In questo nuovo capitolo (il penultimo) il barone raggiunge l'apoteosi della nefandezza, arrivando a commettere furti, ricatti, stupri, omicidi. Quel gentleman di Cushing come al solito riesce a dare una solida interpretazione del barone, che tornerà nel capitolo successivo stanco e disilluso. Ottimo il finale (anche se questo era stato concepito come ultimo capitolo).
Quarto, penultimo e memorabile episodio diretto con vigore dall'esperto Fisher. Qui il Barone Frankestein interpretato con maestria dal solito Peter Cushing è una figura a dir poco diabolica. Commette tutte le nefandezze che si possono immaginare e, forse, in questo caso potrebbe non rimanere impunito. Alcune scene di notevole violenza restano impresse nella memoria (ma una, lo stupro da parte del Barone ai danni di Anna, è stata tagliata e chissa se la vedremo mai...), così come l'ottimo cast. Splendidi i costumi e le ricche scenografie.
Tentativo di umanizzare ulteriormente il personaggio della creatura con un approccio più veritiero al racconto di partenza (scritto dalla Shelley) e realizzato sulla scia di una una serie (ormai in declino) voluta dalla Hammer e diretta dal regista di punta della casa di produzione: Terence Fisher. Interessante appare però il tentativo di rendere più bieca e meschina la figura del barone, a dispetto dell'apparenza mite evocata e/o suggerita dal bravo Peter Cushing. Proprio questa (banale, ma efficace) dicotomia, fondata sulla fallibilità del (pre)giudizio rende il film meritevole di visione.
Penultimo film della saga Hammer dedicata alla gesta del barone Frankenstein, qui davvero perfido sotto le consuete spoglie di Lord Cushing. I turpi scopi del barone la fanno da padrone in questa pellicola che gode di una prima parte magistrale e di una seconda più convenzionale. La Carlson è formosa al punto giusto e stempera la tensione di chi guarda con la sua bellezza e con i suoi abiti scollati.
Il cattivissimo barone è l'elemento portante di tutto il film. Davvero notevole è la carica di nichilismo di questo uomo, avverso ai valori di Dio e della natura umana. Il fine ultimo della (sua) gloria terrena lo porta a compiere un misfatto infernale, raccapricciante se lo consideriamo in modo serio. Il resto è comunque discreto, con i soliti costumi della Hammer che si distinguono per la loro ricercatezza. Gli altri attori sono ben disposti e la storia scorre bene fino al termine, consequenziale. Purtroppo la versione italiana è davvero censuratissima!
Ho sempre snobbato i film Hammmer ma adesso comincio a pentirmene. Cinema classico e con budget limitato, ma servito su un piatto d argento. Cushing nella parte del malvagio barone è perfetto, la vera risorsa in più del film (indimenticabile il suo sguardo di serpente in cerca di preda). Regia secca e senza fronzoli, colori sgargianti e qualche riflessione sulla spietatezza della scienza. Averne ora di film così...
Stavolta non c'è un vero e proprio mostro (un po' come era già successo in La vendetta di Frankenstein); i temi sono più che altro il trapianto di organi e la mancanza di freni, la spietatezza - a tratti esagerata - del dottor Frankenstein, che non si ferma davanti a nulla. Film ben fatto, che riesce a essere originale in un tema molto usato. Diretto da Terence Fisher, con buoni interpreti che affiancano Peter Cushing.
Il barone Frankenstein alle prese con il suo folle progetto di un duplice trapianto di cervello, seminato da assassinii cattivissimi. È una classica produzione Hammer che sul finire degli anni '60 vira verso un realismo crudo, mantenendo tutte le componenti scenografiche e il clima "hot blood", caratterizzato da una cromia sgargiante. Peter Cushing mai così perfidamente e lividamente espressivo. Imperdibile!
Di fatto senza alcuna continuità con i precedenti capitoli, la saga Frankenstein hammeriana prosegue con una trama forzata, protesa all'esibizione gratuita delle malefatte del Barone - il culmine la discussa scena dello stupro, invero del tutto fuori luogo -, che da moderno prometeo temerario e pericoloso si trasforma in criminale a tutto tondo. In mezzo agli scialbi colleghi, Cushing affronta la parte con il suo noto mestiere, ma rimane imbrigliato in un personaggio ormai privo di appeal.
MEMORABILE: Il trapianto del cervello; il guasto all'impianto idrico.
Sorprendente film della serie di Frankestein che si rivela molto ben fatto e riuscito anche e soprattutto perché riesce a rivitalizzare un soggetto ormai abusato e che in altre occasioni aveva dato luogo a risultati disdicevoli.
Colpisce per una certa audacia, vista l'epoca, e per la ferocia e la cattiveria (a volte ai limiti del gratuito: si veda la scena dello stupro) di cui è impregnato il barone Frankestein. Al solito la "creatura" è la vera vittima della situazione e giustamente cercherà la sua vendetta. Ottima confezione. Buono davvero il risultato finale.
Culmine dell'arte fisheriana, che qui trova rigogliosa sintesi visiva nelle crepuscolari luci di Arthur Grant. Lo script, più letterario e meno fantasioso dei precedenti, enfatizza il tema dell'overreacher conducendo gli eventi verso un finale nemesiaco che si riallinea a quello concepito da Mary Shelley. Concettualmente meno ardito dei precedenti, ma adulto e senza ironia, limita l'horror puro solo ad alcune sequenze a effetto, privilegiando il rilievo psicologico, sia nella crisi identitaria della creatura che nel rimarcato sadismo del dottore. Cushing in totale simbiosi al personaggio.
Adorabile esempio di quel fiammeggiante gotico che rappresentò la cifra stilistica di Terence Fisher. Qui è straordinaria la capacità di infondere linfa vitale, fino a rifondarlo e reinventarlo, all'inflazionatissimo personaggio della Shelley, cangiato, grazie all'interpretazione di un Cushing in stato di feroce grazia, in un persecutore maniacale a cui è sconosciuta ogni etica, non solo scientifica. Originali anche i sub-plot con la moglie di Richter che rifiuta ogni contatto col "mostruoso" marito e col duo ad alto tasso di ricattabilità Carlson/Ward.
MEMORABILE: La discussa scena, suggerita ma comunque terribilmente esplicita, dello stupro della Carlson; Frankestein che lavora di sega col cervello.
La messinscena Hammer è quasi impeccabile e sicuramente gradevole al palato narrativo. Oltre alla sequela di fatti, però, straconosciuti dal pubblico, aggiunge poco: non c'è mai uno scarto, una visione, un sottofondo. A rendere diversa la pellicola è la carica sadica e violenta di alcune scene nonchè l'approfondimento dell'umanità del "mostro" in ossequio alla fonte letteraria (e in dispregio dei falsi hollywoodiani). Lodevole Cushing colla sua miscela di arroganza e scientismo.
Basterebbero i primi cinque minuti a far capire quanto il tasso di orrore e violenza sia pronto ad alzarsi in ossequio ai tempi che cambiano: al quinto film della serie il mostro torna a essere il barone, perfido e meschino come non era più apparso di tempi del capostipite (ma costringere il povero Cushing alla celebre e gratuita scena dello stupro fu una violenza più per lui). Eppure la sterzata riesce a rinfrescare una formula che sembrava logora. Uno gotico feroce, curato nell'ambientazione pseudo-vittoriana e ancora fresco nel ritmo.
MEMORABILE: Il trapianto di cervello; La rottura della tubatura in giardino; La perquisizione della casa.
Non all'altezza del bellissimo precedente, ma uno dei sequel migliori. Cushing è qui all'apoteosi del proprio sadismo e della propria scelleratezza e il film è un vero e proprio one-man-show, tutto incentrato sulle efferatezze del barone (che passano per l’omicidio e il ricatto e arrivano fino allo stupro!). La creatura, infatti, si vede poco e per una volta non va in giro a far danni. Fisher, in stato di grazia, costruisce scene di suspense da antologia (il cadavere che affiora dalla terra dopo la rottura di un tubo) ed esalta l'orrore azzeccando magistralmente ogni inquadratura.
MEMORABILE: L'omicidio con falcetto; La "creatura" si toglie la maschera e rivela Frankenstein stesso (chi è il vero mostro?); L'agghiacciante urlo della pazza.
Il barone Frankenstein non è mai stato così malvagio e in nome di un agghiacciante progetto è disposto a compiere qualsiasi nefandezza (si veda la celeberrima, e tutto sommato gratuita, sequenza dello stupro). La messa in scena Hammer è sempre sinonimo di una certa qualità, la sceneggiatura è ben oliata e Fisher costruisce anche alcuni frangenti carichi di tensione. Cushing impeccabile persino nel suo ruolo più spregevole, di buon livello anche i comprimari tra cui si ricorda soprattutto la morbida bellezza della Carlson. Probabilmente il migliore della saga.
MEMORABILE: L'inizio; La perquisizione; La rottura della tubatura; Il finale.
Inizio dalle pregevoli atmosfere, sequenze incalzanti e ben girate, ottimi trucchi ed effetti. Procedendo rimane l'interesse ma il ritmo cala; il film mantiene buone scenografie d'interni ma perde quasi del tutto gli ottimi esterni vittoriani. Il tema è trattato con gusto, senza mostri (la creatura è un uomo col cranio cucito e si vede solo alla fine), concentrandosi sui personaggi (forse troppo). Il famoso stupro pare nulla di che, in passato non si è censurato ben di peggio. Bella la pettoruta Carlson. Il finale è molto deludente, quasi mozzo. Discreto spreco di premesse.
MEMORABILE: La parte iniziale.
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Inizialmente questo sarebbe dovuto essere l'ultimo capitolo della serie,ma poi la Hammer decise di filmare anche il successivo Frankenstein e i Mostri Dell'Inferno.
La scena che hai descritto è presente in lingua originale sottotitolata in italiano.
DiscussioneNoncha17 • 25/05/17 02:16 Pulizia ai piani - 1066 interventi
Sequel di "La maledizione dei Frankenstein". Seguito, a sua volta, dalla semi-parodia nonché remake dell'originale e del primo della serie ("La maschera di Frankenstein!"): "Gli orrori di Frankenstein".
Narrativamente non è un sequel, ma una rielaborazione di temi e personaggi in una storia a se stante... con i Frankenstein della Hammer è meglio parlare di ciclo piuttosto che di saga.
DiscussioneNoncha17 • 25/05/17 15:04 Pulizia ai piani - 1066 interventi
Rebis ebbe a dire: Narrativamente non è un sequel, ma una rielaborazione di temi e personaggi in una storia a se stante... con i Frankenstein della Hammer è meglio parlare di ciclo piuttosto che di saga.
Bè, insomma!
Eccetto "Gli orrori di Frankenstein" (che, come ho già detto, torna indietro nel tempo..), negli altri cambiano le strutture, i colori, il trucco, ecc. ma, il "Dottor" Frankenstein interpretato da Cushing è sempre quello: scappa, torna, viene preso, incarcerato, va in manicomio, torna.