Uno dei miei film prediletti, che si svolge interamente in una Vienna post-bellica dipinta in B/N con luci e ombre insinuanti qualcosa che un Cotten (perfettamente in parte), in cerca di un amico morto improvvisamente, tenta di sgarbugliare progressivamente. Al suo fianco una magnifica Valli. E Welles ? Beh, la sua entrata in scena è memorabile, ormai nella storia del cinema. Stessa cosa il tema musicale che ha reso celebre Karas. Un film splendido che merita di essere visto e rivisto.
Eccellente esempio di noir postbellico, è dominato dalla figura di Orson Welles. Benchè il film sia diretto da Carol Reed e Welles si veda dopo circa un'ora, la sua apparizione (insieme al famoso monologo) è memorabile ed impronta decisamente il film; altro elemento degno di nota è l'ambientazione in una Vienna fredda subito dopo la guerra, testimonianza del caos che dominava nel vecchio continente. Rimarchevoli le celebri musiche e le prove degli altri due interpreti: Cotten e Alida Valli.
Splendido film di spionaggio, con notevoli ed evidenti ascendenze noir, girato in una Vienna bellissima e stupendamente fotografata (meritatissimo Oscar alla fotografia per Robert Krasker) le cui azioni, fondate sulla notevole sceneggiatura del grande scrittore Grahame Greene, sono contrappuntate dall'indimenticabile colonna sonora di Anton Karas. Grande la regia barocca di Reed e semplicemente memorabile l'entrata in scena di Orson Welles. Bellissimo e quindi assolutamente da non perdere.
Il film (eccellente, non si discute) andrebbe visto sopratutto per tre motivi: l'escamotage del Signor Lime (Harry) che aleggia ma appare solo a metà storia, la musica, che fa da vero motivo conduttore seppure io trovo che non ci azzecchi niente con il film, infine la sceneggiatura. I dialoghi sono a volte surreali ma il tutto è realizzato con grande maestria. Va visto perché è un vero gioiello del genere noir.
MEMORABILE: La frase di Harry sugli orologi a cucù.
Un caposaldo del genere noir, superbamente diretto ed interpretato in modo eccellente. Nonostante entri in scena solo nella seconda parte, Welles domina l'intera pellicola, regalandoci una serie di sequenze eccezionali. La fotografia, giustamente premiata con l'Oscar, esalta il ritmo oscuro e febbricitante della storia, assieme alla colonna sonora. Cotten e la Valli sono degni comprimari/avversari del cittadino Kane.
Celebre classico, decisamente invecchiato, non tanto per l’ambientazione nell’Austria occupata (che funziona bene) quanto per il ritmo lento e, specialmente, per una sorpresa che proprio non c’è, grazie alla sola lettura dei crediti... Interpretato bene, ça va sans dire, con meccanismi, ambientazione e musica di rara suggestione, ma Welles si vede per meno di un quarto d’ora, mentre Alida Valli non mi pare al suo massimo.
MEMORABILE: Welles che dice che l'Italia, dopo i Borgia, ha avuto il Rinascimento, mentre 500 anni di tranquillità elvetica hnno prodotto solo l'orologio a cucù.
Un criminale morto in circostanze nebulose, anzi no, ancora vivo; e poi l'amico, l'amante, i complici, la polizia. Ma la vera protagonista è una Vienna postbellica di straordinario fascino negli scorci urbani diurni e notturni, e nei sotterranei. La città, sfasciata dalle bombe e smembrata dalla politica, è l'humus per una storia di cinismi e inganni, in un noir quasi hitchcockiano, dove le certezze vacillano sotto le ombre che si allungano. Ottimo film, ottima regia, ottime interpretazioni (Welles al top), ottima fotografia, musica incongrua.
Per tutto il film la presenza del signor Lime aleggia e si nasconde, poi entra in scena ed ha il volto di Orson Welles che con la sua tracotanza domina il film. Splendido noir ambientato in una Vienna con le ossa rotte per la guerra appena finita e che deve molto ad un magnifico bianco e nero, in certi momenti addrittura caravaggesco. Green dona al cinema un suo libro ed una sceneggiatura incalzante. Ossessionante e decisamente in tema la musica di Karas e doversa menzione per l'interpretazione di Cotten.
MEMORABILE: Cotten e la Valli inseguiti dal piccolo austriaco.
Le corde che si vedono nei titoli di testa sono quelle di un salterio (zither), lo strumento che da solo, con la musica di Karas, fa tutta la colonna sonora. La musica non è la sola cosa notevole di questo film; ci sono la fotografia di una Vienna "sopra" e "sotto" ancora invasa da macerie materiali e morali e ritratti umani speciali, poi la regia e gli attori, tutti appropriati. Un noir che raccoglie, senza ricalcarlo, il meglio del già visto e sarà di riferimento per quello che verrà. Qualche volta surreale come solo il cinema vero può essere.
L'amico ritrovato... in circostanze impensabili! Nel primo dopoguerra, Vienna polverosa di macerie è una scacchiera, e sono in molti a giocare. Per Holly, scrittore americano abituato alla finzione letteraria, non è facile capire la sotterranea finzione di in cui è vittima, il gioco nel quale sta diventando una pedina. Atmosfere espressioniste per uno splendido noir, una storia d'amore e di inganni, ma soprattutto l'apoteosi un di irredimibile cinismo, nel folgorante personaggio di Harry Lime, eminenza... nera.
Il giudizio su questo film si racchiude in due parole: semplicemente bellissimo. Il noir non è il mio genere preferito, ma "Il terzo uomo" me lo fa quasi amare. Ottimi i dialoghi, eccellenti regia e fotografia, e memorabile pure Welles che compare per pochi minuti.
Bellissimo. Intrattiene con una storia abbastanza coinvolgente e intrigante. Un enigma tutto da interpretare fino a rimaner sorpresi dalla soluzione, brutta da digerire ma soddisfacente. Il cast è tutto ottimo e alla regia si riconosce una tecnica alquanto superiore alla media. Ricorda lontanamente Casablanca.
MEMORABILE: Il protagonista che aspetta la donna lungo il viale.
Ottimo giallo ambientato in una Vienna desolata ed isolata, sembra, dal mondo. Si parla di tradimenti, o meglio di bugie che condizionano l'amicizia ma nel contempo la rinforzano; qui però chi la vince è il più furbo e chi è debole deve accettare le cose da omertoso. Orson Welles è presente soltanto pochi minuti, ma è lo stesso maestoso.
Indimenticabile e indimenticato capolavoro di Reed, un noir di quelli che creano l'atmosfera al solo nominarli. In una Vienna post-bellica, la intricata ricerca di un uomo si trasforma in qualcosa di enorme e fuori controllo che culminerà nel magnifico (ed estenuante) inseguimento nelle fogne. Miriadi di sequenze da studiare, cast di gran livello, tra cui l'insuperabile apparizione di Welles e un contorno musicale perfetto. C'è davvero poco che potesse essere corretto ne Il Terzo Uomo; a noi resta solo la completa ammirazione.
Capolavoro noir, da vedere e rivedere per l'utilizzo del gioco tra luci ed ombre in una Vienna postbellica a due facce, sopra e sotto il livello stradale. Denota una certa lentezza, utile ad apprezzare tutte le accortezze fotografiche ma che non esalta la scrittura di Greene. L'apporto di Welles nell'ultima parte del film è fondamentale quanto la mitica battuta sugli Italiani e gli Svizzeri. Belle, ma a lungo andare ripetitive, le musiche di Karas.
Un classico che trae la sua forza non tanto dalla trama – invero non sempre fluida ed avvincente – bensì da una Vienna postbellica umida, lugubre e barocca, inquadrata con tagli sbiechi e deformanti, e dal carisma di Orson Welles: la sua presenza incombe invisibile su tutta la vicenda prima di palesarsi in un ghigno sardonico ed enigmatico, facendo del cinico criminale di guerra Harry Lime un personaggio posto lungo lo stesso continuum che da Kane e Rankin giunge fino a Quinlan. Memorabile (e pluricitato) il lungo inseguimento nelle fogne della città tra il rimbombare delle voci dei poliziotti.
MEMORABILE: Il monologo sulla ruota panoramica; l’inseguimento nella rete fognaria; l’armonico contrasto tra la fotografia noir (Krasker) e il salterio (Karas).
Un ottimo noir che come tanti film del genere (basti pensare a Il mistero del falco, capostipite) non trova il suo punto di forza nella storia raccontata quanto nel modo con cui la si racconta; in questo caso Carol Reed riesce perfettamente nell'intento, supportato dall'eccezionale lavoro alla fotografia di Robert Krasker: l'ambientazione è una Vienna cupa, in cui in un gioco di luci e soprattutto ombre va in scena una storia avvincente ma anche prevedibile. Benissimo il cast, da Cotten a Welles.
MEMORABILE: I fantasmi escono solo di notte, dottor Winkler?
Bellissima pellicola, principalmente basata sullo spionaggio, il mistero, le personalità ambigue. Inquadrature "sbilenche" quasi a rendere sempre palpabile la presenza imponente di Orson Welles; grandangoli per amplificare il senso di smarrimento provato dai protagonisti e l'aura spettrale di una città distorta dalle piaghe di una società cinica, senza scrupoli, tremendamente amorale. Costruzione ineccepibile e ottimamente bilanciata nei ribaltamenti di prospettiva e nell'incessante ricostruzione di indagine e accadimenti.
Eccezionale noir con venature thriller, passato alla storia per i volti straordinariamente efficaci degli interpreti e la famosa frase sugli "orologi a cucù" degli svizzeri. La trama è lineare, i dialoghi semplici ed efficaci, l'ambientazione viennese notturna e "bagnata" perfetta. Si racconta che per girarlo in breve tempo il regista abbia usato stupefacenti e si nota nell'andatura a volte allucinata del film. Alla fine il cattivo suscita simpatia e ci dispiace un po' che debba finire male.
Il celeberrimo noir di Reed si fonda bene su un intreccio piuttosto semplice e non troppo avvincente. Sarà forse per l'insufficienza di alcuni attori (non certo, però, di Welles o Valli) o per la regia inesperta e a tratti confusionaria di Reed (che rende farraginosamente l'inseguimento finale) o, ancora, per la presenza di elementi comici tanto inappropiati quanto la colonna sonora, ma la pellicola al suo termine, sebbene non manifesti nessun pesante difetto, lascia comunque nello spettatore una spiacevole sensazione d'incompletezza.
MEMORABILE: "[...] And what did that produce? The cuckoo clock."
Questo caposaldo del genere spionistico ha molte frecce al suo arco, dagli ottimi attori alla musica di Anton Karas, un vero e proprio tormentone. Ma quello che fa la differenza è l'interessantissima location di Vienna post-bellica: divisa in quattro settori, centro di traffici e intrecci politici, ancora ferita dai bombardamenti, la città offre uno scenario unico alla storia ed è la vera protagonista del film.
Gioiellino noir, ha dalla sua una regia eccezionale che riesce a prefigurare il personaggio interpretato da Welles in ogni singola inquadratura. Una bellissima quanto enigmatica Vienna viene mostrata sia dall'alto (tramite la giostra) che nei suoi meandri più sperduti (le fogne), con sottofondo una colonna sonora decisamente originale. Qualche pecca, che impedisce al film di essere un capolavoro, si riscontra nella trama, "schiacciata" dalla presenza del colosso Welles. Fotografia stupenda.
MEMORABILE: Il gattino che si struscia sulle scarpe.
Noir imperfetto ma a suo modo rivoluzionario, coraggioso e innovativo nel mischiare passato (le inquadrature espressionisteggianti), presente (la trama giallo-poliziesca) e futuro (le atmosfere dolci-amare e l'eroe-perdente) del genere. Parte centrale verbosetta e inseguimento nel prefinale che annienta la pompatissima carica mefistofelica del personaggio di Welles, ma si tratta di peccati veniali. Dulcis in fundo il (probabilmente) primo caso di utilizzo moderno delle musiche (l'eccellente main-theme) nella storia del cinema. Imperdibile.
Capolavoro tra giallo e spionaggio, ambientato in una Vienna divisa in quattro parti e splendidamente fotografata in bianco e nero. La trama scorre liscissima e la pellicola ancora oggi non appare datata, grazie a una regia incredibilmente moderna e a un montaggio veloce. Ottima colonna sonora, bei dialoghi e superbe interpretazioni da parte di tutto il cast, con un picco nel primo scambio verbale Cotten/Welles. Imperdibile.
Ci è realmente Harry Lime? È morto o è ancora vivo? In uno scenario irripetibile (la Vienna che mostra i segni dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale), inimitabilmente fotografato, sghembo e denso di allusioni espressioniste, si svolge la sua vicenda e quella dei personaggi che gli orbitano intorno. Quando appare è un'ombra luciferina; braccato tenta la fuga in luoghi sotterranei (come se volesse rintanarsi negli Inferi). Niente è come sembra in questa pellicola e il piano sequenza finale fa pensare a uno stato di grazia degli autori.
Rivisto al cinema restaurato e in lingua originale. Un film ancor oggi appassionante, dove la penna di Greene felicemente si incontra col wellsianesimo di Reed. Sceneggiatura oliata, cameo di Orson magico, attori perfetti tranne Cotten, che fa del suo meglio ma resta un legno. E' cinema di intrattenimento high class con una grande tensione etica e un finale tra i più belli di sempre.
MEMORABILE: La visita di Holly all'ospedale pediatrico; Il finale (la cui durata e inquadratura sono encomiabili) in cui la Valli non si ferma.
Film militarpoliziesco affascinante. Ci si chiede perché uno scrittore di romanzetti western, ma conosciuto internazionalmente, debba ficcarsi nella Vienna dell'immediato dopoguerra. Il suo amicone gli ha proposto un "lavoretto"? Accettiamo questo aspetto e il resto funziona, anche nella vicenda. Patriottico, ben ambientato e ben recitato, come tutti i film britannici. Bella la fotografia, gli effetti espressionisti ereditati dal film muto, le inquadrature sghembe che donano realismo alla scena.
MEMORABILE: Il fascino germanico-slavo di Vienna; La cetra onnipresente di Anton Karas, con le note che crescono e calano come un lamento levantino.
Arrivato a Vienna per trovare un amico, un uomo si ritroverà coinvolto in un torbido inganno costellato da omicidi e violenze. Grandissimo noir che riprende l'aspetto figurativo dell'espressionismo tedesco associandolo a un'ottima sceneggiatura di Graham Greene. Il risultato è di una bellezza sconvolgente ed è anche chiaro come sia presente nel film la mano di Orson Welles (non solo nei panni di attore). La scena finale nelle fogne di Vienna è da storia del cinema.
MEMORABILE: I due protagonisti a confronto sulla ruota panoramica.
Per essere del 1949 è sicuramente un’opera degna di attenzione, soprattutto per la bella fotografia notturna di una Vienna misteriosa e affascinante. Sul piano narrativo accusa il peso degli anni non avendo quella malizia capace di offrire un plot di spionaggio oltre la media. Orson Welles si ritaglia una parte piccola e non ha il tempo di lasciare il segno. Pedante la colonna sonora fatta di brevi e ridondanti motivi assolutamente non adeguati allo spirito della storia. A lungo andare spazientisce i nervi ascoltare la stessa nenia.
Un gioiellino su cui occorre esercitare un blando revisionismo: la storia, prima dell'entrata in scena d'un sardonico Welles, vive in tono medio, con grandi attori, psicologie risapute e una certa aria nostalgica (la fine di un'amicizia e di un'epoca, il disinganno) sottolineata dal memorabile zither di Karras, perfetto nel caos cosmopolita del dopoguerra. Poi entra Lime; si viene avvolti dal grande cinema, improvvisamente: la fuga nei cunicoli fognari, le mani che artigliano il tombino, il monologo sulla giostra... Al limitare del capolavoro.
Mix di giallo, noir e spionaggio, la cui nomea di grande classico è forse leggermente superiore al suo effettivo valore, perché in fin dei conti gli sviluppi della trama oggi ci appaiono tutt'altro che imprevedibili (lecito supporre che nel 1949 l'impressione fosse ben diversa). Restano immutate l'eleganza registica, la suggestiva ambientazione in una Vienna postbellica, la splendida fotografia e la bravura del cast (professionali Cotten e Howard, radiosa la Valli, celeberrimo il cammeo di Welles). Il tema musicale di Karas alla lunga stanca.
Misteriosa storia dai tratti noir. Con il conflitto mondiale appena concluso, il protagonista si muove spesso in ambienti esterni alla ricerca dell'amico scomparso mostrando un affresco della cittadina viennese all'epoca, fotografata in un cupo bianco e nero. Il monologo in cui Harry Lime vuol convincere l'amico ad allearsi con lui è epico, la scena d'inseguimento nelle fogne consegna a quel periodo una delle migliori scene precorritrici degli attuali action movie.
MEMORABILE: "in Italia dopo la guerre dei Borgia nacquero Michelangelo e il Rinascimento. In Svizzera c'è sempre stata calma e cos'è nato? L'orologio a cucù!"
Scrittore americano va a Vienna da un amico, ma non sa che è deceduto. Giallo dall'approccio romanzato che descrive il clima postguerra tra chi traffica e la polizia che vuol fare piazza pulita. Regìa che a tratti richiama lo stile di Orson Welles: inquadra gli esterni con occhio architettonico e sfrutta una superba e cupa fotografia. Il clima appare pesante ma viene stemperato dalle musiche suonate alla cetra. Il protagonista ha meno carisma di Welles (qui attore) e la Valli è quel filo melodrammatica di troppo. Chiusura non banale.
MEMORABILE: Il bambino che addita il protagonista di omicidio; La bara col corpo di un altro; L'inseguimento nelle fogne.
Celebre noir (parodiato nel titolo anche da Totò) dell'affiatata coppia Cotten-Welles. Il grande Orson in realtà si vede pochissimo, ma quel tanto che basta da essere consegnato al mito (indimenticabile il dialogo sulla ruota panoramica, con la battuta sull'orologio a cucù); brava anche la nostra Alida Valli, austera e malinconica nella sua bellezza. Accurata infine la ricostruzione della Vienna devastata dalla Seconda Guerra Mondiale, divisa fra forze militari occupazioniste e contrabbandieri senza scrupoli, che valse l'Oscar per la miglior fotografia.
MEMORABILE: L'ingresso in scena di Welles sul portone.
Thriller elusivo con meriti che vanno anche oltre quelli per cui è entrato nella storia del cinema, ossia la presenza magnetica di Welles, che pur appare solo una manciata di minuti, ed il suo celebre discorso sul Rinascimento italiano, la Svizzera e l'orologio a cucù: la sceneggiatura intrigante di Greene, la regia sicura di Reed, la bella ambientazione nella Vienna dell'immediato dopoguerra, la fotografia di Robert Krasker in un b/n contrastato e con punti di ripresa spesso obliqui che accentuano la sensazione di smarrimento, la ost dissonante di Anton Karas. Film affascinante.
MEMORABILE: II gatto e la figura nell'ombra; l dialogo sulla ruota panoramica; La fuga nelle fogne.
Come spesso succede nei noir d'altri tempi, una forma elegante e una fotografia dalle sfumature espressioniste si fondono con una narrazione non sempre all'altezza dell'opera. In questo caso i maggiori colpevoli sono il protagonista Cotten, ingessato e monodimensionale, e i dialoghi eccessivamente studiati a tavolino, che fanno perdere quello spontaneismo che gioverebbe solo a un film di questo tipo. Rimangono quindi le notevoli impressioni di una Vienna post-guerra ancora occupata, mentre la trama gialla si dimentica in fretta, fatta eccezione per le (poche) apparizioni di Welles.
MEMORABILE: La prima entrata in scena di un Welles sogghignante.
Più che per la trama, relativamente appassionante, e per la conclusione piuttosto prevedibile, il film affascina per la suggestione della messa in scena in un'Austria occupata dalle forze alleate e teatro di torbidi intrighi e di loschi traffici. Magnificamente fotografato in un livido bianco e nero che rende magistralmente l'atmosfera disperata che aleggiava nel periodo dell'immediato dopoguerra e ben contrappuntato dal commento musicale, si avvale di un apporto attoriale di prim'ordine, su cui primeggiano un Orson Welles sornionamente feroce e un'intensa ed enigmatica Alida Valli.
MEMORABILE: Il dialogo fra Welles e Cotten sull'ottovolante.
Noir di gran classe, con una fotografia straordinaria accentuata dalle strade e i vicoli di Vienna opportunamente bagnati per le riprese. Molte le riprese oblique, caratteristica interessante dell'intero film. Il colpo di scena, ahinoi, è bruciato già dai titoli di testa ma resta comunque una storia intrigante, recitata ottimamente soprattutto dalla nostra Alida Valli, protagonista dell'insolito e sorprendente finale. Welles si vede pochissimo e il suo monologo è pure sbagliato (non furono gli svizzeri a inventare il cucù), ma il suo carisma è gigantesco, perfino quando non c'è.
Su invito di un caro amico, uno scrittore americano giunge nella Vienna post-bellica occupata dalle forze alleate. All’arrivo scopre che l’amico è stranamente deceduto investito da un’auto. Per quanto datato, questo noir di spionaggio mantiene tuttora un suo fascino. Sarà per l’ambientazione dal vero in una Vienna devastata dalla guerra, sarà per la presenza magnetica di Orson Welles, sarà per una regia molto welssiana ricca di inquadrature sghembe, luci e ombre, il film sa trasmettere un senso di mistero e smarrimento. Splendido bianco-nero dai forti contrasti ed eccellenti musiche
MEMORABILE: Il monologo di Welles sui Borgia e la Svizzera; La fuga nei condotti della fognatura; La prima apparizione di Welles.
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Nel quarto d'ora della sua presenza, Orson Welles ha mostrato per la prima ed unica volta il suo vero naso alla francese,di cui si vergognava.Raramente è apparso senza trucco.
CuriositàDaniela • 23/12/19 14:55 Gran Burattinaio - 5942 interventi
La sceneggiatura del film è opera dell'inglese Graham Greene, all'epoca già romanziere di successo.
Molte delle opere di Greene sono state trasposte sullo schermo e talvolta ne ha curato egli stesso la sceneggiatura.
In questo caso la sceneggiatura ha invece preceduto l'opera. Infatti, durante la stesura del testo, Greene scrisse un romanzo con lo stesso titolo che venne pubblicato nel 1950, ossia l'anno successivo all'uscita del film diretto da Reed.
Greene ammise che i dialoghi del personaggio di Harry Lime ed in particolare il celebre monologo sull'Italia del Rinascimento contrapposta alla Svizzera degli orologi a cucù erano stati suggeriti dall'interprete, ossia da Orson Welles.
HomevideoRocchiola • 2/12/24 09:45 Call center Davinotti - 1300 interventi
Film già uscito un pò in tutte le salse. Premetto di non conoscere le precedenti edizioni home-video di questo film, ma la recente riedizione in bluray (normale o UHD) della Eagle che utilizza il master reataurato di StudioCanal è eccezionale considerando anche l'età del film. Pulizia assoluta delle immagini con una grana del tutto naturale per un film di quell'epoca. Bianco-nero fortemente contrastato, luminoso e ben dettagliato. Audio italiano pulito e discretamente potente. Insomma un prodotto davvero consigliato. Durata 104 minuti. Fomrato ovvimente per l'epoca 1.33 ma presentato in 16:9 per cui si inserisce correttamente sul televisore panoramico con le due bande nere laterali.