Mafia mamma - Film (2023)

Famiglie mafiose che si sparano nel mezzo del borgo di Bracciano, mentre un cesto di arance si rovescia per strada; questo incipit dà subito la misura dell'opera, che nel suo voler prendere in giro i film sui cliché italiani (citati apertamente Mangia prega ama e altri) ne crea a sua volta un'enormità, tramandando la solita immagine dell'italietta mafia e mandolino. Le battute non fanno mai ridere, ci sono volgarità assortite (tra cui un momento splatter del tutto gratuito), lo svolgimento ricalca altri film sul genere; peccato che attori nostrani si siano prestati a un film simile.

Fotografia e ambientazioni laziali di pregio che fanno da sfondo a un soggetto intrigante: un'ignara frustrata americana eredita la leadership mafiosa in Italia dal nonno defunto. Alcune gag sono azzeccate e fanno sorridere (sesso e limoncello al veleno) ma la riuscita generale è compromessa dai dialoghi in sceneggiatura spesso banali, alcuni doppiaggi che sanno di posticcio (ad esempio la Bellucci, nonostante si guardi volentieri) e le dinamiche che risultano troppo inamidate e schematiche, tanto da frenare la spontaneità della commedia. Fa rimpiangere certa terapia.

Niente di particolarmente originale (la trama sembra ricalcare Avenging Angelo) per una commedia sulla mafia che se non altro ha un buon ritmo. Le gag son tante e si fa tanto baccano, ma non sempre si ride. La Collette si impegna, la Bellucci invece è ai minimi storici, mentre i comprimari italiani son quelli a fare la figura migliore. Un film di consumo usa e getta che forse vent'anni fa avrebbe avuto anche un discreto successo, ma che oggi sembra obsoleto.

Anche evitando commenti sui macchiettistici stereotipi tuttora appioppati agli italiani (adesso dovrebbero conoscere tutti Il padrino?), fa specie constatare il desolante livello di questa commedia. Si è infatti di fronte a un film fracassone e riempito per lo più con una lunga serie di sciocchezze; ridere risulta difficile, molto più facile provare fastidio. Spiace vedere la fu candidata Oscar Colette interpretare un personaggio dal quoziente intellettivo così deliberatamente limitato, la Bellucci ha il freno a mano tirato e chissà, forse proprio per questo risulta la migliore.