Theatron Romeo Castellucci - Corto (2018)

40 anni sull'asse triadico Exta-Monstra-Fulgura, di mercuriale eccedimento delle form(ul)e e indomita ed epifanica eresia teoretica; teatro politropo preso in mezzo tra iconoclastia e classicismo, primitivismo e nostalgia del futuro, che elegge la macchina, l'animale, il bambino, il menomato ad attoriale corpo glorioso. Castellucci realizza la chimera mancata di Artaud; fedele al suo nome, Boato la fa riecheggiare a bruciapelo in un compresso colpo-corpo documentale di soli 54', sintesi sacrificale di una quantità-qualità di temi e opere che avrebbero meritato studium più espanso.

In poco meno di un’ora un affondo nell’universo creativo di Romeo Castellucci e nel suo personalissimo teatro senza compromessi. Tra interviste e brevi sequenze di alcuni spettacoli più recenti, viene messa a fuoco la poetica attraverso concetti densi e squarci visivi. Il documentario rischia un po’ l’apologia (soprattutto nell’enfatico “intervallo” in cui si mostrano le città attraversate dai suoi lavori) e non aiuta a inquadrare bene la sua arte, ma è sicuramente prezioso per i frammenti visivi e le dichiarazioni del regista.