Un tipo lunare, Guillaume (Gallienne): cresciuto edipicamente subendo il fascino di sua madre (è sempre Gallienne a interpretarla, con occhiali e parrucca), si ritrova a imitarla talmente di frequente dal finire con l'essere scambiato dai suoi stessi familiari per un omosessuale. Ma è davvero così o è una più complessa patologia figlia di una confusione mentale non facilmente risolvibile? Passando dal teatro al cinema, Gallienne (che del film è pure regista) non rinuncia al palcoscenico e si diverte a confondere spazi e tempi spezzando di continuo il racconto: fa da narratore della storia in teatro assegnandole quindi i toni della ricostruzione in flashback...Leggi tutto e scivolando marginalmente nel metacinema. Quel che più conta, però, è che l'andamento lento e trasognato della vicenda mal si sposa coi tempi della commedia: pur ravvivato saltuariamente da qualche scambio di battute anche felice, il film si rivela velleitario e inconsistente, debole nell'umorismo (per far davvero ridere è costretto a ricorrere a volgarità riciclate da opere ben meno ambiziose), troppo fragile nella caratterizzazione del protagonista. L'alternarsi di balbettamenti e silenzi in Guillaume dopo un po' diventa ripetitivo, mentre la narrazione dal palcoscenico, che già aveva rallentato l’ingranare del film, appare un inutile orpello. La raffinatezza si sente, ma non basta.
Divertente da morire! Questo dovrebbe bastare per decretare la buona riuscita di una commedia, ma l'ottimo Guillaume non si ferma qui: prende il suo passato, ne fa una commedia sulla libertà di essere fuori da ogni schema, interpreta se stesso e la madre, butta tutto in farsa e dà un ritmo tutto suo alla narrazione. Molti avrebbero usato il pretesto autobiografico per confezionare una storia strappalacrime... qui invece si piange sì, ma dalle risate.
Le avventure di un lui che si sente una ragazza, tale e quale a sua madre. Se a teatro il monologo autobiografico originario forse poteva avere un certo quid, la sua trasposizione ne banalizza la sostanza inanellando una serie di sketch di immensa banalità, con noiosissimo umorismo francese. Si ride solo a tratti nelle situazioni più grevi (la pulizia anale alle terme!), ma la sceneggiatura e la realizzazione fanno a gara per insipienza. Gli stereotipi e la morale finale normalizzante stendono un’irritante patina reazionaria. Tempo perso.
Fin da piccolo, Guillaume è stato considerato "diverso": imita voce ed atteggiamenti della madre a cui è legatissimo, gli piace vestirsi da donna, detesta gli sport, è attratto dai compagni... Confessione pubblica resa in forma di spettacolo teatrale in cui il protagonista interpretava tutti i ruoli, mentre qui è solo se stesso e la madre. L'impronta teatrale talvolta pesa troppo, ma comunque si tratta di un'opera originale, innervata di auto-ironia, in cui il paradossale coming-out al contrario diventa affermazione della libertà di essere se stessi al di là delle etichettature di genere.
Strano ibrido tra rappresentazione teatrale e spettacolo cinematografico, Tutto sua madre (titolo italiano che "occhieggia" volutamente ad Almodovar) è un film sulla ricerca dell'identità. Il protagonista rifiuta l'etichetta più facile che gli si vuole attaccare (quella di omosessuale) affermando più semplicemente l'appartenenza al genere femminile. La sceneggiatura del film gioca abilmente intorno a questo concetto ,con performance godibili del protagonista (anche se a volte il ritmo latita), attore e regista decisamente eclettico. Buono il doppiaggio italiano.
Film apprezzabile per la sua ambizione (che però non scade nel pretenzioso) e per il tentativo di approcciare l'argomento tralasciando ogni possibile volgarità. Si evince tutta la vena poetica dell'autore Guillaume Gallienne, ma anche una certa ingenuità che rende un po' altalenante la messa in scena, con buoni momenti alternati ad altri decisamente poco azzeccati. Il racconto però ha una discreta vena e sfocia in un finale davvero bello, che alza il giudizio del film fino alla sufficienza.
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CuriositàDaniela • 3/03/14 17:41 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Il debutto alla regia di Gallienne, che ha trasposto sullo schermo un suo monologo teatrale, ha fatto incetta dei più prestigiosi premi del cinema francese, i César dell''Académie des arts et techniques du cinéma:
2014 - Premio César
Miglior film
Migliore attore protagonista a Guillaume Gallienne
Miglior adattamento a Guillaume Gallienne
Miglior montaggio a Valérie Deseine
Miglior opera prima a Guillaume Gallienne