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Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Nella Roma arida di un prossimo possibile futuro si articolano storie intrecciate attraverso le quali Virzì disegna uno dei suoi tanti affreschi corali, tra la commedia e il dramma, indugiando volentieri sugli scorci di una città unica al mondo. Seguiamo le vicende di una coppia di professionisti in gamba, un avvocato (Marchioni) e una dottoressa (Pandolfi) che ha lasciato da tempo il marito (Mastandrea), tassista privato vittima di allucinazioni e decisamente spossato; di un detenuto (Orlando) che pur avendo scontato la pena non riesce a immaginarsi al di fuori di Rebibbia; di una giovane guardia del corpo (Montesi) con la moglie incinta, di un professore veneto (Ribon) invitato alle...Leggi tutto trasmissioni televisive per le sue ampie conoscenze sui problemi climatici del momento, di un attore sull'orlo della disoccupazione (Ragno) che si consola con l'affetto dei social sposato a una cassiera (Lietti) che si messaggia con l'avvocato di cui sopra, di un disoccupato (Tortora) in cerca di scampoli di notorietà. E infine dei loro figli, le nuove generazioni tormentate dai difficili rapporti con i genitori, a corollario di un quadro d'insieme che abbraccia ogni classe sociale nel tentativo di dare una visione il più ampia possibile d'un mondo in cui, dopotutto, la siccità del titolo è solo un dramma sullo sfondo, mai centrale o drammaticamente ossessivo come si potrebbe immaginare. Contano le relazioni, l'approccio diverso al quotidiano, la varietà di caratteri chiamati a movimentare un'azione che ahinoi ristagna.

Nessuna delle storie raccontate riesce a imporsi come davvero interessante, e anzi l'insignificanza di alcune di esse lascia a tratti sconcertati (quella di Orlando ad esempio, ma anche gli studi della Pandolfi su di un virus che si starebbe per diffondere sembrano buttati là senza alcuna voglia di approfondirli). Non che non si colgano una indubbia raffinatezza nello sguardo o la consueta eleganza di Virzì nella messa in scena, ma questa volta la carne al fuoco è poca e non basta l'inserimento di qualche personaggio più artificiosamente sofisticato della media (la Bellucci, proprietaria dell'attico con vista su Castel Sant'Angelo ove accoglierà il professore) a salvare il risultato. Tutto passa senza lasciare traccia tranne forse l'episodio con Montesi, in cui Virzì rincorre il coattismo tanto caro a quella sorta di “neorealismo” capitolino oggi molto in voga e che se non altro ha un finale in grado di smuovere un po' le acque.

Ragno eroe dei social diverte sulle prime, poi si fa ripetitivo e chiude male, Tortora sordeggia con gusto ma senza poter attingere a una sceneggiatura in grado di esaltarne le doti, Mastandrea si spegne sullo sfondo anche quando assistito dai fantasmi dei suoi genitori defunti (Di Gregorio e Cruciani). Si apprezzano qua e là sprazzi di un regista che i numeri li ha ma che qui pare a corto di ispirazione e in affanno, che si sofferma a rimirarsi tra singole inquadrature d'effetto (in particolar modo quando la vera protagonista è Roma) incapace di ritrovare l'esuberanza di un tempo, fosse anche quella un po' laccata di NOTTI MAGICHE.

Della siccità o del virus diffuso probabilmente dalle blatte si coglie giusto qualche richiamo, amplificato per dare omogeneità al quadro, a fornire un fil rouge da tenere in conto mentre spunta occhieggiando su un cartello o sugli schermi delle tv accese che trasmettono le news, nelle proteste di piazza... in attesa di un diluvio universale che sostituisca quel Giudizio a cui forse si guarda, modello già di per sé non proprio riuscito; un film corale in cui l'evento che tutti accomuna lascia spazio a piccoli bozzetti che al cinema devono ormai obbligatoriamente intrecciarsi in omaggio ad Altman e ai suoi tanti short cuts sviluppati negli anni.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/10/22 DAL DAVINOTTI
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Markus 8/10/22 09:26 - 3680 commenti

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La Roma decadente di mille film degli ultimi anni con l'aggiunta di uno scenario apocalittico dovuto a siccità eccezionale - con tutte le privazioni e drammatici aspetti che essa comporta - fa da scenario a una serie di storie di vita che Virzì tratteggia con mestiere. Una buona confezione si scontra malgradto tutto con una meno convincente sceneggiatura, che prevede sì molti personaggi ma nessuno che spicchi davvero il volo, che susciti un interesse o anche solo un po' di simpatia. Permane una sensazione di spreco di attori e di talenti per tutto l'arco della pellicola.

Reeves 9/10/22 22:47 - 2152 commenti

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Futuro distopico (ma non troppo), storie intrecciate (ma non troppo). L'idea di una Roma carente di acqua, ricca di contagi, impoverita e malcontenta è davvero ottima, e forse l'unico difetto del film è la troppa carne al fuoco. Ma alcuni personaggi restano memorabili, come il negoziante fallito Tortora, il tassista insonne Mastandrea e Liliana Fiorelli che parla solo leggendo il gobbo. Interessante.

Gabrius79 14/10/22 14:45 - 1420 commenti

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Virzì mette troppa carne al fuoco e ne esce fuori un film nel quale i tanti personaggi non sono mai ben delineati e in alcuni casi si fatica a focalizzarli a dovere. Orlando, Mastandrea e la Pandolfi non sono mai al top, mentre va fatta una particolare menzione a Montesi e alla Fanelli, che forse sono quelli che riescono a dare più slancio, con la loro storia. La pellicola mette ansia, con questa siccità a cui Roma deve soccombere grazie ad alcune scene come il Tevere completamente asciutto. Riuscito a metà.

Giufox 19/10/22 10:40 - 324 commenti

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L'idea è solida, la distopia tangibile, ma la realizzazione dispersiva e bozzettistica. Paolo Virzì non è Altman, ma nemmeno il meno sprovveduto - e tra i tanti intrecci alcuni spiccano e schiacciano gli altri: Silvio Orlando in primis. Resta da apprezzare un'ottima resa fotografica che sa rendere al meglio le polverose scene. Noioso l'occhiolino ad altri film.
MEMORABILE: Il Tevere prosciugato; Le blatte nei bagni; I fantasmi dei genitori.

Caesars 19/10/22 13:12 - 3772 commenti

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Paolo Virzì sa dirigere e raccontare in modo più che corretto, e quindi il film  non delude. Però non riesce a generare entusiasmo, in quanto le varie storie che si intersecano sullo schermo non risultano troppo interessanti (anzi, qualcuna è assai debole) e le due ore abbondanti di proiezione risultano eccessive (anche se, ad onor del vero, non ci si annoia). Gli interpreti fanno il loro, senza colpire in modo particolare, mentre la cosa che impressiona è Roma desertificata, con il Tevere sostituito da terra e sassi. Non certo il miglior lavoro del regista.

Gordon 9/12/22 13:26 - 260 commenti

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Il cast è di altissimo livello e si vede, la regia di Virzi, nonostante le due ore, è scorrevole e lo scenario distopico di una Roma assetata e incattivita sarebbe potenzialmente ottimo. Nonostante ciò, alla fine della pellicola permane una sensazione di incompiutezza. La sceneggiatura infatti, pur intrecciando le varie storie, lascia disperdere in mille rivoli le vicende dei troppi personaggi, senza però esaltarne uno oppure seguire un preciso filo logico. Peccato perché si poteva fare di più.

Schramm 23/01/23 15:08 - 3490 commenti

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Centovetrinare l'italodistopia e cine-tinellare l'idroapocalisse? Mai stato così facile: una brancata di blatte, una narcopandemia, fotosmarmellatio in esterni, sociologismi crepetari, microdrammi da people show (un dissipatissimo Orlando, di nuovo davanti al papa; per Mastandrea si può invece parlare di ruolo della vita), lo scult pupazzo a molla che salta fuori una scena ogni due con agghiaccianti perle discorsive del copione a fargli da fideiussore. A Virzì è riuscita l'impresa di spadellare un film più arido dei suoi scenari, più deidratato e morto di sonno dei suoi personaggi.

Frakax 25/01/23 23:57 - 23 commenti

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Film molto (troppo?) corale in cui lo spunto distopico - una siccità devastante che sta desertificando la capitale - funge più che altro da metafora plastica di un’umanità inaridita, decadente e che ha perso la prospettiva del futuro. La confezione è ineccepibile e gli attori (come sempre nei film di Virzì) sono bravi, ma le singole storie risultano un po’ compresse, prive di un’articolazione adeguata, e faticano a lasciare il segno. Il film d’altro canto non annoia mai e si lascia apprezzare anche per la cura tecnica con cui è realizzato.

Occhiandre 31/01/23 12:37 - 153 commenti

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Una gita a Roma, per quanto disastrata, è sempre una buona idea per sfuggire dalla prigione della mente. Ci si rifugia fra la folla, in amori privatissimi o nella nostalgia. La famiglia è il luogo del non detto. Citando terrazze lussuose e feste si va oltre il rapporto bellezza/morte mostrando i germogli di affetti e passioni. Il ritratto dei giovani di oggi è piuttosto lusinghiero. Su tutti gli interpreti spicca Mastandrea. Ci scappa anche una morte da violenza criminale neopasoliniana. Poi l'amore a volte cade dal cielo su tutto e scorre via.
MEMORABILE: La pianta annaffiata in cantina; Mastandrea: "Se mi sdraio ho paura che non mi risveglio mai più"; La pioggia sulla piscina con il cadavere.

Puppigallo 1/02/23 12:50 - 5250 commenti

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Polpettone filmico multistrato piuttosto secco (causa siccità) che, nonostante la varietà data dai vari strati umani, col passare dei minuti inizia a perdere (come le condutture di Roma) colpi dal punto di vista dell'originalità. Alla fine, pur notando un certo sforzo del regista nel mettere in scena la siccità, più che da mancanza di pioggia, nei rapporti, ci si ritrova con situazioni piuttosto trite e personaggi (Mastandrea e parzialmente Orlando esclusi) che suscitano poco interesse, come anche lo sviluppo delle varie vicende che li vedono protagonisti. Non lascia il segno.
MEMORABILE: Dice della madre: "Sta attenta a tutto, ma non si accorge di niente".

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Rambo90 3/02/23 15:02 - 7659 commenti

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Virzì interseca tante storie senza mai trovare la giusta via, con uno scenario di fondo interessante ma che a conti fatti sembra solo un pretesto per mostrare un campionario di varia umanità, un po' nello stile del Giudizio universale di De Sica. Si va avanti grazie alla indubbia qualità della confezione e a un cast ben assemblato, con alcuni che sanno regalare il guizzo personale (Mastandrea, Tortora). Niente di imperdibile, può meritare un'occhiata ma è parco di ispirazione vera.

Galbo 3/02/23 12:32 - 12372 commenti

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Sebbene non sia del tutto riuscito, il film di Paolo Virzì merita la visione. Anzitutto per il tema quasi post apocalittico virato sotto forma di commedia, cosa non comune per il cinema italiano. Quindi per essere un film corale che riesce a rendere coerenti le varie storie sebbene non tutte siano egualmente interessanti. Infine per la prova degli attori la cui bravura a volte (si vedano Tortora e Mastandrea) consente di ovviare agli oggettivi limiti di scrittura dei personaggi. Anche la resa visiva (con le scene di una Roma desertificata) è buona.

Paulaster 3/02/23 18:09 - 4373 commenti

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Roma affronta la desertificazione dopo tre anni di siccità. Il soggetto poteva portare all'estremizzazione dei comportamenti, invece la popolazione si adatta e il pericolo diventa l'epidemia conseguente. Appena chiusa l'esperienza del Covid-19 non si sentiva l'esigenza di parlare di questi temi. La Pandolfi e Tortora riescono a farsi notare; Orlando non azzecca i toni giusti e Mastandrea che parla coi fantasmi lascia il tempo che trova. Anche insistere coi social e i messaggi in sovrimpressione alla lunga tedia.
MEMORABILE: Il Tevere prosciugato; Tortora che vive in macchina; La fila per l'acqua.

Thedude94 5/02/23 21:26 - 1084 commenti

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Paolo Virzì con il genere che cerca di trattare in questo film non sembra proprio compatibile, e se all'inizio si mostra aperto a un discorso lontano dalle sue corde, con il passare del tempo torna alla banalità e alla mediocrità di quel cinema italiano fatto di tante star locali messe insieme per dare un certo tono alla pellicola. Discorsi inutili, fotografia da New Mexico poco convincente e storie che non ti fanno empatizzare con i protagonisti poiché sono tante di numero. Si potrebbe definire il Magnolia dei poveri. Mediocre.

Pigro 9/02/23 10:36 - 9623 commenti

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L’apocalittica siccità che attanaglia Roma insieme a un’incipiente epidemia è il paesaggio distopico, e in fondo poco centrale nella narrazione del film, su cui si innesta la narrazione corale di vite convulse in vari strati di popolazione che si intrecciano toccando la morte e la disperazione. Allegoria e realismo si fondono ripensando alla coralità antropologica del Giudizio di De Sica, che qui è fotografia degli egoismi della nostra società. Peccato per il finale banale, sia narrativamente sia per la prevedibile soluzione registica.

Jandileida 4/03/23 23:22 - 1558 commenti

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Virzì si (ri)butta sul corale tessendo la sua tela al sole di una Roma essiccata: finita l'acqua, si calcificano le vite. Nonostante un ritmo abbastanza piacevole e qualche buon momento, la pecca più grave sembra essere quella di una certa tendenza all'ammasso di storie che magari, chissà, con un po' più di attenzione, avrebbero anche avuto la loro dignità ma che invece restano solo rapidi abbozzi. E così un buon cast si perde un po' tra i marosi del già visto (Orlando), di una certa banalità (Ragno e Ribon) e dell'ahinoi incompiuto (Mastandrea e Di Gregorio).

Lou 21/03/23 17:08 - 1119 commenti

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Il titolo illude sulla centralità del tema ambientale, mentre il film corale di Virzì è in realtà un quadro deformato delle miserie umane, che l'emergenza climatica ed epidemica rende ancora più spietato e caotico. Troppi i personaggi in (dis)ordine sparso, e solo qualche siparietto divertente da parte dei tanti attori di rilievo ingaggiati. Alla fine si ha la sensazione di un'occasione persa per far riflettere, tra serio e faceto, sulle sfide che ci attendono.

Nando 22/03/23 17:31 - 3806 commenti

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Un film corale ambientato durante un'epocale siccità che colpisce Roma nei nostri giorni e che crea storie di personaggi e vite molto variegate. Bene Ragno nella sua follia social come Mastandrea nel suo sonno perenne, altrettanto valida la Pandolfi nella sua alterigia e simpatico Ribon che ricalca molti virologi attuali. Un buon film di Virzì che dal Covid ha saputo trarre spunto per un'allegoria del genere romano.

Giùan 25/06/23 09:22 - 4528 commenti

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Virzì coltiva da buon contadino toscano la sua ambizione cinematografica ma, per restare sul tema della sua allegoria filmica (il cui titolo, non solo per assonanza, fa venir in mente "Cecità" di Saramago), al seme dell'idea vien meno talora l'acqua per irrigarlo. Così se l'incipit è avvolgente e buona parte dell'opera continua ad attrarre, l'impostazione corale resta troppo coattamente sospesa tra Altman e un ingorgo troppo metaforico per risultare davvero spaventoso e pànico. Tra le tante figure accessorie e caricaturali piace invece fare i complimenti a Pandolfi, Tortora e Fasano.
MEMORABILE: Le apparizioni di Mastandrea (Di Gregorio, Cruciani e il Presidente Renzi).

Xamini 10/07/23 23:27 - 1244 commenti

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Non male l'idea di fondo, quella di affrontare un'ambientazione post apocalittica de noaltri (una sorta di dopodomani tragico) in chiave di commedia; il dramma incombe su una Roma acre, essicata sin nel letto del Tevere (ma con qualche scampolo d'acqua solo laddove corre anche il flusso del denaro) e sullo stesso si muove un'umanità logora, le cui esistenze potrebbero essere le nostre. Le storie convergono ma l'acme non è così vibrante né la critica così sferzante da indurre all'entusiasmo. Si lascia guardare, però.

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Capannelle 30/07/23 20:48 - 4394 commenti

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E' un tentativo ambizioso, quello di Virzì, di calarsi in una Roma prosciugata nell'ambiente e nelle anime. Mette parecchia carne al fuoco e parte del grill risulta insipido (Orlando, Mastandrea). Si può affermare che l'obiettivo corale esce dai binari, non eguaglia precedenti film di Anderson o Altman, ma si possono comunque apprezzare parti e personaggi singoli (Pandolfi, Fanelli, Ragno) che il regista rappresenta con la sua consueta bravura. Le analisi morali cercano di volare alto, ma anche qui ci sono obiettivi mancati e derive nazional-popolari.

Victorvega 28/09/23 17:46 - 501 commenti

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Bella la cornice ma poco interessante il contenuto: sembra quasi che l'autore preferisca la forma, curandosi di presentare una Roma originale e in preda all'emergenza accennata dal titolo, mostrando cura dei dettagli e un'ottima ricostruzione piuttosto che il contenuto, nel quale le storie faticano a risaltare e sembrano più che altro bozzetti non completati. Peccato perché, vista la prima, ci si sarebbe aspettati un film più centrato e meno pretenzioso. Alla fine la bellezza delle ricostruzioni fa alzare di mezzo punto il giudizio complessivo.

Cotola 11/11/23 19:29 - 8998 commenti

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Blando film corale di Virzì in cui il regista livornese dimostra di non aver perso una certa capacità affabulatoria nonché quella di saper analizzare la nostra società, specie nei suoi aspetti meno edificanti. Tutto bene, quindi? No, perché manca la capacità di graffiare, probabilmente perché si resta troppo in superfice e alla fine il quadro che ne emerge è piuttosto banale. E tra tanti personaggi e tante storielle, alcune delle quali senza un vero perché (vedi quella di Orlando), non ce n'è una che lasci il segno, che abbia un guizzo. Finale aperto che può infastidire.

Enzus79 24/01/24 22:48 - 2863 commenti

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Storia di carattere distopico: a Roma si intrecciano le vicende di vari personaggi in un contesto di completa mancanza di acqua (da tre anni). Film corale di basso rilievo, che suscita scarso interesse. Non mancano i soliti stereotipi del cinema italiano d'oggi e alcune forzature. Non tutti i personaggi sono riusciti. Mediocre la colonna sonora. Virzì ha fatto di meglio.

Alex75 14/02/24 18:53 - 876 commenti

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Ambizioni di ampio respiro in una distopia che unisce un incubo passato (la pandemia) a uno futuribile (quello espresso dal titolo). Virzì è uno dei pochi registi equipaggiati per un’operazione del genere, nella quale il tutto (un affresco sociale puntuale, per quanto annacquato), finisce per essere maggiore della somma delle parti (segmenti un po’ dispersivi e azzoppati da eccessivo minimalismo, tranne quello spiazzante con Montesi e Fanelli e quello, a tratti caustico, con Ribon). Prove attoriali nella media, con le eccezioni di Bellucci (in negativo) e di Fanelli (in positivo).
MEMORABILE: Le blatte; Il Tevere in secca; Il taxi sudicio, la sonnolenza e le allucinazioni di Loris; La vanità di Del Vecchio; Le “sbroccate” di Raffaella.
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