Rebis ebbe a dire:
@Zender: non so, non credo che ogni scrittore desideri un adattamento cinematografico a misura delle proprie opere. Significherebbe quantomeno considerare il cinema sullo stesso livello della letteratura, se non addirittura superiore. Ma non sono una un surrogato dell'altra, sono proprio due cose diverse. Penso che un grande scrittore si possa sentire risolto e appagato dai suoi libri e dal successo che hanno ottenuto senza bisogno di goffe emulazioni con la settima arte. Non mi sembra che i registi desiderino una versione romanzesca dei loro film... Lasciare ad altri la libertà di adattare un proprio libro equivale a lasciare ad ogni lettore la libertà di immaginarsi personaggi, paesaggi, eventi come gli aggrada. Mi sembra un'ingerenza, un'invasione di campo, un'incapacità di lasciare libere le sue opere... Poi, certo, da lettore affezionato lo capisco eccome, ma, come dire, sarei più "orgoglioso" di lui se avesse lasciato perdere la questione...
Non ho detto che ogni scrittore lo desideri, ci mancherebbe, sicuramente c'è chi si sentirà realizzato anche senza, naturalmente, nazi per la stragrande maggioranza di scrittori è certamente così. Sono due campi diversi, certo, ma il cinema aggiunge l'immagine a una cosa che non ce l'ha, e quindi è un passo molto oltre rispetto al romanzo, mentre il romanzo è un "passo indietro" rispetto al cinema (non in termini artistici, sia chiaro), perché toglie l'immagine che, se il romanzo viene da un film, preesisteva. Per cui è chiaro che a un regista non interesserà mai o quasi una versione in romanzo del suo film, e la stessa ha infinitamente meno valore rispetto al percorso inverso, in termini artistici e commerciali (pochissimi i libri da ricordare tratti da film di successo, infiniti i film da ricordare tratti da romanzi di successo).
King, ripeto, è autore particolare, molto "visuale" (gliel'han sempre riconosciuto tutti), quindi io penso che lui "veda" le scene prima di scriverle, e quindi se le vede fatte da un altro capisco che possa provare una strana sensazione, di "intromissione" nel suo mondo. Non che lui necessariamente non apprezzi i film tratti dai suoi libri (
Shining e
Carrie, per dire, li cataloga tra i migliori cento horror di sempre), ma prova legittimamente il desiderio di riportarli alla loro versione più "reale". Anche perché parliamo di bestseller che han venduto milioni di copie, e che in moltissimi hanno già conosciuto prima come romanzi e che quindi è convinto potrebbero essere apprezzati di nuovo se trasposti più fedelmente.