La Russia dopo lo sfascio. Situazioni paradossali in un villaggio sperduto e cortili pieni di neve che nessuno spala. Vodka Lemon è la baracca di Nina, dove si vende solo vodka. Tutti si arrangiano, molti mentono spudoratamente e troppi sono vecchi. Quando si arriva così in fondo, si può solo risalire. Film lento e decadente, con silenzi e campi di ripresa degni del neorealismo, vola sulle ali della speranza, che arriva col disgelo. Inizia con un funerale e un letto nella neve, per finire con un pianista che suona scivolando sull'asfalto.
Tra dramma e farsa, una buona e piacevole descrizione di un paese e di un popolo ormai
privo di punti di riferimento pur essendo ormai passati un po' di anni dalla caduta dell'Unione Sovietica. Alcuni momenti sono davvero azzeccati e divertenti ma alla fine
sembra mancare qualcosa per elevarsi dal solito film mediamente "carino". Splendidi i paesaggi innevati e gustosa e gradevole la colonna sonora. Il finale è più di una nota
di speranza.
MEMORABILE: Un avventore del bar: "Perchè si chiama vodka Lemon se sa di mandorla?" La barista gli
risponde: "E' l'Armenia".
Cartoline da un’epoca postuma, in cui vive il protagonista dopo la morte della moglie e dell’Unione Sovietica, nel rimpianto di entrambe e nella speranza che la miseria attuale (esistenziale e materiale) possa finire. Cartoline da una terra innevata, quasi irreale, dove si intrecciano le storie del piccolo villaggio e dei suoi più o meno strani abitanti con i loro fatti più o meno bizzarri, descritti con compiacente arguzia alla Kusturica. Lieve poesia e lieve umorismo trasfigurano la cruda realtà in una sorta di libro di favole moderne.
Malcelate nostalgie del dissoluto impero sovietico in un villaggio armeno poverissimo nel quale gli abitanti per "campare" la fine del mese sono costretti a vendere i propri mobili. Non c'è quasi trama nel film di Hiner Saleem ma la pellicola è raccontata con grazia e delicatezza, anche nei tanti momenti surreali. Colpisce l'ambientazione glaciale (il paesaggio è quasi sempre fortemente innevato) ben resa della suggestiva fotografia, che viene subita con l'ineluttabilità della rassegnazione. Il disgelo porta un po' di speranza.
Storie di ordinaria resilienza ai confini della terra. Il curdo Saleem ci porta a conoscere un angolo dell'Armenia in cui la vita sembra procedere ad un passo diverso rispetto al resto del mondo, pieno di caratteri fissi che quasi sembrano iconici, in cui non serve una storia perché è la stessa location che fa il film. Cast adatto allo scopo, diverse trovate divertenti e una buona confezione ne fanno un prodotto che meriterebbe una visione, se non altro per conoscere realtà come questa che raramente raggiungono ribalte internazionali. Il ritmo è un po' lento ma non ci si annoia mai.
Vedovo conosce una donna al cimitero. Le atmosfere richiamano lo stile di Kusturica (il vecchio a letto, le musiche folk), anche se qui ci troviamo nella nevosa Armenia, gli ambienti sono desolati e sperduti, con qualche tocco surreale e nostalgico. Gli sviluppi sono scarsi con i viaggi in pullman insistiti durante i quali si poteva azzardare qualche dialogo in più tra i protagonisti. La povertà di strutture e risorse (visto che la figlia fa il mestiere più vecchio del mondo) sono bilanciati da una lieve speranza finale.
MEMORABILE: Il cimitero innevato; Col mobile a spalle; Gli sposi sul carretto; Al piano insieme.
La dissoluzione dell'URSS lasciò spesso in eredità una libertà fittizia e una ben concreta indigenza, come accadde in Armenia e come pensa il protagonista di questa commedia amara venata di qualche tocco surreale, ambientata in un poverissimo villaggio attanagliato dalla neve. Piccole storie di miseria e di disagio familiare e sociale, attenuate un po' da una certa coesione tra gli abitanti, in cui neanche la speranza può sussistere a lungo se non sfuggendo psicologicamente o fisicamente alla morsa della realtà. Una solida regia tra Kaurismaki e Kusturica, con un cast appropriato.
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Il regista si è battuto a lungo, riuscendoci,
per ottenere che il suo paese, il Kurdistan, figurasse tra i coproduttori della pellicola.
Per questo motivo, non essendo il Kurdistan
riconosciuto dall'Onu, il film non ha potuto
partecipare alla notte degli oscar.