Lo si può prendere da tutte le parti che si vuole e ci si vede dentro mezzo secolo di TUTTO il fantacinema dell'infanzia dannata.
Ok, King/Kiersh, Serrador, Rilla, LeRoy, Prosperi, Du Welz, ma soprattutto (e anche per l'atmosfera gelida/nevosa/invernale) il Cronenberg di
Brood.
Una suspence della Madonna quasi insostenibile (tutto il prefinale all'interno della villa di campagna, per le scale, dietro la porta chiusa a chiave), un crescendo inarrestabile di eventi inquietanti (il vomito dei bimbi, il bosco di notte all'inizio che trasmette paure ancestrali, i bimbi che fanno un casino madornale e non stanno mai fermi, la sberla, il graffio della piccola Miranda-che tutto di un tratto, a tavola, durante il pranzo, sembra posseduta come Linda Blair-)
L'inizio nella quotidianità (due famiglie in un week end natalizio con rispettivi pargoli), presagio della follia infantile scatenante che sfocerà implacabile di lì a poco.
Cosa succede ai bambini di Shankland? Non ci e dato saperlo (forse qualche "tossina" portata dagli alberi come in
E venne il giorno, o magari una specie di influenza sconosciuta venuta dalla Cina che attacca le difese immunitarie dei pargoletti trasformandoli in cani idrofobi come
Cujo) quel che si sà e che il regista inglese , poi, non bada più a spese, e si scivola nella ferocia più lucida e implacabile.
E se la giovane Casey (la riotgirl scazzata) non solo seduce lo zio nella serra, ma viene additata come capro espiatorio della strage dai pargoletti stessi (che sono sì feroci, ma nemmeno scemi), i genitori paiono dei babbei, pronti a difendere la loro prole e non capendo cosa davvero stia succedendo intorno a loro.
La pandemia si diffonde e comincia il jeu de massacre
Shankland non lesina in crudeltà assortire (gambe spezzate, teste spaccate, eye violence fulciani, bambolotti parlanti ficcati nello squarcio allo stomaco, orecchini strappati dai lobi delle orecchie), con tempistiche thriller che non lasciano più respirare.
E non ha pietà nemmeno per i piccoli mostri (a dire il vero nemmeno io, perchè i bimbetti sciroccati erano un pò odiosetti, e godevo come un riccio vederli spatasciati dalla Volvo, infilzati nella serra o dalle schegge della porta) e chiude il suo allucinante racconto con un pessimismo apocalittico romeriano da pelle d'oca senza speranza (e l'ultima inquadratura , sul volto di Casey, rammenta quella di
Brood-guarda caso- e quella della
Maledizione della vedova nera)
La glacialità del piccolo Paulie (mentre osserva i genitori dormire in camera da letto) che continua a strimpellare nervosamente sul quel cavolo di pianola, le crisi di Miranda, la piccola Leah che si trucca da donna con fard e rossetto, l'ecatombe sanguinaria di quattro marmocchi verso i loro genitori, in una villa sperduta nella campagna inglese circondata dai boschi e dalla neve.
Notevole la regia di Shankland (bellissima la ripresa dall'alto che segue Eva Birthistle tra la scia di sangue nella neve) che si impreziosisce di particolari e non stacca mai la presa della tensione.
Un gioco da bambini gelido e crudele, forse un pò derivativo per chi avvezzo al genere, ma di grande presa emotiva.
Insieme a
Vinyan , uno dei più raggelanti film sui pargoli assassini degli ultimi anni.
Già che i bambini mal li sopporto, e la visione sarebbe un ottimo metodo contraccettivo.
Chi ha detto che i bambini non si toccano?
Aveva proprio ragione lo zio Lucio nell' "epitaffio" pre-titoli di coda di
Quella villa accanto al cimitero.