Biopic del pugile Chuck Wepner, che affrontò Ali ispirando Stallone per Rocky. Ottima ricostruzione ambientale dei '70s nonché degli eventi salienti della vita del pugile; notevole la prova del somigliante Schreiber e buona la ost in tema. Le gesta del simpatico perdente Wepner vengono narrate con verosimiglianza e senso del ritmo e gli incontri con personaggi come Sly e Ali risultano spassosi; peccato che il film s'interrompa subito dopo il rilascio dal carcere, ma resta un lavoro ben fatto per conoscere un personaggio per molti sconosciuto.
Chuck vs. Rocky, ovvero il personaggio reale dietro la leggenda cinematografica: Chuck Wepner, soprannominato l'emofiliaco di Bayonne per la facilità con cui sanguina sul ring, riesce ad arrivare al quindicesimo round combattendo contro l'allora campione del mondo dei pesi massimi Muhammad Alì. Tenace, estroverso, tenero verso la moglie e la figlia, ma anche inguaribile donnaiolo, sbruffone, pronto a perdersi nell'alcool e nella droga: un carattere contraddittorio ottimamente reso da Schreiber, ben supportato dal resto del cast, in un film di buona resa ambientale con una ost doc.
MEMORABILE: L'incontro con Victor: "Lo avete detto anche a lui?"; Chuck ripete a memoria le battute di Anthony Quinn in "Una faccia piena di pugni".
Il pugile che ispirò la saga di Stallone in una pellicola indubbiamente interessante in cui Schreiber mostra tutte le sue capacità istrioniche durante l'interpretazione. Ben realizzato il match con il grande Alì ed è presente una buona dose d'ironia. Discreta l'analisi dell'uomo Chuck tra alcool, droghe e donne. Lievemente prolissa la parte finale, che genera un piccolo senso di noia.
A chi si è ispirato Stallone per Rocky? A questo grosso, sanguinante, coriaceo sacco da botte. Un sempliciotto buono ma scriteriato, un po' fanfarone, che insegue fama e gonnelle per la "gioia" della moglie. Detto ciò, la pellicola ne disegna piuttosto bene i tratti, evidenziando vizi e virtù (poche ma importanti); e lo fa anche grazie alla convincente interpretazione del protagonista, non tanto dal punto di vista espressivo (la faccia era pur sempre sottoposta a costanti mazzate), ma della mimica del corpo e all'atteggiamento davanti a ogni situazione. Nel suo genere, riuscito.
MEMORABILE: "La boxe è un'arte gentile come un trapano nelle palle"; La tattica per contrastare Ali: "Pensai di sfiancarlo con la mia faccia"; Lui e il fratello.
Pellicola dedicata al pugile, semisconosciuto (almeno in Italia), che ha ispirato la sceneggiatura di Rocky. Il ritratto che ci viene fornito è quello di un uomo "debole" che non riesce a rinunciare ai facili vizi dovuti alla notorietà per aver affrontato per ben 15 round Cassius Clay, ma che alla fine trova la forza per rinascere dalle proprie ceneri. Schreiber fornisce una prova assai credibile, affiancato dalla sempre bella Watts. Ricostruzione d'epoca ben riuscita e regia adeguata. Pellicola quasi documentaristica, interessante.
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