Year 10 – Sopravvivenza letale - Film (2024)

A quanto pare, va affermandosi la griffe (non nuova e quanto effimera o no vedremo) delle distopie postapocalittiche silenti, dove la parola non serve più ad alcunché, perché davanti alla preminente sopravvivenza tutti son nemici di tutti e ogni comunicazione che non sia atto di razzia sopraffazione eliminazione è ingiustificata. A dettar verbo e linguaggio è la barbarie col suo survival of the fittest. Nel suo cieco primitivismo, Goodger convince quella piccola quantità extra rispetto a Katz, istituendo un film senz'altro ben fatto, ma che passa e se ne va senza colpire e affondare.

Immagini digitali sporche e fangose, contrastate e desaturate, si snodano nella selva postapocalittica, brada e infetta, gelida come in The road, ostile come in Beaten to death, muta come in Azrael, abitata da un'umanità regredita come nel Tempo dei lupi e da antropofagi come in The afterman. Tre persone sopravvivono in una capanna occultata sotto le frasche centellinando i residui della civiltà, il MacGuffin dell'avventura sarà il recupero di un blister di pastiglie. Approssimativo, goffo, improbabile, inverosimile, gode di un ritmo coinvolgente ma sa di visto mille volte.

A dieci anni di distanza da un evento dai contorni imprecisati ma tanto devastante da aver azzerato la capacità di comunicare attraverso il linguaggio, i pochi sopravvissuti si aggirano per la foresta in cerca di cibo, cercando di sfuggire ai lupi e ai cannibali... Poco verosimile come post-apocalittico, sia pure al risparmio, per l'eccessiva indeterminatezza del "quid" e le troppe incongruenze, il film funziona invece abbastanza come survival boschivo con personaggi quasi regrediti allo stato di natura: niente di originale ma il ritmo tiene, la messa in scena è discreta.