Horror di stile, tratto dall'immortale racconto di Guy De Maupassant, con l'interpretazione di Vincent Price che dà notevole spessore alla pellicola. Ottima l'idea dell follia che pian piano prende possesso del protagonista attraverso la diabolica HORLA. Bello il rogo finale. Da rivalutare.
Filmetto che esplora i problemi mentali di un alienato. L'unico vero motivo di interesse (nonché di valore) della pellicola sta nel protagonista, l'inimitabile Vincent Price, capace con un'occhiata o con un gesto solenne di farsi guardare ed apprezzare. Per il resto… tutto è così così.
Simon Cordier, uomo di legge e scultore a tempo libero, resta sconvolto dall'omicidio involontario avvenuto in carcere, durante una visita d'ufficio ad un pazzo dichiaratosi posseduto da uno spirito malvagio. Quando riprende l'attività di scultore scopre che una delle sue modelle è stata uccisa: il dèmone si è traferito dal corpo del condannato a quello di Cordier. Ispirato da un racconto di Guy de Maupassant (L'Horla) si avvale dell'istrionica performance di un grande attore, qua lontano da nebbie e fumi londinesi, essendo l'ambientazione francese. Curiosa la "tradizionale" regia di Le Borg.
Film hammeriano in cui il regista modifica in maniera sostanziale uno splendido racconto di Maupassant di cui vengono eliminate tutte le (riuscite) suggestioni. Il risultato è deludente e molto banale rispetto alla pagina scritta. La regia infatti è piuttosto grossolana così come pure la sceneggiatura e solo la presenza di Price ingentilisce un insieme claudicante e per nulla riuscito. Ovviamente ciò non basta a farne un buon film.
Price è bravo, ma non riesce a risollevare un copione traballante, dove il Maligno, o semplicemente la follia, gioca un brutto tiro a un giudice. La datazione si sente parecchio e il gusto, a differenza di un buon vino, non è dei migliori (la voce, gli oggetti volanti e la luce verde rendono il tutto quasi risibile). La prima parte non è male, con i sintomi che si manifestano, sconvolgendo il giudice, ma poi il tutto si affloscia, minato dalle parti con la nuova fiamma. Resta una pellicola vedibile, seppur carente di motivi d’interesse, a parte il sempre professionale e talentuoso Price.
MEMORABILE: Il ritratto riappeso al muro e la scritta nella polvere.
Probabilmente la cosa che rimane più impressa di questo film è il titolo originale, causa l'omonimia (non casuale) con il celeberrimo album di Ozzy Osbourne. Detto questo, ci troviamo di fronte a una riduzione da Maupassant che a stento si inserisce nel filone gotico con Price protagonista, lontana dalla consistenza dei lavori di Corman basati su Poe e Lovecraft. Buona la fotografia, ma i (pochi) effetti speciali sono degni di un horror anni '30 di serie B, su tutti l'anacronistica texture verde sugli occhi degli... spiritati. Mediocre.
MEMORABILE: La testa di Odette nascosta nella creta; la locandina del film che recita "the most terrifying picture ever created": ma dove?
Ci sono degli effetti poco riusciti, come la rosa che appassisce, oppure le scenografie scarne che poco caratterizano l'ambientazione francese (comunque ottocentesca e funzionale alla trama); malgrado ciò il film è buono a cominciare dall'ispirazione al racconto di Guy de Maupassant e all'idea del diario, per cui il protagonista racconta in prima persona la sua follia (o realtà?). La presenza di Vincent Price solleva di molto la qualità del film.
Classico film a misura d'attore, Horla è al contempo un banco di prova per la statuaria bravura di Vincent Price e l'occasione mancata di trasporre sullo schermo una versione vigorosa di uno dei più angoscianti contes di Maupassant, considerato dalla critica il passaggio definitivo dal naturalismo della maturità al fantastico "malato" che lo accompagnerà alla follia e alla morte. Le Borg non si lascia trascinar fuori di là (hors-là), non s'addentra nei meandri insani del diario, muovendosi invece rispettoso dei due mostri sacri con cui è a confronto.
Benché dispiaccia il ricorrere all'aggettivo "noioso" questa è davvero la definizione appropriata per tale debolissima incursione nella follia. L'entità "altra" è sin troppo chiacchierona diluendo oltremisura l'inquietudine sottesa nel racconto di Maupassant: si ha così un semplice resoconto prosaico in cui il tema del doppelgangër non ha mai campo. Lodevole Price, ma non basta.
Dire Horla significa demonio, demonio che si appropria dei corpi altrui perpetrando ogni tipo di efferatezza, senza scrupoli o ragioni. La sostanza del film è questa, affidata allo sguardo febbrile di Vincent Price, in lotta fra i suoi dr. Jekyll e mr. Hyde interiori. La regia però non riesce ad andare oltre un certo modus operandi corretto, ma spento, se non addirittura piatto. Buoni la fotografia e i chiaroscuri che nascondono le tenebre dell'assassino in azione.
Molto vagamente ispirata a una novella di Guy de Maupassant, è una produzione Admiral che vorrebbe ricalcare lo stile british della Hammer, ma la vecchia Europa trasferita negli studi del Nuovo Mondo fa solo l'effetto di una decadenza cartonata e di un gotico kitsch degno di un locale a tema di Las Vegas. Dopo un inizio promettente minacciato dal mistero e un’entità invisibile, si vira inopinatamente verso stucchevoli vicende romantiche, in cui i battibecchi con lo spirito sono degni de La casa stregata e la mimica teatrale di Price non fa che enfatizzarne le note grottesche.
MEMORABILE: Il fallito agguato nascosto nel buio; La svaporata di metano finale.
La presenza di Vincent Price e il rilievo della matrice letteraria - un notevole racconto fantastico di Guy De Maupassant - spingono Le Borg a emulare il ciclo di Corman tratto da Poe e prodotto dalla AIP: azzardi cromatici dalla valenza simbolica, istrionismo recitativo, una certa audacia nello sfidare i codici censori e ascendenze gotiche. Un film interessante e ben condotto, dal ritmo sostenuto. Anticipa il filone sulle possessioni da parte di entità di origine sconosciuta, qui declinato in chiave psicologica.
MEMORABILE: La confessione del condannato a morte; L'accoltellamento; La testa nascosta sotto la scultura; L'incendio finale.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo:"Giallo", martedì 8 settembre 1987) di Horla - Diario segreto di un pazzo:
Grande recupero Buio!!
Ricordo ancora quella serata sul terzo canale Rai come fosse ieri. E' un film che poi ho ritrovato più volte anche nelle notti d'antan sui circuiti privati, ma quella volta fu speciale.
Grazie per le emozioni che riproponi con i tuoi vecchi flani!!!
La farloccandina buiesca di Horla - Diario segreto di un pazzo, registrato su RaisatCinema nella primavera del 2001, su videocassetta Roadstar .
Del film avevo solo il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni (vedi curiosità), ma non mi piaceva affatto.
Trovare, da copiare, il volto corrucciato di Vincent Price era impresa abbastanza semplice (anche se mi è uscita una specie di caricatura di Adolf Hitler, più che altro...).
Ho coperto metà volto con una "metà oscura" dell'animo umano e, dietro, le fiamme purificatrici, come in ogni gotico che si rispetti.