Il film è tratto da una storia vera (anche se inevitabilmente romanzata con una certa libertà, come ricordato nei titoli di coda) e racconta la parabola esemplare di Sam Bicke (Sean Penn), un balbuziente fallito nella vita che per lasciare una traccia decide di assassinare l'allora presidente Nixon (il titolo originale è non per nulla THE ASSASSINATION OF RICHARD NIXON). Come testamento indirizza una sua lettera-confessione al musicista Leonard Bernstein il cui contenuto fungerà da voce “off” per dare al film un’ulteriore patina autoriale. Perché da come è strutturato, recitato (da un Penn che da solo vale il film), condotto, è subito chiaro che le intenzioni dell'esordiente regista Niels...Leggi tutto Mueller non sono certo quelle di ottenere un’opera commerciale e spettacolare. Inoltre THE ASSASSINATION può apparire inconcludente, non così significativo come nelle intenzioni degli autori (tra i produttori c'è pure Leonardo DiCaprio), ripetitivo, presuntuoso... Tutti difetti che ne appesantiscono inevitabilmente la visione e impiegano forse troppo a condurci verso un finale in cui Nixon, in fondo, non si vede nemmeno di striscio. Resta quindi la profonda crisi esistenziale di Sam, che lo porta a imboccare un tunnel senza uscita: frustrato da un lavoro in cui non riesce ad essere all'altezza (fa il rappresentante di mobili), abbandonato da una moglie (Naomi Watts) che non ne può più dei suoi buoni propositi destinati al fallimento, impossibilitato finanziariamente ad aprire con un amico nero una curiosa impresa di vendita pneumatici a domicilio, Sam si ritrova sempre più solo e inadeguato. Molto triste.
Impressionante Sean Penn: basta la sua prova per catalogare "the assassination" tra i film da vedere. Quanti di noi si possono identificare nel suo personaggio, un uomo che non riesce a comprendere gli assurdi meccanismi della società... Molto interessante in tal senso la figura del capo, emblematica di un certo tipo di modello considerato "vincente" ma vista come feccia dal protagonista. È un film che mette addosso una certa angoscia: spettatore avvisato...
MEMORABILE: Il discorso su Nixon, "il più grande venditore d'America".
Ottimo film, interpretato magistralmente dal sempre più bravo Sean Penn. La storia di un uomo come tanti, incastrato dai meccanismi di una società (in particolar modo quella americana) in cui o ci si adatta al modello "vincente" o si è considerati alla stregua di una nullità. E quando anche la famiglia ti abbandona, resta solo la solitudine, la psicosi e una voglia di rivincita impossibile da realizzare, se non compiendo un'azione eclatante e destabilizzante. Il clima da "discesa agli inferi" è perfetto, la messinscena sobria e livida. Duro.
Molto ben realizzato, con un Sean Penn favoloso. Il film attacca in maniera piuttosto evidente la categoria dei "venditori", più o meno giustamente (la realtà dimostra la prima opzione) responsabili del decadimento e della dissoluzione morale della società civile ponendo come unico fine il potere e il guadagno. Il protagonista è un buono, forse troppo, subisce anche l'abbandono della moglie (irritante e odiosa N. Watts) e non ci sta. Dopo aver provato a fare come fanno "I Grandi" decide di provare a fare giustizia a modo suo. Triste e Vero.
MEMORABILE: La spiegazione del vecchio "Manager" sulla vita e sulla dote del "Vendere".
La cosa che funziona maggiormente in questo valido film di Mueller è la caratterizzazione psicologica del protagonista, il suo progressivo decadimento mentale verso una situazione di pura paranoia. Splendida, come sempre accade, l'interpretazione di Penn che si conferma attore dotato e versatile. Buone la caratterizzazione ambientale e la fotografia.
La solida interpretazione di Penn si staglia maestosa nella narrazione. Il mondo dei "vincenti" contrapposto a quello dei semplici e dimessi quindi automaticamente "perdenti". Tratto da una storia vera, il film, è pervaso da un clima angosciante che lo rende veritiero e molto simile al reale.
Buon film, diretto dall'esordiente Niels Mueller, che ha sicuramente il suo punto di forza nella straordinaria interpretazione di Sean Penn, ma che ha anche altre frecce al suo arco. Infatti la sceneggiatura è molto solida e ci regala un ritratto di un "perdente" che, non riuscendo ad adattarsi al modello americano di vita, si trova presto preso in un gorgo che lo porterà inevitabilmente alle più estreme conseguenze. Difficile rimanere indifferenti davanti a questo spettacolo (tratto da una storia vera). Almeno ***!
Un Sean Penn bravissimo trascina e non poco lo spettatore all'interno di questa straziante storia. Un film commovente, triste, su un uomo solo, con svariati sogni e illusioni e un'ex moglie da riconquistare. The Assasination mostra perfettamente le difficoltà di un emarginato, di un fallito della società, fino al suo drammatico epilogo.
The assassination è tratto da una storia vera, la storia di un uomo prigioniero della sua solitudine e delle sue frustrazioni, che vuole a tutti i costi continuare a coltivare delle speranze ma che alla fine è costretto ad arrendersi e a lasciare esplodere la vena di follia che da sempre albergava sopita in lui. Magnifico Sean Penn; è grazie al suo talento se questo film trasmette una tristezza così vera e profonda.
Bella e implacabile discesa nei meandri della follia affrontata senza nessun cedimento nella sceneggiatura e supportata da un gran bel cast. La cassetta della posta è sempre vuota e Sean Penn, uno dei pochissimi che in ogni film riesce sempre e senza eccezioni a immedesimarsi nel ruolo, si lascia andare alla solita mostruosa prova. Validissimo anche sul versante della ricostruzione del periodo, con una regia ferma e di gran gusto.
Il fatto che sia tratto da una storia vera e che a dare il volto al protagonista sia un Sean Penn veramente in parte ne fanno un film coinvolgente e, per i più sensibili, angosciante. L'angoscia deriva dal fatto che Samuel veramente non si rende conto della realtà, nonostante ciò che si tira addosso e i consigli dell'amico di colore Bonny (Don Cheadle); le opportunità gli vengono date e lui ci prova, ma il comportamento della moglie, da cui è separato, è la spinta decisiva verso il baratro. Rappresentazione veritiera del mondo dei perdenti.
Doloroso e magnifico documento tratto da una storia vera, calcata sul personaggio di Samuel J. Bicke, modesto e onesto venditore di mobili per ufficio. Protagonista di una vera e propria odissea, indurito pian piano da ingiustizie, vari abusi di potere e dal nefasto abbandono da parte della moglie (un'eccellente Naomi Watts), in Sam inizia a crescere sempre più una paranoica sete di ribellione, approvazione e verità, muovendosi fermamente contro la figura di Richard Nixon, "venditore" per eccellenza. Risulta ancora più complesso e raffinato dell'affine Taxi D. Sean Penn metafisico.
MEMORABILE: L'interpretazione magistrale e composita di Penn; Scena del pranzo; L'ambizioso progetto dell'autobus; L'abbandono della moglie; Il doloroso finale.
Se il finale è pedissequamente identico alla vicenda reale, la vita di Sam invece è in parte romanzata. Questo però dà la possibilità a Sean Penn di dipingere il suo personaggio in maniera straordinaria: i suoi sogni infranti, il suo lavoro che lo costringe a mentire (cosa che odia), una moglie (la Watts, curiosamente mora) che si allontana ogni giorno di più. Insomma, una lenta e dolorosa discesa in un abisso che riguarda il capitalismo, prima ancora di Nixon. Un'interpretazione magistrale e una regia a cui basta seguire il protagonista.
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DiscussioneRaremirko • 14/01/16 02:37 Call center Davinotti - 3863 interventi
Interessante notare, come dicono anche altri siti, che Bicke fu una delle prime persone a voler usare un aereo come bomba volante (lui infatti voleva schiantarsi contro la Casa bianca e non può non tornare alla mente l'11 settembre).
Film a mio avviso notevole con un Penn straordinario.