Intrighi e vicente "principesche" al limite del decamerotico, anzi, in anticipo sul sottofilone che sarebbe poi esploso con il successo del Decameron di Pasolini. Prediligendo una narrazione surreale e quasi fumettistica, il regista può contare su un cast di altissimo livello anche se la sceneggiatura appare grèzza e volgare. Una vergine per il principe, nobilitato dalla svogliata (ma sempre elegante) interpretazione del grande Gasman, si protrae lungamente diedro gag altamente audaci per l'epoca riuscendo però, proprio per questo, a distinguersi rispetto ai più monotoni film del periodo.
MEMORABILE: Lo scherzo dei dadi arroventati ai danni di Caprioli; il chiaccherone che parla di di corna e cavalli da monta: costretto a correre fino a Roma!
Decorosa, ma non irresistibile commedia in costume che, curiosamente, cala bruscamente quando si è al dunque, alla prova di virilità. Molti dicono che la Lisi sia fuori parte: può essere, ma ho l'impressione che siano dialoghi e mossette a lei riservati a rendere stucchevole il personaggio, prima ancora della scelta dell'interprete. Gassman bravo come sempre, Buazzelli un po' troppo caricaturale. Ovviamente Scaccia fa il porporato. Non accreditati Pazzafini e la Benussi. Certo che spacciare il palazzo di Urbino per palazzo gonzaghesco e mantovano e la villa medicea di Artimino per Colorno...
Onde evitar l'onda che il Sacro Dababase potesse rimaner orbo di commentari di tal pellicula, mi accinsi alla visione: mal me ne colse, nonostante la storia, nobile e curiosa, e l'alto lignaggio di coloro che coinvolti furono nella rappresentazione, il Gassman in primis, ma anche il Buzzelli, il Caprioli, lo Scaccia... La canzonaccia d'urlatori moderni che apre le danze ben mette sull'avviso: trattasi di opera mediocre e raffazzonata, priva d'eleganza, che la butta sulla farsa ma senza riuscire a muovere al riso.
Proto-decamerotico firmato da Festa Campanile alla sua seconda regia (dopo quelle in coppia con Franciosa) e alla ricerca di una propria fisionomia d'autore. Fisionomia qui ancora molto incerta, divisa com'è fra ambizioni letterarie "alte" e macroscopiche cadute nel pecoreccio che dovettero, ai tempi, provocare qualche mal di pancia ai censori. Ciò detto e sia pure con lungaggini e ripetizioni più che evitabili, il film si vede senza annoiarsi troppo: bravi attori, belle donne (su tutte Claude Lange), confezione professionale ineccepibile.
MEMORABILE: La ruffiana Paola Borboni che cerca d'istruire la verginella Virna Lisi leggendole brani dai "Ragionamenti" dell'Aretino.
Vicenda piuttosto volgare ma divertente già dalle premesse, e con un buon cast: Gassman nel suo periodo migliore, una bella e simpatica Lisi, le ottime macchiette di Buazzelli, Caprioli e Paola Borboni, mentre Leroy è relegato a un ruolo da spalla. Forse la durata è eccessiva e il finale mi ha deluso un po', per quanto prevedibile e senza alcun guizzo. Non male.
Film "rinascimentale" assolutamente delizioso: la prima, vera commedia boccaccesca del cinema italiano (uscì qualche mese prima de La mandragola di Alberto Lattuada). Sebbene Gassman non la ricordi piacevolmente, la sua interpretazione è efficace e divertente. Ambientazione adeguata e recitazione elegante da parte di tutti gli attori. Virna Lisi brilla di luce propria, anche se in un ruolo un po' ingrato. Ingiustamente snobbato dalla critica, fu invece un buon successo di pubblico.
Pasquale Festa Campanile HA DIRETTO ANCHE...
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Undying ebbe a dire nella sezione TV/SATELLITE: Domenica 26 LUGLIO ore 01:35 su RAI 1 Cast stratosferico e questa volta sul serio, non tanto per dire.
Lacuna davinottica da colmare, assolutamente.
Musiche di Bacalov.
E si cita reiteratamente Legnanopoli...
E giudice arbitro della tenzone erotica fu anche il marchese che abitava a 100 metri da casa mia..
CuriositàDaniela • 23/07/09 18:13 Gran Burattinaio - 5945 interventi
La vicenda illustrata dal film, invero boccaccesca, è basata su un fatto storico avvenuto nel 1584: la "prova di virilità" che Francesco I dei Medici volle fosse sostenuta da Vincenzo I Gonzaga prima di concedergli la mano della figlia Eleonora. Ciò per fugare il sospetto che Vincenzo I fosse impotente, sospetto nato a seguito del fallimento del suo primo matrimonio con la giovanissima Margherita Farnese, ripudiata a causa di una malformazione fisica che le impediva di concepire figli. La "prova di virilità" consistette nello spulzellamento di una giovane popolana illibata, avvenuto dalla presenza di ben 4 testimoni. Superata la prova, Vincenzo I sposò Eleonora e ne ebbe sei figli.
La vicenda è raccontata nel libro di Maria Bellonci "Segreti dei Gonzaga".
DiscussioneZender • 23/07/09 18:17 Capo scrivano - 48957 interventi
Ti ho spostato la bella precisazione sul fatto storico nelle curiosità, Daniela. Grazie.
CuriositàDaniela • 25/07/09 11:01 Gran Burattinaio - 5945 interventi
Dal bel libro di Bellonci:
la sera del 14 marzo Vincenzo entrava «in steccato»: dopo un quarto d’ora il Vinta fu chiamato a testimonianza e poté raccontare di scontro e di vittoria.
In un'intervista alla Lisi trasmessa il giorno della sua morte l'attrice raccontò di una scena nella quale doveva dare uno schiaffo a Gassman. Le dissero di non lasciarsi intimorire da Vittorio e di darlo con forza. Lei gli tirò uno sberlone così forte che, quando era prevista la replica in scena di Vittorio, lui si "vendicò" mollandole un ceffone talmente violento che lei si sentì i denti ballare in bocca. Si tratta forse di questo film? A parte "Deserto di fuoco" del 1997 non ho trovato, qui sul Davinotti, altri film nei quali i due abbiano lavorato assieme