Inutile negare che i limiti della produzione televisiva si notino, qui come negli altri episodi della serie. Tuttavia in questo caso si avverte una mano particolarmente felice nella stesura di soggetto e sceneggiatura (è quella di Brian Hamton), che riesce a inserirsi nell'abusato filone dei serial killer proponendo un'interessante figura di profiler dell'FBI in qualità di abile solutore dell'enigma. Persa la moglie durante l'agguato in casa di un tizio vendicativo finito precedentemente in galera grazie alle sue indagini, Sebastian (Goritsas) si convince che è arrivato il momento di staccare. Così si dedica a scrivere romanzi di fantascienza (?) e se...Leggi tutto ne va in vacanza in Sicilia (che poi è perlopiù la solita Malta, teatro della serie). Guarda caso, nella casa che affitta tramite un amichevole agente immobiliare (Vaporidis) rinviene casualmente una scatola contenente sei trecce appartenenti ad altrettante ragazze che erano state venticinque anni prima le vittime di un serial killer chiamato "l'acconciatore". Mai scovato dalla polizia l'uomo era presto scomparso di scena, ma un nuovo delitto attribuitogli per il singolare modus operandi fa ritenere la polizia che sia tornato in attività. Sebastian, immediatamente supplicato dall'ispettrice Leoni (Surina), sorella di una delle vittime di allora, di darle una mano per scongiurare una nuova catena di delitti, si convince quasi subito che l'autore degli stessi non sia affatto l'acconciatore originale ma un emulo. Com'è che però quest'ultimo dimostra di conoscere particolari procedure del killer che solo la polizia può sapere? E com'è che sul braccio della prima nuova vittima viene trovato non il numero sette come sarebbe stato logico ma un otto? La strana coppia di investigatori si mette al lavoro ma naturalmente è Sebastian, dall'alto della sua grande esperienza nel campo, a dettare la linea. Nel farlo, Goritsas sa rendersi credibile, convincente nelle sue conclusioni da profiler e al riparo dalle tante banalità che di solito si ascoltano in casi simili. Anche per questo l'episodio, pur penalizzato da un flavour televisivo che si ravvisa fin da subito nella piattezza della confezione, emerge come il migliore della serie. Tralasciando qualche falsa pista di troppo sa rendersi simpatico nel personaggio di Vaporidis, aggiustatore di casa che entra in amicizia con Sebastian, e muoversi in territori ampiamente esplorati introducendo elementi gustosi nelle ricerche che aprono scenari non inediti ma poco battuti. La tensione resta un miraggio (ma la cosa vale per l'intera serie), la regia di Edoardo Margheriti è corretta e niente più, la Surina funziona come presenza e meno nella recitazione (come sparring partner ha comunque il suo perché), eppure il film scorre, incuriosisce e si resta in attesa di una soluzione che non deluderà. Non tanto nell'identificazione del colpevole quanto nel movente, che comprende una bella revisione del poco che si sapeva riguardo al caso precedente. Buono lo sfruttamento delle non ricchissime location, dialoghi soddisfacenti per quanto riguarda il procedere delle indagini, scena di sesso posticcia come sempre ma si può soprassedere. Un giallo poliziesco in piena regola, a tratti sorprendente. Considerata la destinazione televisiva, può essere giudicato buono.
Come in Sotto protezione, Margheriti compensa l’elementarità della sceneggiatura e il deficit di suspense con una tecnica registica prettamente cinematografica – vedasi il lodevole montaggio in parallelo tra due sequenze diverse che sembrano però avvenire nel medesimo luogo - e situazioni piuttosto forti per una prima serata; ovvio che siamo sempre in una fiction e tra un omicidio e un’indagine è di rigore il solito, languido siparietto sentimentale. Goritsas è corretto e la Surina recita bene solo quando sfodera i suoi meravigliosi sorrisi da presentatrice tv; goffo Vaporidis.
MEMORABILE: La scena con il montaggio in parallelo.
Molto ben realizzato, indubbiamente superiore agli altri della serie che abbiamo visto finora. La sceneggiatura, la recitazione, la fotografia, l'ambientazione, il doppiaggio... è tutto molto efficace e ben diretto. Qui si osa di più con scene che rasentano l'horror e c'è una bella tensione. Certo i limiti del prodotto TV ci sono.
MEMORABILE: Da apprezzare le variazioni di stile che il regista adotta a seconda della situazione, come per le scene sentimentali realizzate in piano sequenza.
Decisamente meglio dei primi due film della serie, sia come storia che come scelte di regia; in generale si osa di più, mettendo in scena un serial killer efferato e accattivante assieme a un cast discretamente assortito (sebbene non eccezionale, ma non si pretende certo chissà che da un prodotto per la tv), il tutto condito da una storia ben costruita. In certi tratti ricorda vagamente Giallo di Dario Argento. C'è da sperare che il livello della serie resti tale.
MEMORABILE: La prima vittima prigioniera nel rifugio del killer.
Un thriller insipido, senza nessun colpo di scena degno di nota, una trama banalissima (i serial killer che riprendono l'attività dopo anni mi hanno stufato) e un assassino intuibile già dopo poco. Margheriti Jr. non ha il dono della velocità, ma è anche la fotografia a catalogarlo fra i tanti prodotti mediocri per la tv. Si salva il cast con un Vaporidis bravo a uscire dai suoi soliti ruoli, una Surina in parte e un non disprezzabile Goritsas. Per il resto calma piatta, il giallo all'italiana è altrove, lontano da queste prove dimenticabili.
"6 Passi nel giallo" sta crescendo e questo terzo film, finora, è il migliore della serie. La sceneggiatura gioca molto bene le poche carte a sua disposizione e Margheriti dirige con indubbio mestiere, regalando agli amanti del genere anche qualche situazione piuttosto inusuale per una prima serata televisiva. L'epilogo è un po' telefonato, ma ci si giunge in modo non certo scontato. Meglio Goritsas e la Surina della (presunta) stella Vaporidis.
Il migliore tra i peggiori! Forse l'unico vedibile della serie, composta da nomi "illustri" per quanto riguarda il cinema di genere, ma film assolutamente anonimi. Pessima la recitazione, sciatta la sceneggiatura, televisiva la regia. Come anche negli altri ci vengono proposte scene e personaggi poco credibili, a partire dal romanziere americano che viene in Italia. L'unica cosa che si salva è Vaporidis, per il resto consigliabile solo a chi non può fare a meno di vedere horror e thriller.
Indubbiamente uno dei vertici della serie, thriller televisivo di tutto rispetto, ben girato e ritmato, con due protagonisti credibili e un semplice ma stuzzicante intreccio giallo con serial killer collezionista di scalpi, vecchi casi ancora avvolti nel mistero e una carismatica figura di poliziotto dalla tecnica impeccabile. Dispiace per la prestazione poco spontanea di Vaporidis e per l'assoluta prevedibilità dell'intreccio whodunit, mentre i tocchi romantici stavolta funzionano, così come quelli horror. Tutto già visto, ma grande spasso.
Giallo televisivo senza infamia e senza lode, con una vicenda che sa di già visto (un assassino seriale del passato che sembra essere tornato...) ma che si fa guardare senza annoiare. Certo, se si cercano grandi colpi di scena meglio cercare altrove (qui l'identità dell'assassino si capisce presto), ma nel complesso arriva alla sufficienza, anche grazie a un cast in parte (la Surina, Vaporidis...).
Considerando che si tratta di un b-movie non è affatto male. Lo script è abbastanza prevedibile (come prevedibile, d’altronde, è il colpevole facilmente individuabile). Però. Il film è scorrevole, non mancano discreti colpi di scena da thriller nostrani di altri tempi e si respira quell’aria casereccia che rende il tutto gradevole. Senza troppe pretese e senza volere fare paragoni con Margheriti senior, la pellicola potrebbe trovare estimatori nel pubblico dei nostalgici.
Film che svolge egregiamente bene il suo compito di intrattenere il pubblico, anche se poco o nulla ha di originale (il classico serial killer che sembra riprendere l'attività a distanza di anni). Sembra anzi, a momenti, di star guardando una puntata delle moderne fiction poliziesche americane. Non male le prove attoriali, Surina in primis, meno Vaporidis, anche se destabilizza un po' vedere i labiali di attori nostrani che parlano in inglese. Colpevole non così ovvio come qualcuno dice, ma a conti fatti era plausibile.
MEMORABILE: La precaria location dove alloggia il protagonista; La tentata fuga della seconda vittima.
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Ieri sera alla trasmisione radiofonica "hollywood party" (Radio3) era ospite Edoardo Margheriti, ha parlato di un documentario su suo padre Antonio, da lui realizzato. Se non ho capito male c'è la possibilità in un prossimo futuro di vederlo su RaiMovie.