Skunk - Film (2023)

Teenager cresciuto in una famiglia disastrata finisce in un centro di riabilitazione, ma è difficile uscire dalla spirale di violenza e traumi subiti. Scegliendo uno stile semi-documentaristico e autoriale, il regista descrive le conseguenze tragiche di vite segnate da degrado e soprusi fin dall'infanzia; non solo il protagonista, ma anche gli altri ragazzi sono personaggi drammatici ma insieme sgradevoli, coi quali è difficile empatizzare, partecipi di sequenze dure e a tratti odiose. Strepitoso il giovane Dooms; curiosa la fissazione su Scalps, esplicitata nel catartico finale.

Skunk assonante di scum assonante di scalps. Il correzionale contro l'incorreggibile. Il correzionale rafforzativo dell'incorreggibile, come lo dirigerebbe Loach in odor di Rosenthal. La salvezza è nello smarrimento, in quella fenditura estetica che si rovescia nella realtà. Mortier (quale gentilizio migliore per inscenare un'infanzia progressivamente necrotizzata) assesta scene più taglienti di bisturi e honjo masamune sommati (l'orgia con gang-bang familiare, il "vissi d'arte", il finale) ma le popola di personaggi esangui, a prova di empatia come di antipatia. Ost sostanziosa.