Brutto film a episodi del “televisivo” Ugo Gregoretti. Passiamo volentieri sopra ai primi tre: il primo, PRINCIPE AZZURRO, ci parla dell'ennesimo matrimonio di interesse di Anne Girardot, che si fa suora pur di non accontentare i genitori. Il secondo, IL BASTARDO DELLA REGINA, racconta di una ricca borghese che seduce un domestico vietnamita nel tentativo di ingelosire il marito. La presenza di Nanni Loy non basta a suscitare le risate. In LA CERNIA, terzo episodio, Tony Anthony, Susan Clemm e Lars Bloch sono i protagonisti della triste fine di un dongiovanni. L'unico episodio da ricordare, se non altro per la presenza di un cast di maggior richiamo, è l'ultimo e cioè...Leggi tutto AMARE E’ UN PO’ MORIRE. Protagonista è Sandra Milo, con la sua inconfondibile voce in falsetto, sposata al Conte Filiberto Comanducci (Totò) e amante del marchese Osvaldo (Jean Rochefort), entrambi alle prese con gravi problemi di salute: il primo è arteriosclerotico, il secondo deve andare al bagno troppo spesso. E’ proprio per questo che la donna, evidentemente desiderosa di curare qualcuno per sentirsi bene, ama loro e respinge il sano dottor Della Porta (Adolfo Celi, perfetto medico già prima del seminale AMICI MIEI). Una storia non male, con un finale simpatico, ma rovinata da una sceneggiatura malriuscita (e dire che è coautore Steno) e che si salva solo nei momenti in cui compare Totò (troppo pochi), fenomenale al telefono e un po' forzato nella gag della cyclette. Tutto sommato un film trascurabile, che nemmeno nell'ultimo, più lungo episodio, lascia traccia di sé. Totò farà molto, ma molto meglio nell’appena successivo film a episodi GLI AMANTI LATINI.
Dispiace davvero constatare come questo interessante film a episodi sia frainteso e sottovalutato da molti. "Il principe azzurro", al di là della cornice farsesca, rivela, fra le righe, il perché molte donne ignoranti si facciano suore: per esercitare "almeno un po' di potere sulle persone umili e credulone". "La cernia" è esemplare nel rivelare l'insicurezza di certi uomini, che invece di sviluppare dei gusti estetici personali, si lasciano squallidamente influenzare dagli amici. Veramente brutto l'episodio con Nanni Loy e discreto quello con Totò.
Mediocre film a episodi (peraltro piuttosto sonnacchiosi), forse perché in definitiva (a parte la comparsata di Totò in "Amare è un po' morire") scarseggiano attori in grado di sostenere la scena; certo non tutto è da buttare e in definitiva il primo episodio ("Il principe azzurro") qualche sorriso lo strappa, soprattutto quando mostra la Girardot completamente allucinata dalla pubblicità che allora come oggi era martellante, ma complessivamente è un episodio inserito in un carnet di storielle di poco spessore.
Un splendente esempio di film penitenziale nel senso di irrogato come penitenza agli spettatori a sconto dei loro peccati. Ugo Gregoretti, un regista (!) che andava per la maggiore negli anni’60, dirige con la mano sinistra "una cosa" che rassomiglia a un film a episodi. Qua e là si nota la buona volontà di comporre delle azioni e di raccontare degli eventi ma Gregoretti della trama se ne frega, a lui interessa solamente il messaggio da comunicare, anche se non si riesce proprio a capire quale esso sia. Spocchia e noia si integrano alla perfezione. Male Nanni Loy, agghiacciante, mentre la Milo si salva per la bellezza.
MEMORABILE: Una primizia assoluta: Totò fa sbadigliare.
Se non fosse per l'episodio finale con Totò, Rochefort, Celi e Sandra Milo sarebbe un film da evitare assolutamente. I primi tre segmenti non sono altro che barzellette allungate, girate malissimo e con una sceneggiatura pessima. Nel finale almeno si intravede un'idea originale e la bravura degli interpreti strappa molti sorrisi. Anche qui la regia è penosa, ma almeno sembra dare un senso a un'operazione che forse era meglio se non avesse mai visto la luce. Mediocre.
Quattro differenti episodi, non collegati tra loro, che ci mostrano alcuni vizietti e strane abitudini sessuali di alcune famiglie. Brava e divertente la Girardot che rispecchia la difficile situazione della donna siciliana di una volta, mentre il resto è tutto senza mordente. Nulla da eccepire sui messaggi che l’opera vuole lasciare, ma fondamentalmente ci si annoia, anche nell’episodio dove c’è Totò.
Nel nutrito novero della commedia italiana a episodi con intenti di satira di costume, un titolo minore, sia per le idee che per la resa. Il primo episodio, forse il più caustico, si regge sull’espressività della Girardot ma è appesantito da eccessi grotteschi e surreali non ben padroneggiati; nel secondo Loy strappa timidi sorrisi; il terzo ha qualche discreto spunto che avrebbe meritato un cast di maggior spessore. Nell’ultimo segmento (l’unico davvero originale, anche se deve qualcosa a I mostri), Gregoretti cala un asso (Totò), al cui genio però la sceneggiatura offre poco.
MEMORABILE: Girardot: “Prosit, prosit, Prosecco!”; Loy: “Braccobaldo me lo porto a Zurigo”; Bloch: “Was ist ‘beccaccione’?”; Il varo del milionesimo frigidaire.
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Dvd: Medusa Home Entertainment, 2007. Buona qualità video.
Numero dischi: 1
100 min.
9 Singola faccia, doppio strato (Formato schermo Widescreen)
PAL Area 2
Lingua audio italiano, Dolby Digital 1.0 - mono
Lingua sottotitoli it
Nessun extra