un "contenitore", dando la possibilità di raccontare tutto ciò che si vuole col solo pretesto della location della frontiera americana. Ed eccoci qui con questo film che rivede e corregge Romeo e Giulietta. Per carità, il film non è perfetto (ma quale film lo è?), ma resta comunque un grande esempio di come nel periodo d'oro del cinema italiano si poteva osare e sperimentare.
MEMORABILE: Il finale alternativo al classico shakespeariano.
Stanchissima storia di vendette familiari. Se il personaggio di Mejuto accende un qualche debole interesse, la faccia da bamboccio di Lawrence immerge da subito tale fiammella in un oceano immobile nella bonaccia del menefreghismo. Non manca la storiella d'amore: tutto ordinario, però, di quella mediocrità propria del genere (il cui livello è già basso). Riferimenti a Giulietta e Romeo? Non scherziamo, per favore.
Regge benino la prima parte, ma con l'incontro dei due giovani il film comincia una lenta discesa, che lo porta a un rovinoso finale, con una sparatoria di massa girata malissimo e una trovata bergmaniana che muove al riso. Film così smaccatamente alla "Giulietta e Romeo" che, quasi a prevenire la critica in tal senso, lo si dice pure in sceneggiatura. Di interessante restano l'inizio, il duello con la fine di Martell, la recitazione di Lulli, in un ruolo interessante. Puccini, palesemente poco a suo agio, esagera nel far sghignazzare reiteratamente quasi tutti...
Ottima trasposizione dell'opera scespiriana di Romeo e Giulietta nel selvaggio west. Bellissima la regia di Gianni Puccini con le inquadrature studiate nei particolari, buone le interpretazioni di Peter Lee Lawrence (Johnny Monter) e Cristina Galbò (Giulietta Campos) nella parte dei giovani innamorati. Molti i duelli e le sparatorie, splendido il conflitto a fuoco finale. Belle anche le location insieme a un'eccellente fotografia. Comparse di magnifici attori: Luciano Catenacci, Luis Induni e Angel Alvarez. Da non perdere assolutamente!
MEMORABILE: Johnny che si allena a sparare al pane; La sparatoria finale.
Per la sua unica incursione nel genere, Puccini sceglie di rivisitare in chiave western la tragedia di Romeo e Giulietta, proponendo però un finale alternativo degno di Bergman. Per il resto abbiamo il consueto campionario di imboscate, duelli e sparatorie condotto con un discreto ritmo, ma anche un'apprezzabile attenzione verso le psicologie dei personaggi. Buona alchimia tra Lawrence e la Galbó (che infatti saranno coppia anche nella vita reale), ma i migliori sono Lulli, sceriffo sadico e corrotto, e un Mejuto che dispensa insegnamenti. Non esaltanti le musiche di Gino Peguri.
Gianni Puccini HA DIRETTO ANCHE...
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Come detto nella scheda il dvd spagnolo circolante (La furia de Johnny Kid) ha un finale farlocco, al quale è stata tagliata la stracultistica apparizione, nei panni della Morte - ma con colt e cappellone - del Hombre Lobo Paul Naschy, qui ancora accreditato col suo nome di battesimo Jacinto Molina
FINE SPOILERONE
Una versione a modino del film dovrebbe uscire per la Koch...Peter Lee Lawrence, qui al debutto con pseudonimo al quadrato (e doppiato dalla "sua" voce classica Massimo Turci) si innamorerà sul serio di Cristina galbo, e i due si sposeranno.
"il finale del dvd spagnolo non è quello vero", ammonivo nella scheda originaria. Ma ora il problema è risolto dalla benemerita Koch teutonica, che propone una smagliante edizione del film, con audio italiano e negli extra una featurette (come usa dire ora) col massimo conoscitore del western all'italiana, Antonio Bruschini. Consigliato. Per chi ricercasse in loco (o su siti crucchi) il titolo tedesco è Glut der sonne.
Il finale resta in memoria. Io lo ho trovato pessimo ma, appunto, memorabile. Eccolo.
È un Giulietta e Romeo in salsa western. Nel finale le due famiglie si affrontano in una sorta di chiostro, con gente che fa di tutto per farsi ammazzare, muovendosi nel modo più illogico. I due ragazzi fuggono a cavallo. Lui guarda la carneficina e sussurra: “Non si poteva trovare un’altra via?”. Fra i non ancora morti, ma forse morenti, c’erano i capifamiglia delle due stirpi. Si alzano a stento, si avvicinano e sparano contemporaneamente, contemporaneamente morendo... Siccome non c’è limite alla follia, non è finita. Ci sono, a terra, due agonizzanti. La mdp si alza un poco e vediamo apparire dal bordo inferiore dello schermo un pistolero di schiena, alto, mai visto prima, che si avvicina e dà ad entrambi il colpo di grazia. Il pistolero si gira di profilo: notiamo non solo che è di nero vestito, ma pure che al posto del volto ha un teschio. È la Morte, più o meno come appare nell’incipit de “Il settimo sigillo”...