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Discussioni su Tesis - Film (1996)

DISCUSSIONE GENERALE

2 post
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  • Buiomega71 • 7/01/20 10:58
    Consigliere - 27113 interventi
    Ciò che l'occhio non vede-L'introspezione della visione.

    Pregevole esordio di un piccolo genio (che si farà grande) sul tema della mitologia degli snuff movie.

    Al di là delle ristrittezze di budget (che, spesso, sono un pregio), Amenabar costruisce una storia tesa e non parca di suspence, con il bellissimo pre finale alla villa (con garage) che è un palese tributo alle Tenebre argentiane (pioggia battente annessa), dove le battute thriller danno quel sapore tipico da slasher americano.

    Il problema, però, stà nel manico: Amenabar non conosce il senso della misura, e 118' sono un pò troppi, e si divaga sforando (il racconto del nano e la principessa preso da Oscar Wilde, la estenuante perlustrazione dello scantinato a colpi di fiammiferi, le seduzioni di Bosco in discoteca), la rivelazione (non troppo sorprendente) dei colpevoli, togliendo quel pathos che si accende nelle sequenze di puro thrilling (Angela inseguita da Bosco per i corridoi dell'università è un bel pezzo di cinema).

    Tra spezzoni video di "mondo movie jacopettiani" (o alle Facce della morte), i manifesti di Cabal, Phantasm, Uomini e topi, Belli e dannati e Sotto Shock in bella mostra (e magliette che sponsorizzano il cult cannibalico deodatiano), Amenabar si tuffa nella cinefilia di genere, tirando pure frecciatine al cinema commerciale (realizzare quello che il pubblico vuole) e alla crisi del nuovo cinema spagnolo.

    Il filmino snuff incriminato, poi, con il martirio della giovane Vanessa, è ancor più disturbante perchè Amenabar ha il pudore di non infierire sulla povera ragazza, e restano impresse le sue grida e le sue (inutili) invocazioni di aiuto. Così come resta disturbante l'insopportabile e assordante fischio sulle barre colore che anticipano il filmato di dolore e morte.

    Messe a fuoco, zoom digitali, tracking, fastfoward, tagli di montaggio, videocassette, videoregistratori (tutte marchiate Sony) e l'ambaradan amenaberiano tecnologico sulla visione (notevole, in questo senso, Angela ripresa dall'occhio freddo della telecamera, che lancia il suo appello "Mi chiamo Angela, e vogliono uccidermi"), "l'occhio selvaggio" che scruta e fissa l'immagine, e quel volto pieno di terrore.

    Lo script lancia sospetti a rimpiattino (Bosco o Chema? Chi dei due mente?) e Amenabar rincara la dose, fino a perdere le coordinate, diventando un pò troppo macchinoso e prolisso (gli snuff, la ragazza gelosa, il belloccio tenebroso, il poco rassicurante professore), creando non poca confusione , fino al vero responsabile (sospettato fin dall'inizio), ma i twist non sono il piatto forte dell'autore spagnolo (vedi anche quello di Regression)

    Ma se si mette in conto che è un'opera prima e che Amenabar aveva solo 23 anni all'epoca della realizzazione, si può cassare Tesis come un oggetto pregevole, non esente da difetti, ma con una forza espressiva e una passione cinefila non indifferenti.

    A questo proposito da antologia l'incipit della metropolitana (che sottolinea la morbosità di Angela di VEDERE il corpo fatto a pezzi del suicida che si è buttato sotto le rotaie) dai sapori alla Gatto a nove code, e il suo occhio che si apre, coperto dalla mano (DEVI VEDERE TUTTO , come diceva l'assassino di Opera a Betty) alla visione dello snuff e bellissimi alcuni primi piani "baviani" sul viso terrorizzato della Torrent, che fanno tanto thriller italico settantiano, così come è esteticamente sopraffina la sequenza in cui Angela vede le videoriprese nella telecamera di Chema, che la filmava di nascosto, nell'emblematico momento in cui lei, Angela, accarezzava il volto di Bosco proiettato sul televisore a tutto schermo, in un'ossessione puramente depalmiana del voyeurismo e della sua quintessenza, in un curioso e morboso rimando sul tormentato rapporto con la visione ( nel più puro concetto del termine) con inquietante meccanismo stile matrioska. Gustoso, poi, il finale all'ospedale, dove il potere della televisione (e delle immagini "proibite") rapisce i pazienti nei loro letti, come in stato di trance.

    Buona la fotografia dell'indimenticato mago della luce di Incubo sulla città contaminata

    Gli occhi da aprire, vera ossessione amenabariana, che si possono riassumere nella domanda che Bosco fa a Angela: "Di che colore sono i miei occhi?"

    Nulla a che vedere, per quanto mi riguarda, con il bellissimo e inarrivabile 8mm (il tema degli snuff, nello zio Schumy, toccava vette differenti, più zozze e luride sulla stregua dello schraderiano Hardcore)

    La tesi amenabariana passa l'esame, con flebili riserve.
    Ultima modifica: 7/01/20 18:12 da Buiomega71
  • Raremirko • 7/01/20 23:34
    Call center Davinotti - 3863 interventi
    Mi stupisce solo il fatto che tu non l'avessi ancora visto Tesis.