La "final girl" è un termine coniato da Carol J. Clover nel libro
Men, Women and Chainsaws, saggio dedicato al cinema slasher pubblicato nel 1992.
Come noto, sta ad indicare la ragazza destinata, per caratteristiche fisiche e caratteriali, a sopravvivere fino allo scontro finale con il maniaco di turno. Generalmente riesce ad averne la meglio, a patto che sia il primo film dedicato al personaggio (dal secondo in poi, se non scomparsa nel frattempo, corre comunque a rischio maggiore) ma la salvezza non è garantita (vedi la disquisizione in proposito in
Quella casa nel bosco).
Una delle caratteristiche fondamentali è il fatto che sia una ragazza "seria", ossia, secondo la morale sessuofobica che permea questo tipo di film, sia vergine.
Sull'importanza della verginità si insiste in un gustoso passaggio in
Behind the Mask: The Rise of Leslie Vernon, fake doc del 2006.
Verso la fine del film, la presunta vergine viene scoperta a cavalcare il suo boy-friend, in che impone la frettolosa ricerca di un'altra illibata che possa fermare il serial killer mascherato in azione.
Certo i tempi cambiano, come è costretta ad ammettere la direttrice Sigourney Weaver alla protagonista della già citata
Quella casa nel bosco che aveva espresso perplessità circa il possesso di questo requisito: "Beh, ci accontentiamo di quel che troviamo".
Nel 2015, oltre a questo
Final Girls è uscito un altro film horror con un titolo simile: si tratta di
The Final Girl con Abigail Breslin e Wes Bentley.
La prima final girl accreditata come tale si trova in
Non aprite quella porta del 1974, mentre ci sono pochi dubbi nell'individuare quella più famosa: Jamie Lee Curtis in
Halloween - La notte delle streghe (1978).