Con il presente film Melville intraprende quel magistrale percorso entro gli stilemi del noir che lo condurrà a dirigere capolavori quali Tutte le ore feriscono... l'ultima uccide. Gli ingredienti base sono già in gran parte presenti e funzionali: dalla femme fatale all'importanza del tempo perduto, dai personaggi cinici e disincantati alle intricate sottotrame che si dispiegano nel soffocante contesto urbano. Vicenda avvincente, cast ottimo, bianco e nero sublime. Ingiustamente poco considerato.
Quarta opera cinematografica di Melville, il film è il capostipite di una serie noir alla quale il regista darà vita negli anni e contiene, in embrione, tutti quegli elementi che verranno sviluppati egregiamente in seguito. Malinconico, quasi impercettibilmente romantico, è anche la storia di un riscatto anomalo ed è nel finale che viene ulteriormente sviluppato il significato del titolo. Un film che si vede con partecipazione, con un'ottima fotografia e interpreti ragguardevoli.
Il primo noir di Melville contiene già temi, stilemi e personaggi tipici non solo del genere (l'amicizia, Il rapporto "padre-figlio", il colpo, la soffiata) ma anche del suo
cinema. C'è poi una certa attenzione all'ambiente, al milieu ed alla sua descrizione che si ritroverà pure in altri "lidi". La storia non è imprevedibile ma a restare nella memoria sono due elementi: il personaggio di questo criminale "gentile", giocatore incallito che si dà al suo destino; gli ultimi venti beffardi minuti in cui la tensione raggiunge livelli davvero alti e palpabili per chiudersi in modo ironico.
MEMORABILE: Bob si siede al tavolo da gioco per ingannare il tempo in attesa del colpo e...
Il dialogo in auto alla fine del film.
Se da un punto di vista prettamente estetico Melville, che gira con brillantezza e vivacità, fa centro, non si può dire lo stesso della compassata sceneggiatura, non priva di veri e propri passaggi a vuoto che potrebbero compromettere l'interezza della visione (qualche colpo di sonno mi è venuto). I colpi d'arma da fuoco (e le loro conseguenze), sono poco apprezzabili da un occhio troppo abituato alla contemporaneità cinematografica. Notevoli le musiche.
Primo esperimento al “nero” di Melville, paga pegno in termini di subliminalità al noviziato cinematografico, guadagnandone però in freschezza e disincanto. Se alcune tematiche saran destinate a diventar topoi (amicizia virile, messinscena plastica, latente misoginia), il personaggio di Bob porta in dote al film un aplomb fatalista che lo caratterizza rispetto ai successivi più tetragoni eroi Melvilliani. Bello il ritratto di una mentalità criminale borderline, dalla quale tornar indietro è improponibile. Duchesne incide sottotraccia, insinuante la Corey.
MEMORABILE: Il piano sequenza iniziale con la Corey che si muove sinuosa nell’alba di Pigalle, ”scoperta” da Bob a montar sulla moto del soldato americano.
Non mi ha troppo entusiasmato questo primo noir di Melville, del quale riconosco i pregi (una vicenda semplice ma intrigante, qualche buona atmosfera, attori in palla) ma non quegli elementi che dovrebbero conferirgli lo slancio che porta dal "discreto" al "buono" e così via, salendo la scala. Peraltro non manca qualche stacco di montaggio incerto e una sparatoria finale quasi straniante (quasi stile partita di tennis di Blow-up, giusto per restare in serie A) da quanto è finta. Si può benissimo vedere, ma non regala particolari emozioni.
Bob, ex malavitoso e accanito giocatore, è al verde. Per rifarsi progetta un colpo multimilionario al casinò: per sua fortuna non tutto andrà come previsto. La prima incursione di Melville nel noir già anticipa i punti forti della sua maniera; il film, però, pur lodevole, appare tuttavia irresoluto sia per come tratteggia lo sviluppo di alcuni personaggi sia per la mancanza di una vera tensione drammatica (e il finale, peraltro, lascia un po' spiazzati i cultori del genere).
Bob passa la vita giocando d'azzardo, anche quando organizza le rapine la sua indole lo domina. Il rischio è il suo vizio. L'astrattismo invece è il vizio di Melville fin dal suo primo noir che, più tradizionale dei suoi film successivi, contiene già elementi che diventeranno una cifra. Vedi la scena della spiegazione della rapina al casinò, che Bob impartisce alla gang. La spiegazione viene "visualizzata" come se stesse accadendo, ma in uno spazio vuoto, bianco e irreale, abitato solo dai rapinatori. Formalmente e concettualmente affascinante.
Alle origini del polar un heist più attento alla caratterizzazione dei personaggi che all’organizzazione del colpo. Non sempre impeccabile nell’intreccio poliziesco (deludente la sparatoria finale), si riscatta ampiamente con una bella descrizione ambientale di quel microcosmo di piccola delinquenza che animava all’epoca la zona tra Montmartre e Pigalle. Quasi una commedia esistenziale sul concetto dostoevskijano del giocatore condotta con lo stile libero della nascente nouvelle vague. Indimenticabile il protagonista, malinconico dandy mondano.
MEMORABILE: Tutta la sequenza iniziale con Bob che rincasa all’alba; Lo schiaffo a Anne per aver parlato del colpo; Il quarto d’ora finale al tavolo da gioco.
Melville prepara il terreno ai suoi noir più celebri e a dispetto di una trama ordinaria mostra già tutta la sua bravura nel tratteggiare ambienti e personaggi della vecchia mala. Cast poco noto ma azzeccato: Duchesne è un singolare ex rapinatore con la mania del gioco d'azzardo che non sopporta chi sfrutta le donne, giovanissima e frivola la Corey, Decomble commissario leale. Ritmo, manco a dirlo, lento, ma gli ultimi venti minuti riservano una buona tensione e l'epilogo è abbastanza spiazzante. Datato finché si vuole, ma la classe c'è.
Non più giovane, Bob continua a dissiparsi attorno ai tavoli da gioco fino a quanto si presenta l'occasione per un furto in grande stile... Prima escursione nel genere noir per Melville che, pur richiamandosi al heist movie USA, mostra già quello stile che renderà inconfondibili i capolavori successivi: rigore formale, asciuttezza nei dialoghi, privilegio dei caratteri rispetto all'azione, pessimismo nei confronti della società unito all'attenzione verso i rapporti interpersonali. Bel film fatalista con colpo di coda finale che ha ispirato a Jordan un buon remake dallo spirito molto diverso.
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DiscussioneXtron • 28/11/12 21:36 Servizio caffè - 2151 interventi
Al minuto 51 circa, alla bella Isabelle Corey scappa fuori un seno. In quegli anni era una cosa abbastanza rara...
HomevideoRocchiola • 31/10/19 14:07 Call center Davinotti - 1255 interventi
Già uscito qualche anno fa in versione doppio disco con l'altro titolo di Melville "Tulle ore feriscono l'ultima uccide", viene ora ripubblicato in versione singola sempre da Sinister in dvd. La nuova edizione è restaurata in HD ed infatti il video appare pulito e mediamente dettagliato, però non ho notato grandi differenze dalla precedente versione che già offriva una qualità più che accettabile. Il grosso problema è che malgrado quanto indicato sul retro copertina, l'originale aspect ratio di 1.37 non è stato rispettato forzando l'immagine al formato 1.85 tipico dei televisori in 16:9. ciò si traduce in un taglio dell'immagine nella parte inferiore e superiore dello schermo che arriva in alcuni casi a tagliare quasi totalmente le teste dei protagonisti. Nei prodotti nostrani è prassi comune portare i film di formato inferiore al canonico standard dell'1.85. Un metodo che personalmente apprezzo ma solo in quei formati dove la perdita d'informazione è marginale come ad esempio l'1.78 o al massimo l'1.66, la cui forzatura all'1.85 è quasi impercettibile. Ma se passo da formati in 4:3 come l'1.33 o l'1.37 al 16:9 ottengo un effetto di taglio dell'immagine simile alle vecchie VHS che presentavano i film panoramici in 4:3 con conseguente taglio laterale dell'immagine (stesso concetto applicato nel caso in questione ai bordi superiori ed inferiori dello schermo anziché lateralmente. La visione è quindi buona ma in alcuni passaggi i tagli soprattutto nella parte alta si notano. L'audio italiano è buono, un avviso ad inizio della riproduzione avvisa di scene in lingua originale sottotitolate, ma durante il film non ho assistito a nessuna scena sottotitolata. In definitiva siamo di fronte ad un prodotto abbastanza inutile, visto che il punto più importante su cui migliorare era proprio quello del rispetto dell'aspect ratio originario, caratteristica rispettata solo nelle edizioni in bluray estere.
Pessima cosa il non rispetto del formato originale, con conseguente evidente taglio di porzioni d'immagine. Se le cose stanno così è sicuramente un prodotto da evitare.
HomevideoRocchiola • 1/11/19 16:14 Call center Davinotti - 1255 interventi
Ripeto in alcuni casi l'adattamento del formato incide poco e può essere anche apprezzabile, ma in questo caso in alcuni passaggi la cosa risulta troppo evidente. Comunque o si prende il bluray straniero o questa è la migliore versione per l'home-video uscita in Italia.