Derrick: Luoghi comuni in catena di montaggio
25 Luglio 2012

Molti ragazzi nati negli anni Settanta hanno con molta probabilità subito un trauma, nel decennio successivo, per via dell’obbligata visione di tutte - o quasi - le puntate de L’ispettore Derrick (allora trasmesse in prima serata su RaiUno), che molti genitori hanno imposto senza alcuna pietà all’allora giovane figliolanza la quale, evidentemente e vista la tenera età, aveva altri gusti. Il fatto nello stesso tempo divertente e drammatico (per certi versi pure storiografico), per quanto riguarda il “caso Derrick” negli anni Ottanta, è che in un momento in cui dall’America giungevano numerose serie-tv che mostravano come “cosa buona e giusta” la superbia, la bellezza fisica, l’essere uomini di successo professionale, avere un magnifico sorriso che si staglia su volti bruniti dal caldo sole californiano e vaporose pettinature ”post-atomiche” (si veda l'immagine qui sotto), abbiamo accolto a braccia aperte dalla gelida Germania l’ispettore Derrick e il suo fido aiutante Harry, che incarnavano l’esatto opposto: uno stile pacato e mai sopra le righe, un aspetto fisico dismesso, volti imbronciati, un pallore quasi ospedaliero e pettinature… beh, lasciamo perdere! Fantastico!
Il fatto ulteriormente spassoso è che la serie de L’ispettore Derrick - volente o dolente - ci mostra la Germania (e il suo popolo) come i nostri ridanciani cliché esigono, ovverosia il cielo perennemente plumbeo, i biondi con il naso rosso e la “panza da birra”, il terribile accostamento degli abiti (classicissimo il giubbotto da aviatore e il pantalone in gabardin verde-rana) e le birrerie, cui vanno aggiunte le icone strettamente congiunte al distretto di polizia dove Derrick e Harry lavorano: un terribile ufficio arredato con mobilio di scarso valore, il lavandino per potersi lavare le mani e sciacquare il viso imbronciato da una lunga giornata lavorativa, lo specchio, l’attaccapanni, la mappa (ingiallita) di Monaco di Baviera e le finestre con le pianticelle mezze morte. Punti fermi che, citando un noto film argentiano, “rimangono attaccate come solide ragnatele” nel nostro immaginario e che abbiamo imparato ad amare e che forse hanno contribuito a creare un popolo di vecchi dentro (e anche fuori). Quest’approfondimento curato dall’amico Zender saprà analizzare tutti i possibili e divertenti aspetti della serie teutonica per eccellenza. Buona lettura!

UNA PRIMA DOMANDA: PERCHÉ...?
Beh, perché quando hai alle spalle 281 episodi visti di una serie (quindi tutti, senza eccezioni), è inevitabile che ti venga voglia di scriver qualcosa a testimonianza del tuo tempo perso (seconda domanda: “ma non avevi niente di meglio da fare”?), anche per mettere in guardia gli sprovveduti che vi si avvicinano incauti; se queste mosche bianche esistono (ma andiamo, chi non conosce Derrick, in Italia?), che possano almeno sapere a cosa vanno incontro, se s'affossano in poltrona di fronte a quelle immagini un po' smunte da tipica fiction tedesca.
Ma non stiamo parlando della storia del telefilm, che si può facilmente trovare in rete con aneddoti allegati, quanto piuttosto di alcune caratteristiche che solo chi conosce a fondo Derrick può pensare di poter catalogare. Mi si perdonerà una certa ironia nei confronti di una serie che ahinoi viene spesso presa come simbolo del telefilm per anziani senza speranze; al contrario io ho amato questi tedeschi, solo che mi è parso inevitabile cogliere, nei personaggi e in alcune situazioni, tratti ad oggi un po' risibili. Il presente speciale è dedicato unicamente a chi sa di cosa sto parlando, e non a caso avete appena letto l'introduzione di Markus, che con me ha sempre condiviso lo stesso tipo di “visione”, circa questo singolare telefilm.

Le ha scritte tutte un’unica persona, le storie di Derrick... tutte lui! Dopo 281 episodi possiamo quindi forse rimproverare a quello stakanovista di Herbert Reinecker di esser ricaduto un po’ troppo in alcuni suoi “topoi”? Obiettivamente no, per cui cerchiamo pure di individuarli, questi veri e propri luoghi comuni (inseriti con regolarità tutta tedesca come in una catena di montaggio) in cui chiunque abbia visto un buon numero di puntate della serie si è inevitabilmente imbattuto. Non dopo una breve analisi dei protagonisti, naturalmente...

STEPHAN DERRICK: Chi sia lo sanno un po' tutti. Stephan Derrick è il pacioso ispettore capo della sezione omicidi della polizia di Monaco. Veste classico (sempre con fazzolettino che spunta dal taschino in tinta con la cravatta), sfoggia un bell'orologione d'oro al polso e gira su una potente Bmw (quindi umiliando il povero Colombo ma prendendole dal buon Magnum P.I., per dire). Dalle stagioni del 1989 e 1990, per coprire due pesantissime borse sotto gli occhi, ha cominciato a provare occhiali di ogni tipo alla ricerca di quelli adatti. Dopo una serie di test terrificanti che lo hanno visto indossare diverse montature da circo, finalmente nel 1991 ne sceglierà un paio che non toglierà più. Predilige l'ossessionante interrogatorio con fini maieutici rispetto all'indagine, che conduce quasi sempre svogliatamente, ma gli va dato atto che dai e dai alla fine quasi sempre il sospetto, sfinito, pur di togliersi l'ingombrante rompipalle dai piedi vuota il sacco.


GLI ALTRI: Detto di un aiutante da ufficio precocemente scomparso dalla serie (Schroeder) e di un altro collega molto più giovane che amava fumare la pipa, la fauna che si muove alla centrale è un gruppo anonimo di funzionari ampiamente intercambiabili. Quello che invece colpisce è la quantità di facce note che ritornano in continuazione nei ruoli più disparati. Chi conosce la serie se ne accorgerà ben presto: “Ma lo strozzino qui non è mica quello che l'altra volta faceva la guardia notturna?”. “Oh già, ma che dire del ragazzetto biondo? Era il fratello di Gertrud due puntate fa”. Il riciclaggio del cast raggiunge livelli anche impressionanti, in alcuni casi. Il primatista è Dirk Galuba, solitamente nei panni dell'uomo infido: s'è sparato 21 episodi senza fare una piega, passando in rassegna ogni tipo di personaggio! Quando poi anche in produzione si accorgono di averli sfruttati troppo li infilano in parti minori, da tappabuchi. Il giovane biondino Philipp Moog, ad esempio, spunta fuori con una frequenza allucinante: quando c'è bisogno d'un ragazzetto brillante eccolo lì (anche se poi per contrappasso gli han fatto fare pure il vegetale in A cena con Bruno). Pierre Franckh, ovvero il clamoroso sosia del nostro Puppigallo (che ha dovuto ammettere in sede privata la somiglianza), è un altro “ritornante” (lo ricordiamo nei panni del ciclopallista Pecko), mentre Sky Du Mont, col suo charme da uomo raffinato e lo sguardo penetrante, è uno dei più riconoscibili (anche per l'altezza non comune). Tra le donne le più individuabili sono forse Irene Clarin, occhi da gatta e sovente vestita molto male, e Sissy Höfferer, che si è ripassata un po' tutti i ruoli immaginabili da mente umana. Insomma, cominciate a seguire la serie e ci ritroverete in mezzo sempre le stesse facce, truccate vanamente con parrucche, baffi finti e occhialoni per nascondere la vera ragione dei troppi déjà vu dello spettatore.

APPENDICE TRISTE: LA SCIENTIFICA. A cosa serve la scientifica in Derrick? Vediamo i poveri colleghi dell'ispettore raccogliere spesso indizi, impronte, fotografare la scena del delitto, inserire in sacchetti di plastica oggetti rinvenuti che potrebbero tornare utili. Tutto questo perché? Quando mai capita che un caso nella serie si concluda grazie agli indizi raccolti in loco? Anzi, capita spesso che sia addirittura Derrick, con massimo spregio nei confronti di chi lavora per lui, a prendere in mano armi o altro senza mai indossare guanti che preservino le impronte dell'assassino. Pare quasi si diverta a sabotare subdolamente il lavoro dei colleghi meno in vista, i quali una volta capita l'antifona prenderanno a svolgere il proprio compito con inevitabile svogliatezza e superficialità.

EX GALEOTTI: Non si contano le volte in cui Derrick si ritrova tra i piedi gente che aveva spedito in galera anni prima (liberata spesso prima del previsto per buona condotta) o comunque ex galeotti in cerca d’identità. Di frequente sono dei piantagrane o combinano comunque qualche casino (la prima cosa che fanno è chiamare l’ex moglie per tormentarla), ma l’ispettore cerca sempre di combattere ogni pregiudizio per capire se la galera sia loro servita o meno. Saltano fuori un po’ dappertutto, in ogni occasione, e talvolta vengono accoppati un paio di giorni dopo aver tentato il difficile reinserimento in società. Altre volte organizzano invece vendette complicatissime e sfruttano una spiccata abilità dialettica per metter nel sacco i compagni delle proprie ex-mogli, solitamente tesi a considerare le paure delle consorti come esagerate (salvo poi ricredersi tragicamente). Quello che vedete qui sopra, ovvero Peter Kuiper, il protagonista della puntata "L'intruso", è il noto sosia del nostro Geppo.
Derrick ha un diverso comportamento nei confronti degli ex detenuti (quasi sempre finiti in carcere a causa dello stesso Derrick): o ricorda a tutti (specialmente a Harry, che ama le facili soluzioni e appena sente in giro odor di galera salta alle conclusioni più ovvie) che chi ha scontato la pena dev’essere considerato un uomo alla pari di tutti gli altri, o sottolinea che un assassino sarà sempre un assassino e chi uccide una volta non può cambiare. Non sembrerebbero due considerazioni in contraddizione, ma lo diventano quando il suo approccio a tali personaggi muta radicalmente da puntata a puntata, forse a seconda della simpatia che gli ispirano. Ad ogni modo la verità è che di questi ex detenuti la serie è stipata: pare che appena qualcuno esce di prigione finisca immancabilmente tra i piedi dell’ispettore, pronto a riaprire il caso. Curioso invece che tra di essi siano in minoranza quelli che davvero ce l'hanno con Derrick, che pure dei bei periodi non gli ha fatto passare. Anzi: lo rispettano quasi sempre e spesso lo invitano a cena, cercano la sua comprensione, gli piangono sulla spalla... Possibile che a mettere qualcuno in galera in Germania si guadagni così facilmente la riconoscenza del condannato? Eppure...

QUELLO CHE PARLA SOPRA: Dal momento che la serie pullula di vegetali è inevitabile che sorga chi ne fa le veci. In pratica, quasi ogni vegetale ha il suo “ventriloquo” personale; a volte è il padre iperprotettivo, a volte la madre o un fratello... Quando Derrick va a svolgere i suoi interrogatori s'imbatte spesso in questi fastidiosi ventriloqui: lui fa la domanda al vegetale, ma prima che questi possa provare in qualche modo a rispondere, ecco che il padre (o chi per lui) parla al suo posto. Un esempio? “Dov'era ieri tra le sette e le otto?”. Vegetale: “Bl... bl...”. Padre: “Mio figlio era a casa di mia moglie. Ha cenato alle sette e quaranta con un paio di gallette, poco dopo si è coricato”. Derrick: “L'ho chiesto a suo figlio, signor Grundenberg, lasci rispondere lui”. Vegetale: “Bl... bl...”. Padre: “Si è svegliato stamane con l'acidità di stomaco ed è rimasto a letto”.
ALCOLIZZATI: ARRUOLATI PER UCCIDERE: Se la puntata comincia con un povero alcolizzato che si trascina sul set facendo incazzare i baristi sempre mal disposti a far credito, state pur certi che prima o poi salterà fuori qualcuno che lo contatterà per fargli la tipica proposta indecente. Prima all’alcolizzato viene mostrato il denaro, gli si offrono drink in quantità pagandogli tutto e facendogli capire quanto bella sarebbe la vita tra fiumi di alcol e poi, quando il poveraccio è cotto a puntino, eccogli servita la pistola ammazzaparenti. La reazione dell’alcolizzato sulle prime è schifata: non di rado rifiuta l’offerta magari facendo l’offeso (“ma per chi mi ha preso? Io non uccido la gente” bla bla bla) e riprendendo a vagare per i bar. Ma siccome la vita gli rifila solo schiaffi e pugni, l’avvoltoio si ripresenta con l'offerta (aspettava solo il momento buono, la ricaduta) e allora ecco che zac, l'alcolizzato cede e impugna l'arma per uccidere.

DROGATI: Lo zoo di Berlino non doveva essere molto meno frequentato dell’analogo bavarese. La Christiane F originale stava di là, ma tanti suoi emuli si trovano con facilità anche a Monaco, con Derrick che passa dal ruolo di consolatore e comprensivo amico (con i drogati) a quello di furioso e isterico oppressore (con gli spacciatori, trattati sovente a pesci in faccia). Una variante molto curiosa e frequentissima è poi quella della droga in classe, col professore che fa comunella coi suoi allievi per risolvere problemi più grandi di lui. L’ingresso in aula con interrogatorio a cui tutti rispondono solitamente con sguardo assente è un vero classico, a cui segue l’individuazione della vittima prediletta da torturare a colpi di pressanti interrogatori. Gli episodi che vedono Derrick alle prese con la droga (rigorosamente eroina) e con chi la vende sono davvero tanti, come se lo sceneggiatore ci si aggrappasse ogni volta che mancava l’idea buona.


PRETI: Se in Derrick c’è di mezzo un prete state pur sicuri che per tutta la puntata si cucirà la bocca e invocando il segreto confessionale scuoterà la testa ad ogni domanda dell’ispettore. Il quale si irrita, ma sa che non ha potere, con questi pastori del Signore che preferiscono mandare a morte altre persone pur di non tradire il loro obbligo “professionale”. Certo, ogni volta passeranno minuti interi con gli occhi bassi, mordendosi le labbra, sapendo che per causa loro un assassino non viene preso. Ma evidentemente confidano in Derrick: come li porta alla confessione lui, i colpevoli, mai uno di loro potrà farlo... Colla differenza, poi, che quando quelli confessano a Derrick non se la cavano con tre Ave Maria e un Padre Nostro...
3. SITUAZIONI RICORRENTI
SE TOCCHI UNO MUORE: Comprensibile la decisione di non esagerare col sangue, di non insistere con i particolari macabri, ma qui si esagera: non si contano le donne a cui tappano la bocca per 30 secondi e stramazzano esanimi soffocate non si sa bene da cosa creando effettivamente sconcerto in chi voleva magari solo farle tacere. Se un uomo viene pestato da qualche scagnozzo per strada non di rado ci resta secco causa complicazioni, e più in generale c’è evidentemente da fare molta attenzione, vista l’estrema fragilità del popolo tedesco: basta un nonnulla per toglierci di mezzo per sempre, sembra essere l'inquietante messaggio del telefilm. Li sgambetti e cascano di testa fracassandosela, perdon l’equilibrio e si schiantano su tutti gli spigoli di casa, inciampano e rotolano a corpo morto finché non finiscono contro un albero, li sfiorano con l’auto e vengono proiettati a morte sull’asfalto... Insomma, c’è da manovrarli con cura, perché a giudicare da quanto accade nella serie sono un popolo ad alto rischio di morte…
LEI E’ IN ARRESTO! Siamo abituati a vedere la polizia con le mani legate. Ci hanno sempre insegnato (soprattutto nei gialli d’oltreoceano) che senza prove non si può arrestare nessuno. Colombo, per citare il più celebre, prima di sconfiggere il suo avversario deve accatastare decine di indizi, annodare centinaia di fili che pendono, cogliere financo il colpevole con le mani nel sacco, ideare trappole subdole... A Derrick invece no: basta un vago sospetto e zac, manette e gattabuia! Qualcuno prova anche ad abbozzare un “ma lei non ha la benché minima prova, voglio il mio avvocato”... Niente da fare: Derrick non ci sente, ti arresta al primo sospetto e al limite ti rilascia qualche giorno dopo se non sussiste alcuna prova (almeno questo...). Deve perquisire una casa? Anche qui ci è stato detto che ci vuole il mandato... macché: Derrick apre la porta, entra e guarda dappertutto senza problemi. Se qualcuno fiata e gli dice che non può, lui risponde: “Infatti non posso, ma se lei mi dice di no mi deve dire perché e io comincio a sospettare”. Normalmente gli si risponderebbe con una risata in faccia, ma a Monaco la gente si zittisce e lascia fare. Quante code di paglia...


DISCOTECHE: Ma quanto gli piace a sti tedeschi la discoteca… Se andiamo a contare gli episodi in cui Derrick e Harry fanno la loro comparsa in un locale notturno, una disco o addirittura un bordello, rischiamo di usare dieci pallottolieri. Luci soffuse e rosse, tette al vento della starlette che danza scatenata, musica disco pompata alla grande e gente equivoca ad ogni angolo (affollamento di prostitute e drogati, pronti ad inserirsi nella storia come da tradizione). Nelle discoteche di Derrick c’è quasi sempre qualcosa che non va: luogo di ritrovo giovanile per eccellenza, qui assume un ruolo di vitale importanza; non si contano infatti gli episodi in cui vediamo l’ispettore e Harry aggirarsi tra luci stroboscopiche, lustrini e spettacoli di spogliarello (spesso con inquadrature insistite su seni in bella mostra). I due ostentano indifferenza, insensibili al fascino femminile e al richiamo delle sette note; non sembrano mai riconoscere una canzone, né accendersi se non per andare a rompere le scatole a qualcuno che è finito in mezzo al loro grigio caso. Un paio di volte s’è visto Harry gettarsi nella mischia, in pista, ma era solo perché attratto da una bella puledra.
LE CANZONI TORMENTONE: Non capita sempre, ma di quando in quando salta fuori la puntata col tormentone. Lo si capisce subito: cominciamo a sentire il pezzo verso l’inizio della puntata e nemmeno ci facciamo troppo caso, poi ci accorgiamo che la stessa identica melodia viene ripetuta infinite volte durante il corso della storia. Se ne estrapolano gli assoli, le strofe, vari momenti che ne mascherano l’eterna riproposizione, ma il tormentone salta fuori ad ogni pausa. Mai citati nei titoli di coda (dove si lascia lo spazio al compositore “ufficiale”), vanno scoperti uno per uno. Si passa dai nomi più noti (i Dire Straits, i Queen, Sting...) ad altri più di nicchia, ma non si hanno problemi a saccheggiare anche i repertori di autentiche star della musica (i Pink Floyd ad esempio, ripresi nei loro momenti più psichedelici). Una bella caccia insomma. E’ divertente quando evidentemente, una volta pagati i salati diritti, gli autori fanno saltar fuori il pezzo ad ogni occasione (quando il protagonista mette su un disco, quando si va in discoteca...).

PUNTATE ALL’ESTERO: Ce ne sono, sì, ma solo sulla carta. Se leggete nel titolo Viaggio a Roma state pur certi che quel viaggio non si farà. I protagonisti si imbarcheranno in gran progetti ma poi si fermeranno a Monaco, stroncati sul nascere nelle loro ambizioni. L’uomo di Kiel? Sì sì, lui verrà da lì, ma noi lo vediamo quando è già a Monaco. Insomma, per uscire dalla claustrofobica ambientazione bavarese c’è da sudare, e lo stesso Derrick non va mai in vacanza o quasi (anche perché quando ci va tocca a Harry sbrigare i casi e per l’ispettore significa solo lavoro di costante monitoraggio dell’incapace). Solo una clamorosa eccezione: in “L'uomo di Portofino” esiste davvero un flashback girato a Portofino, con tanto di Amedeo Nazzari in Italia! Che fosse un filmino delle vacanze di Nazzari portato in dotazione dall'attore per farsi pagare di più? Il mistero sussiste.

Prima di chiudere voglio ricordarvi che TUTTI GLI EPISODI di Derrick sono commentati nell'APPOSITO SPECIALE
e che i capelli di Harry sono stati analizzati nello SPECIALE A LORO DEDICATO firmato MARKUS, che naturalmente ringrazio per la bella introduzione a questo speciale.
APPROFONDIMENTO INSERITO DAL BENEMERITO ZENDER
25 Luglio 2012 22:46
26 Luglio 2012 08:12
firmato: una vittima dell'imposizione genitoriale derrickiana
26 Luglio 2012 08:43
Shannon! Tu quoque... Non immaginavo fossi una vittima di Derrick. Ma quindi non per amore personale, solo per imposizione... :) Neanche un briciolo di interesse per questo povero tedesco e per il suo impegno a mantenere la legalità a Monaco...
26 Luglio 2012 11:33
...e che dire della sigla finale?
26 Luglio 2012 17:46
Uno speciale davvero divertente.
Complimenti vivissimi sia a Zender che a Markus (per la splendida introduzione).
E pensare che di episodi completi di Derrick devo averne visto uno solo ("Pullman di mezzanotte" per paragonarlo a "La ragazza del lago"), poi solo qualche spezzone... che cosa mi sono perso. Adesso credo che mi ci vorrebbe un'altra vita per rimediare; oppure no... mi accontento di questo spassoso approfondimento (unito a quello di Markus sui capelli di Harry Klein).
Ancora complimenti vivissimi ad entrambi.
27 Luglio 2012 09:01
27 Luglio 2012 18:50
28 Luglio 2012 10:30
Supremo Zender, divertimento assicurato con questo speciale e tutte le
sue curiosità e note ironiche. Grazie Markus e grazie Maestro!
28 Luglio 2012 11:36
29 Luglio 2012 18:47