Impossibile non finire col “giocare sporco”, quando in scena ci sono due gemelli (ovviamente al cinema interpretati nel 99% dei casi dallo stesso attore). E anche Roy Bava (figlio di Lamberto), che lavora su una sceneggiatura di Stefano Piani e Stefano Sudriè, non può esimersi – considerata anche la particolare macchinosità dei soggetti scelti per questo ciclo di film – dal precipitare, nell'ultima parte, nel prevedibile caos dovuto al solito cambiamento delle carte in tavola, lambendo il ridicolo ma mantenendo se non altro – fortuna vuole – le redini salde in modo da recuperare comunque una certa credibilità. Le gemelle sono qui Angela...Leggi tutto e Christine Wyler (interpretate da Erica Durance): la prima è posata, mite e gentile, sposata a un ricco signore (Arana); si rivolge alla polizia per ritrovare la sorella, scomparsa da sei mesi, contattando il commissario Valerio Strada (Pecci), che aveva avuto una relazione con Christine e che quindi di buon grado accetta di dedicarsi alla ricerca. Christine è la gemella un po' matta: drogata, con un passato in comunità, è stata successivamente stuprata da un gruppo di ragazzi bene all'uscita di una discoteca. Gli stessi ragazzi che – guarda caso – cominciano in sequenza a fare una brutta fine. Il killer lo vediamo in faccia e la faccia è quella che ci si aspetta. Una vendetta al femminile classica, talmente vista al cinema che non serve scomodare Zarchi o Ferrara per scovare decine di film clonati dalla stessa idea. In questo caso siamo però in un giallo e gli indizi si moltiplicano. Strada va a parlare con la vecchia tata delle gemelle (Veronica Lazar, ex Mater Tenebrarum) - ormai via di testa e che poco aiuto può dare -, cerca di stanare il riccastro Crovi (Zibetti) che sa benissimo perché i suoi amici sono stati uccisi ma pensa bene di tenere tutto per sé, dal momento che della “delegazione stupratrice” fu il leader. Si continua quindi mescolando l'intreccio giallo al thriller con agguati della perfida Christine (truccata in modo diversissimo dalla gemella per non confonderle) e povere vittime che strillano (tra queste la “guest star” Marco Leonardi sembra proprio la meno calzante). Il doppio binario viene mantenuto fin quasi all'ultima parte, in cui tutto tende allo svolgimento inatteso dell'enigma con colpi di scena tutto sommato ben studiati ma che, visto il poco tempo a disposizione per svolgerli, richiedono una certa attenzione per essere compresi appieno. La Durance regge bene la doppia parte donando alla gemella “buona” una bellezza angelica che Bava riprende più volte con evidente compiacimento in primi piani che mettono in risalto gli occhi. Pecci, che di fatto è il vero protagonista visto che siamo quasi nel poliziesco (ma senza la solita overdose di azione oggi spesso inevitabile), non brilla particolarmente ma si attiene con misura al ruolo concedendosi la solita parentesi di sesso (Christine era una sua ex, in fondo). Senza infamia e senza lode, il film se non altro conferma la volontà degli autori della serie di scrivere fin dal soggetto storie non qualsiasi, che sappiano sfruttare temi classici del thriller ampliandoli con variazioni e complicanze spesso interessanti.
Nonostante un cast azzeccato solo in parte (soprattutto Pecci risulta imbarazzante) e una trama inizialmente banale, il film si riscatta nel finale con un buon colpo di coda e una conclusione diversa da quelle alle quali la serie ci stava già abituando. Certo, ci sono sempre i limiti del prodotto tv, come è normale, ma il livello non è certo da buttare via e qui, come nel capitolo precedente, ci sono anche un paio di scene abbastanza forti. Menzione (positiva) per Zibetti e Lazar.
MEMORABILE: La sequenza nella scuola di notte che, in certi momenti, ricorda Profondo rosso.
Salvo che nell'utlima stretta, gli appassionati dei vecchi thriller non esiteranno a sciogliere i nodi del mistero già dopo pochi minuti, ma al suo quarto episodio la serie “6 passi nel giallo” permette alla tensione una maggiore possibilità di respiro, grazie a talune sequenze notturne ben orchestrate e ad una crudezza certo non troppo consona ad una fiction di prima serata. Anche il livello recitativo generale si tiene su livelli superiori alla media, sostenendosi sull’americanità della Durance e sull’esperienza dei veterani Arana (insolitamente nel ruolo di vittima) e Lazar.
MEMORABILE: Il nastro registrato con il rumore rivelatore, che cita Argento; l’omicidio nella scuola; il bunker; «Tu sei MIO!!!».
Il titolo stuzzica, ma dopo dieci minuti è facilissimo capire dove la storia andrà a parare; prodotto che sconta la condanna di prima serata televisiva, ergo non si può mostrare molto sangue e i momenti che potevano essere genuinamente violenti si arrestano poco prima del compiersi della violenza. Il doppiaggio è assolutamente atroce e la fotografia patinata. Pecci, nonostante ciò, riesce a fornire una prova discreta. Depalmiano (diciamo così).
MEMORABILE: La scena d'amore, freddissima e poco coinvolgente (e assurda, ma risolutiva).
Nonostante la recitazione mediocre, certamente non aiutata da un doppiaggio modesto, per essere un prodotto televisivo non è male. Si attinge a piene mani da thriller del passato e, nel complesso, non dispiace l’atmosfera che permea la pellicola. La Durance se la cava, anche se protagonista di una sceneggiatura piuttosto prevedibile. Il ritmo è snello e la colonna sonora fa il suo dovere enfatizzando i momenti salienti. Zibetti, poi, identico al Lorenzo di Non ho sonno ma dieci anni dopo, inquieta già di suo. Meno forzature avrebbero aiutato.
MEMORABILE: Pecci in ospedale, minaccioso, con la pistola fa ridere. E per un thriller non è un bene.
Un thriller televisivo nella norma, senza particolari guizzi (salvo il colpo di scena verso la fine...) ma con un cast che se la cava e permette allo spettatore di rimanere vigile e non cadere nella noia. La vicenda ci mette un po' a carburare e per questo non si può andare molto oltre la stentata sufficienza. Consigliata una visione ai fan del genere. In parte Pecci e la Durance.
Ennesima riproposizione, in campo thriller, del tema delle gemelle di cui una serial killer. Il soggetto inserisce uno stupro come possibile causa scatenante del massacro, tanto che il film sembrerebbe quasi un remake di Coraggio... fatti ammazzare, se non fosse per qualche rimescolamento di carte - rovinoso ai fini della logica narrativa - verso la fine. Regia passabile, cast che alterna volti televisivi a vecchie glorie: ok la protagonista, professionale Arana, irriconoscibile la Lazar, Zibetti ormai abbonato al ruolo dello psicopatico.
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DiscussioneGugly • 16/03/12 00:01 Archivista in seconda - 4712 interventi
Non ho ancora visto il film, quindi non so come sia riportato nei titoli di testa, però Imdb lo mette come "Fabrizio", quindi mi sembra che la scheda vada bene così (anche se ricercando per nome io, ad esempio, avrei scritto Roy Bava)
DiscussioneGugly • 16/03/12 10:36 Archivista in seconda - 4712 interventi
Sinceramente i titoli di testa non li ricordo, ho trovato il nome Roy per le strade di Internet...
Ah, io avevo capito sviluppo ed esito dopo 15, ma che dico...dopo 10 minuti! Non ho mai visto uno sviluppo di trama così scontato, eppure non sono un mostro che mangia pane e volpe ogni secondo!
In effetti,solitamente, il figlio di Lamberto Bava viene citato come "Roy". Che si chiamasse Fabrizio l'ho scoperto solo stamattina, qui. Visto però che bisogna attenersi a quanto riporta Imdb, direi che è più che giusto mettere il suo vero nome nella scheda.
Per quanto riguarda la serie, non ne ho visto ancora nemmeno una puntata, ma le ho registrate e prima o poi le vedrò. In generale comunque non ne sento parlare troppo bene, soprattutto per quanto riguarda interpetazioni e doppiaggi.
DiscussioneGugly • 16/03/12 18:14 Archivista in seconda - 4712 interventi
Per me il doppiaggio è da denuncia, lo vado ripetendo da quando ho visto un frammento di Souvernirs, e me lo sono riconfermato con la visione di questo Gemelle.