Non che da noi (ah, les italien!) si disdegni l'affaccio sul "campanile", ma pur con un certo fastidio non si può non dar di chapeau all'escalation dei cugini quando i loro schermi grondano-noir. La chambre des morts e Ne le dis à personne sono solo due fra i polar più tosti dell'ultimo lustro. Purtroppo Le serpent non appartiene a quest'elite. Furbo (la scala), pacchiano (le minacce capefeariane, la messa-in-piega dell'avvocato) e con una coda ridicola (il risibile trauma adolescenziale), sembra un sorcio-fetentello più che una serpe. Le rat?
Colpisce del film l'assoluta plausibilità dei metodi ricattatori del protagonista, un Clovis Comilliac già apprezzato nell'ultimo film di Jeunet, anche se ampliati in modo troppo cinematografico dalla sceneggiatura. L'atmosfera da incubo che si instaura, che ricorda molto Cape Fear, è sottile e psicologica pur non mancando situazioni dinamiche molto aderenti alla realtà come nel puro stile francese. Si tratta però di un'opera poco equilibrata che, soprattutto nel finale, prende molto dal cinema americano di genere. Non innovativo, ma decente.
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