Su su vergine due volte - Film (1969)

Su su vergine due volte
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Titolo originale: Yuke yuke nidome no shojo
Anno: 1969
Genere: drammatico (bianco e nero)
Note: Aka "Su su per la seconda volta vergine". In realtà il film ha anche delle sequenze a colori

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 25/04/07 DAL BENEMERITO IL GOBBO
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Il Gobbo 25/04/07 19:28 - 3015 commenti

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Sul terrazzo di un grande edificio quattro balordi violentano per due volte una ragazza; un tale assiste inerte alla scena. La ragazza gli chiede di aiutarla a uccidersi, e del resto lui... Delirante storia di amour fou, solitudine e morte, dall'impianto avanguardistico e di grande impatto visivo. Roba tuttora d'effetto, e conferma che i giapponesi sono decisamente matti, per fortuna dei cinefili. Assolutamente da vedere, passa spesso su Fuori Orario.

Deepred89 20/09/07 14:25 - 3706 commenti

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Film assolutamente fuori dagli schemi. Delirante, pieno di idee curiose e insolitamente crudo per l'epoca (con una dose di sesso e violenza notevole). A volte ci si annoia e alla fine si rimane un po' perplessi, ma resta comunque un'opera curiosa. Da vedere anche se non è un film per tutti i gusti.

Schramm 19/11/07 16:51 - 3495 commenti

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Storia d'amore impossibile tra sangue a bordate, stupri di gruppo, orge, urofilia e massacri. Il tutto senza remore grafiche e sorretto da un plot allucinato, malinconico e delirante e da una regia al contempo rigorosa e sperimentale. Ed è del 1966!!! Wakamatsu rulez!

Redeyes 8/03/08 10:47 - 2449 commenti

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Innegabile l'impatto visivo, tematico, allegorico, visionario del film, ma altrettanto difficilmente negabile è la sua lentezza ed immanenza. Statico, bloccato come un senso di repulsione o di ribellione verso la nostra condizione di prigionieri del male e della violenza? Vendetta e sangue come unico momento di colore in un'esistenza altrimenti grigia ed in bianco e nero? Nessun ne è fuori, siamo tutti morti dentro e destinati agli inferi, siamo carne da macello. Se sia, fra i due protagonisti, più amore o condivisa desolazione non saprei.
MEMORABILE: La canzone della vergine dalla quale il titolo al film.

Rebis 21/08/08 16:34 - 2337 commenti

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Due volte mortificata nella sua intimità creativa, due volte disincantata e pura, inattingibile, oggettivata solo dalla sua nemesi - il ragazzo killer - "Su Su" è emblema di un cinema puerile nei suoi eccessi tematici e narrativi, ridondante se preso alla lettera, ma proprio per questo di una portata allegorica sublime e intatta, semplice ed efficace nella sua disarmante immediatezza. Evocativo di un'epoca e di uno sguardo sul mondo ormai perduto, è il settimo e più compatto capitolo dei "Japan, Avant-Garde, Pop & Violence Movies".
MEMORABILE: L'inserto a colori sul bagnasciuga; la canzone; il volo negato.

Puppigallo 10/04/10 12:13 - 5273 commenti

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Riprendendo la famosa frase di Asterix "Sono pazzi questi romani", mi sento di dire "Sono pazzi questi orientali!". Siamo al cospetto di due disadattati (un mammone evirato psicologicamente dalla stessa) e una poveretta con passato devastante (chiedere a papino), che viene stuprata a ripetizione da una banda di sciroccati (come se i due protagonisti fossero normali...). I discorsi sono al limite del surreale, ma se si fa attenzione, hanno un perché e svelano via via la natura dei personaggi. Sarà un bagno di sangue, dettato da una sorta di amore malato, ma soprattutto dalla follia. Originale.
MEMORABILE: Il protagonista, che invita la ragazza in uno degli alloggi e le mostra, con nonchalance, dei cadaveri accoltellati; Il finale, in linea col resto.

B. Legnani 10/04/10 20:11 - 5532 commenti

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Delirante narrazione, ricca di dialoghi, nei quali spesso non c'è nesso fra domanda e risposta. Violento e sanguinoso, ma non in maniera fine a sé stessa. Visivamente interessante (molto belle le inquadrature sui volti e sui corpi), narrativamente tedioso, comunque eccessivo. La visione - in lingua originale - fa dedurre che "puttana", in giapponese, si dice "puttana".

Lattepiù 16/08/11 16:32 - 208 commenti

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Una ragazza è violentata da quattro teppisti sul tetto di un palazzo. Un ragazzo assiste senza intervenire. Il mattino dopo, lui e lei, rimasti soli, iniziano a parlare. È l’incontro di due anime sole ed autodistruttive, entrambe con un passato tormentato alle spalle e la medesima, lancinante disperazione. All’insegna di un nichilismo assoluto, Wakamatsu realizza un film denso e problematico, duro e violento, ma a tratti anche dolcissimo, a suo modo. Finale commovente. Grandissimo film.

Cotola 3/09/11 23:58 - 9043 commenti

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Il cinema di Wakamatsu lo riconosceresti tra mille: bastano pochi minuti se non poche inquadrature per capire che si è dinanzi ad un suo film. Non solo per le tematiche affrontate che sono sempre le stesse ma anche per lo stile. Circa il secondo elemento trattasi di complimento poiché sono pochi i cineasti che possono vantarsi di possederne uno. Però una maggiore varietà di idee non guasterebbe così come si potrebbe evitare un certo voyerismo e sensazionalismo compiaciuto e, in certi casi, fine a se stesso.

Obsidian 2/01/12 16:17 - 2 commenti

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Piccola opera d'arte del cinema giapponese anni '60. Un’accusa diretta al declino morale della società. Non è lo strupro la vera violenza che subisce la protagonista. Lo strupro è solo un passaggio obbligato che si ripete nel destino della giovane. La vera violenza è la negazione dell’essere umano. Opera fondamentale. Indimenticabile il finale.
MEMORABILE: La protagonista si rivolge alla telecamera, accusando direttamente lo spettatore: "Le lacrime che le donne versano? Quali lacrime? Quale tristezza?..."

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Capannelle 1/10/13 14:35 - 4411 commenti

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Wakamatsu all'apice del suo delirio in una storia dove sul terrazzone di un caseggiato, tra lenzuola stese (location da realismo italiano), si crea una strana simbiosi tra una ragazza stuprata da un gruppo di sbandati e un ragazzo non da meno. Sai che novità per il regista, direte; ma almeno qui la visione folleggiante raggiunge toni da poetica e una minima consistenza. Che poi Wakamatsu si compiaccia troppo su quello non ci piove.
MEMORABILE: La ragazza che racconta del suo habitat familiare.

Pinhead80 19/07/16 18:27 - 4758 commenti

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Riuscire a districarsi nel ginepraio emotivo evocato dai due protagonisti è davvero difficile, anche perché il senso stesso dell'opera non è di facile assimilazione. Detto questo ci troviamo di fronte a un film sempre più pesante da digerire nel suo divenire, che trova sfogo nella disperazione esistenziale di chi spera di trovare la pace interiore attraverso l'estremo gesto. Ed è proprio la morte che ha il compito di compensare le brutture esistenziali che finiscono per dilaniare l'anima sino a renderla folle e incapace di riconoscere l'amore.

Bubobubo 24/12/19 19:44 - 1847 commenti

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Sembra un microdramma dostoevskijano in salsa nipponica: liceale già abusata dal patrigno viene rincorsa e stuprata per altre due volte da una gang di hippies o sedicenti tali, mentre un nerd occhialuto, a sua volta bersaglio di fantasiose sevizie sessuali, osserva in disparte, meditando collerica vendetta. Non inganni la durata al limite del mediometraggio: l'opera di Wakamatsu, tempestata di dialoghi surreali e caratterizzata da un'ambigua tendenza al voyeurismo, è densa e pesante come il piombo. Menzione d'onore per la splendida O.S.T.
MEMORABILE: Stupro in riva al mare; Corpi nudi e accoltellati in una stanza; Otto sberle e poi...

Daniela 11/02/24 08:52 - 12660 commenti

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Una ragazza viene violentata da una banda di bulli sul tetto d'un condominio sotto gli occhi di un giovane che assiste passivamente alla scena. Entrambi hanno subito abusi in passato... Non per tutti i gusti: la nudità insistita e l'indulgere della cineripresa durante gli stupri possono provacare fastidio facendo sospettare un certo compiacimento, ma poi la vicenda si evolve in una bizzarra storia d'amore impossibile tra due naufraghi che intravedono nella morte l'isola della loro salvezza. Efficaci l'ost jazz e l'uso del colore per far risaltare alcune sequenze nel b/n del contesto.
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