Film abbastanza "sorprendente", specie se si pensa al nome del regista. E invece Ratti
affronta il delicato argomento con disinvoltura, senza scivolare nella retorica o in
scene madri, ma mantendosi quasi sempre sobrio e secco. In più riesce anche a dare alla pellicola un buon ritmo ed una tensione narrativa degna di nota. Il risultato finale è così decisamente interessante. Una piccola chicca da riscoprire.
Forse il tempo lima di mezza palla il mio punteggio. A diciott'anni dall'attentato, Ratti dirige momenti coraggiosi: dà spessore alla sofferenza del questore Caruso, fucilato meno di sei mesi dopo, dirige bene un buon cast - su tutti Cervi, Garrani e la Gajoni - ma cade un po' quando, sceneggiando, crea momenti molto cinematografici ma inventati di sana pianta, all'insegna del "beffato per pochi secondi". Di maniera Kappler (D'Angelo) e Weiss (Prunas, coinvolto in Tangentopoli negli Anni Novanta!). Guardabilissimo.
I personaggi sono disegnati a metà tra la maniera (specie gli ufficiali tedeschi) e un realismo molto efficace. Ne viene fuori un film con pochissime cadute nella retorica e ricco di storie personali, che aggiungono tutto lo spessore dovuto a un fatto drammatico come l'eccidio delle Fosse Ardeatine. La posizione più difficile, quella dei combattenti partigiani, è superata con molta diplomazia, senza giudizi di sorta, come pure quella dell'Esercito italiano. Toccati tutti i tasti umani, con naturalezza. La Gaioni omaggia Anna Magnani.
Ricostruzione complessivamente onesta di un episodio della Resistenza che ancora fa discutere, nella quale viene dato ampio spazio ai drammi e alle differenti reazioni dei personaggi coinvolti, limitando il più possibile la retorica (sia pure con qualche manierismo nel rappresentare i tedeschi). Ne risulta un buon affresco corale (sorprendente, data la reputazione del regista) in cui sono particolarmente apprezzabili le prove di Checchi, Garrani, Cervi e Gaioni.
MEMORABILE: Il cinismo di Kappler; “Non è un buon soldato chi obbedisce a tutti gli ordini…”; La casualità e l'arbitrio nella scelta delle vittime.
Pur con qualche momento retorico (il nazista dal cuore d'oro) e qualche figura scontata ed evitabile (il condannato a morte che rivendica il suo essere un camerata), il film presenta con crudo realismo uno dei momenti più tristi e terribili della recente storia italiana. Intensissima la recitazione collettiva, che rappresenta al meglio l'escalation di crudeltà di questo dramma. C'è anche una citazione di Roma città aperta. Da vedere.
MEMORABILE: "Non abbiamo diritto di uccidere questi 15 uomini!" "Forse non ne abbiamo il diritto, ma ne abbiamo il potere".
Ratti prova a fare un film che ha al tempo stesso ambizioni di contenuto e volontà spettacolari, ma ne viene fuori un mezzo pasticcio in cui il pietismo per le vittime viene accompagnato a una comprensione fuori luogo per i loro carnefici. Gli attori fanno del loro meglio, ma la ricostruzione è quello che è e il film è incerto tra i due registi e non decolla mai. Tra i secondari spicca come sempre Loris Gizzi.
Filippo Walter Ratti HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussionePanza • 14/10/13 14:32 Contratto a progetto - 5237 interventi
Il film è in bianco e nero.
DiscussioneZender • 14/10/13 14:45 Capo scrivano - 48280 interventi
Grazie. Buono, avevi messo un link nel commento, cosa da evitare, grazie. Per i link esiste il forum; commenti e note ne devono essere esenti.