Per il sottoscritto uno dei migliori thriller ansiogeni tricolore degli ultimi anni, che ben poco ha da invidiare a titoli fac-simile d'oltreoceano.
Grandi il talento c'è l'ha eccome, e mette in piedi un tesissimo gioco al massacro innestando le coordinate di
Scegli il male minore, l'occhio del grande fratello che guarda impassibile lo scannatoio che vien da
My little eye, amplificando l'isolamento forzato in uno chalet sperduto nella neve sulle orme di
The Lodge.
Ne esce un opera carica di defribillazione e nervosismo, sorretta da un cast azzeccatissimo (su tutti Franceschini e Lapice), che viene spezzettata da flashback estivi rivelatori tra omosessualità, scenate d'isterismo, ciniche verità vomitate in faccia ai presunti amici e rapporti sessuali alquanto squallidi (
Chiudi la porta!), per poi ritornare tra l'inospitalità dei monti innevati, tra lupi, pistole nascoste sotto la sedia, telecamere, mezze verità e segreti inconfessabili, fino alla violenta e ferina resa dei conti finale sulla neve, dove dovrebbe saltare fuori il vero colpevole, se non fosse per la chiusa finale, che arriva improvvisa (occhio alla mogliettina), inaspettata e sottolineata di impietosa crudeltà.
Grandi non molla mai la presa della tensione, con un occhio a Tarantino (Scicchitano legato alla sedia , pesto, come il poliziotto delle
Iene, l'intelaiatura alla
The hateful eight), al Carpenter della
Cosa (attenzione anche alla OST) e l'altro ai meccanismi di
Saw (la prigionia e del perchè sono stati chiusi in quella baita, le telecamere, i bigliettini, la pistola nascosta), ma con uno stile personale che porta il nostro cinema ad un respiro quasi internazionale.
E come Fulci e Bava insegnano, nessun personaggio la racconta giusta, tutti hanno scheletri nell'armadio e sanno essere parecchio sgradevoli, gettando una luce oscura individuale, tra chi se ne approfitta per il proprio tornaconto, chi si rode dalla gelosia, chi si crogiola per un amore non corrisposto, chi succube di un reiterato bullismo e anche la vittima, Alessandro, non che fosse un esempio di simpatia e bontà, ragazzetto viziato e stizzito pronto a prendersi gioco di quelli che dovrebbero essere i suoi amici.
Coadiuvato dall'ottima fotografia di Timoty Aliprandi, Grandi , come un regista che sa il fatto suo, immerge tutto nel rigido inverno della Sila, fa esplodere cattiverie e violenza e i quattro amici diventano nemici da cui guardarsi bene le spalle, in un atmosfera claustrofobica da kammerspiel dell'orrore, dove salta fuori il peggio di ognuno.
Una piacevole sorpresa che mixa abilmente scampoli di giovanilistico (la festa estiva) al più brutale "survivor movie", fino al colpo di scena finale.
Insieme a
I figli della notte e
Padroni di casa uno dei migliori film di "genere" prodotti nel nostro bel paese, che raschia via il luogo comune di chi ci vorrebbe ormai spacciati, guardando con nostalgia al passato.
E Grandi potrebbe essere una garanzia...