Ha una sua ammirevole dignità, questo sincero omaggio di Calvagna agli ultimi anni di vita del cantautore romano Franco Califano. Una vera istituzione nella Capitale, il Califfo, autore di brani dalla forte personalità, personaggio anche al di fuori del suo ruolo, uomo di cuore e di vizi passato per la droga e il carcere. Una vita avventurosa le cui eco giungono pallide in questo suo viale del tramonto, percorso insieme agli amici fidati e a chi si occupava dell'organizzazione della sua agenda. Tra questi proprio Stefano Calvagna, il "road manager" dell'artista (Calvagna fu realmente vicino a Califano, e lo si avverte chiaramente), che insieme a un altro pugno di persone resta vicino al protagonista...Leggi tutto non solo per gestirne gli appuntamenti ma anche per consolarlo, aiutarlo, parlargli. Califano - che l'imitatore Gianfranco Butinar replica molto bene nella voce e nei gesti, meno nel trucco - si aggira faticosamente per il casale di campagna in cui vive, nel finale preda di una malattia destinata ahinoi a stroncarlo. Professionale la prestazione del cast più noto (Oppini, Rinaldi, Salvi, Madsen in un cameo), meno quella dei comprimari (Calvagna a parte, che recita costantemente nel modo che ormai tutti conosciamo), ma in ogni caso la fierezza e la bontà d'animo del Califfo emergono prepotentemente, mentre il Calvagna regista dimostra di aver acquisito con gli anni una buona confidenza col cinema che lo porta a confezionare film destinati però ancora una volta a restare confinati in uno strano limbo, tra il lungometraggio di qualità e il film amatoriale. Colpa in parte di un budget la cui povertà è percepibile nelle scenografie (il palco su cui Califano si esibisce sembra sempre lo stesso, che si sia al Sistina o in un ristorante), nella messa in scena, nelle performance del cast minore... L'abuso del dialetto romano era prevedibile (al punto che l'italiano non lo parla quasi nessuno), le divagazioni che distolgono l'attenzione dalla storia invece potevano esserci risparmiate o almeno ridotte. Così come forse non serviva lasciare tanto spazio alle performance canore di Califano sul palco, perlopiù reincise. Il dramma dell'artista che deve sottostare (a malincuore) a certe regole di mercato per sopravvivere trova qui l'esemplificazione perfetta: suonare a matrimoni, in ristoranti, magari controvoglia ma sempre nel massimo rispetto del pubblico pagante. Sta anche in questo il messaggio del film, che mitizza Califano incorniciandone i pensieri con massime ficcanti, descrivendolo con grande pietà e comprensione, cogliendone lo spirito libero e la frustrazione di chi sa di non essere stato riconosciuto come meritava, nonostante il buon numero di fan devotissimi e pronti a celebrarlo quasi come una figura leggendaria. Un film imperfetto, zoppicante, lento, ma anche piuttosto singolare e vero, come solo lo poteva dirigere chi era realmente in contatto con l'artista e ne ha conosciute le difficoltà degli ultimi anni.
Forse è il primo film di Calvagna che prende un po' le distanze dal trash (anche involontario); certo i limiti del budget a disposizione creano sempre situazioni-limbo in questo senso ma, considerata la buona interpretazione degli attori tutti e soprattutto la verosimiglianza dell'imitatore del "Califfo" Gianfranco Butinar, molte magagne sono quantomeno camuffate nel migliore dei modi. Gli ultimi difficili anni del poeta/cantante struggente romano (il viale del tramonto, il brutto male incurabile) sono raccontate con garbo e rispetto.
Davvero difficile salvare qualcosa in questo film. A partire dagli attori, con un Butinar comprensibilmente macchiettistico (era l'imitatore di Califano) che spesso rende esilarante il suo personaggio, quando dovrebbe essere drammatico. Per non parlare della sceneggiatura sciatta e ripetitiva, con tanti momenti cantati (male) dal sopracitato Butinar che fungono da tappabuchi. O dei personaggi, molti dei quali non hanno ruoli ben precisi come Calvagna, qui sia attore che regista. Se visto in ottica goliardica, qualche risata la strappa.
MEMORABILE: I movimenti di Butinar/Califano quando canta; Il ricorso alla teoria del complotto per giustificare gli ultimi insuccessi del Califfo; "Urtimo?!".
Gli ultimi scampoli di vita del grande Califfo (come se fosse il Califfo stesso a raccontare) all'inizio sembrano incepparsi sul parrucchino posticcio di Butinar, poi prendono il volo e la forma di riflessioni sull'essenza di un artista dall'innegabile talento. Il tutto si traduce in un "meccanismo di finzione" sincero che riesce ad avvicinarci alla realtà, restituendoci il profilo e l'umanità di un poeta intramontabile. Bravi Franco Oppini e Nadia Rinaldi.
MEMORABILE: "L'ultima spiaggia", vero testamento artistico di Franco Califano, brano del 1980.
Canonico biopic, di fattura piuttosto grezza e dal ritmo spesso soporifero. Il difetto maggiore è la mancanza di una vera trama: sembra un collage di scene scollegate e per chi non conosce dettagliatamente la vita del cantante romano è molto facile perdere il filo. Alcuni personaggi poi (come lo stesso Calvagna) entrano ed escono di scena senza spiegazioni. La regia in sé non è male, così come l'interpretazione di Butinar (quando parla è praticamente uguale al Califfo), ma non basta a salvare la baracca. Insufficiente.
Racconto dell'ultimo periodo di vita del cantante romano in cui si cerca di tratteggiare la sua figura con rispetto, sorvolando sulla deriva pagliaccesca intrapresa in quegli anni per recuperare un po' di consenso. La messa in scena è dignitosa ma poveristica, Butinar è bravo nel replicare la parlata di Califano ma lascia a desiderare sul versante attoriale (e il make-up artificioso non aiuta), la sceneggiatura è poca cosa e il film - pur decente - è soporifero in più di un'occasione. Tutto il resto è noia (ma anche questo film non scherza)...
MEMORABILE: La scena a tre Madsen-Butinar-Calvagna!
Film per ricordare gli ultimi anni di vita di Franco Califano diretto da Stefano Calvagna. Il risultato non è dei migliori ma l'interpretazione di Gianfranco Butinar è a dir poco eccezionale oltre che credibilissima (e di per sè vale la visione). Poi se andiamo a vedere il resto ci deve accontentare dello scarso budget a disposizione e quindi ci si arrabatta alla meglio.
Gli ultimi anni di Franco Califano: le piccole soddisfazioni e le grandi frustrazioni, gli autografi ai devoti e il mancato riconoscimento dei critici, i concerti nei localetti e l'esclusione da Sanremo, la triste malattia e le feroci polemiche sulla legge Bacchelli. Calvagna riesce a restituire con rispetto il declino dell'artista e a far funzionare maschere come Salvi e la Rinaldi in un contesto drammatico a loro pertinente. Sincero e appassionato istant-movie, che non cerca l'exploitation né scade nell'agiografia da fiction Rai.
MEMORABILE: "Ma se al posto mio c'era Modugno, gli avrebbe chiesto come faceva a volare?"
Ultimi dolorosi anni della vita di Califano, un cantautore e poeta pane al pane, che già risultava genuino quando appariva, parlava o si esibiva; e qui continua a esserlo, dimostrando una certa accuratezza della pellicola nella ricostruzione, unita al rispetto nel presentare un personaggio indubbiamente particolare, con tutti i suoi pregi e mille difetti. Certo, si avverte qua e là del dilettantismo recitativo, che fa inevitabilmente scendere il livello sotto la linea di guardia. Ma nel complesso non è male, risultando persino commovente grazie all'interpretazione di Butinar.
MEMORABILE: "Ce so du tipi de donne, da portà a letto e da portà a cena... lei la lascerei a casa"; "Io a fa' er pupazzo in televisione nun ce vado"; In Ferrari.
Opera non del tutto riuscita di Calvagna che racconta gli ultimi anni di Califano visti da vicino. La sceneggiatura però è inadeguata e forse con l'idea di assecondare il botteghino offre un'immagine del protagonista che si rifugia spesso nel luogo comune, se non addirittura nella macchietta o nella caricatura. Buona la prova di Butinar che assomiglia molto al Califfo senza possederne la magia, migliore quella di Salvi, che si impone sul resto del cast. Non azzeccatissima nemmeno la scelta di riprendere i momenti meno felici dell'artista, ma come documento biografico ha un suo senso.
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Il dvd che Riccardino (Brugia) dona a Califano (Butinar) esiste davvero ed è pure un "pezzo" rarissimo. Il titolo è “Anniversario/In concerto” ed è del 2002: