Tutto fumo e niente arrosto. Noiosissimo ed ennesimo esempio di come l'amato Joe D'Amato abbia spesso sprecato il suo talento in pellicole insulse. Le due bellezze in campo si difendono bene (con le proprie grazie, ovvio), ma questo non basta e il tutto è consegnato ai posteri come sottoprodotto in patina di nulla.
"Provocazione" è girare negli anni '90 un softcore nemmeno così spinto girato perlopiù da Joe d'Amato (già ai tempi completamente immerso nella frenetica realizzazione di hard). Come regia e fotografia siamo lontani anni luce da un Ninì Grassia che all'epoca imperversava con filmacci (ma almeno al minimo sindacale), la trama è praticamente ridotta all'osso e oltremodo prevedibile. La Savastani si mostra ovviamente come mamma l'ha fatta e le sue forme burrose e abbondanti non possono lasciare indifferenti.
La crisi artistica profonda del Massaccesi metà anni 90. Uno squallore nella messa in scena da rasentare l'amatorialità, lo script di una pochezza a dir poco imbarazzante, come se fosse Un posto al sole con qualche nudo in più, miserissimo finale della dimensione di una barzelletta. Tra ridicoli e continui voyeurismi di copule, solitari e grazie femminili in autoreggenti da parte di un giovinotto con la sindrome di Norman Bates e sospiri da telenovela, si salvano solo le location pseudoavatiane. L'erotismo, oltretutto, è talmente blando da far quasi tenerezza.
MEMORABILE: La mogliettina sogna rapporti focosi con il bell'ingegnere; Il marito imbraccia il fucile; "Oh una bella moglie giovane": le ultime parole famose.
Film campagnolo ambientato in un'epoca non precisata (parrebbero essere gli Anni '40 o '50) con immagini rurali di mondine e servette di una locanda dove la lussuria ha preso il sopravvento. Gettate la basi di una sorta di storia, il film è completamente privo di costruzione, essenzialmente basato da un mero minutaggio come ahimé il sopravvalutato Joe D'Amato ci ha spesso dimostrato. Sul fronte softcore c'è qualche nudo di pregio (Erika Savastani, spesso presente nei film di Tinto Brass), ma non si va oltre a sonnacchiose scenette di masturbazione. Pellicola decisamente evitabile.
Tardo softcore di D'Amato che ormai adotta la struttura degli hard che si era evidentemente abituato a girare; la trama a dir poco minimale gira intorno a una locanda di campagna gestita da un oste sporcaccione (ma non si vede mai nessun cliente) dove il tempo passa tra amplessi e masturbazioni varie delle procaci attrici, tra cui spicca la brassiana rossocrinita Savastani grazie al lato B. Soporifero, ambientato in un'epoca indefinita (forse prima metà del '900), senza comparse, di una povertà imbarazzante e senza vergogna, avrebbe avuto senso solo in un più adatto contesto hard.
Massaccesi racconta una torbida storia affidandosi alle sue capacità indubbie che fanno risaltare la fotografia, le location e le provocanti attrici di turno. C’è una donna, moglie infelice, che trova una sua completa dimensione nelle braccia di un prestante avvocato. Ma le cose naturalmente non finiscono qui. Peccato per la recitazione, che lascia a desiderare, e per i dialoghi che più insulsi non si poteva. Puro intrattenimento scacciapensieri.
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Il titolo effettivo è Vizio e provocazione e non Provocazione (seconda titolazione usata per l'uscita in dvd), ne fanno fede Italiataglia (soprattutto) e la vhs della Number One