Il corto non mi è piaciuto, mi sembra privo di utilità perché lo sapevamo già dei tagli (tra l'altro praticati in moltissimi contesti in Italia, in Europa, negli Stati Uniti). Certo, il cinema comunica principalmente con le immagini, quindi si voleva ribadire con questo mezzo il citato problema attraverso un film tagliato, un cortometraggio. Bene, ma forse sarebbe stato più opportuno mettere in campo un'opera sostenibile (seppure in economia) e poi dire: non ci saranno più bellezze simili! Cominciamo col fare bene le cose, poi chiediamo soldi pubblici, please!
Sconcertante. Minimetraggio firmato Monicelli, ma in realtà girato da un gruppo di giovani. Al di là delle loro ragioni (o meno) che non incidono sulla valutazione, si resta perplessi per la banalità del tutto, nonché per il fatto di avere un film in cui i titoli di testa e le didascalie di coda sono ben più lunghe del montato. Dobbiamo molto a Monicelli: perdoniamogli il fatto di aver concesso il suo nome per una cosa che, pur con tutto il rispetto, non lo merita per nulla.
Realizzato da un gruppo di studenti di cinema che sono riusciti, complice la tematica, a far apporre a Mario Monicelli la propria prestigiosa firma, con l'intento di guadagnarci in visibilità. Il cortometraggio altro non è che un spot, una sorta di pubblicità progresso, incentrato sulla polemica concernente i tagli allo spettacolo. Con una colonna sonora e delle didascalie marcatamente malinconiche e vagamente apocalittiche, l'impressione che si ha è quella di scarsa appetibilità e di leggiadro pressapochismo.
Cinematograficamente, questo corto è irrilevante... ma non è questo il punto. Infatti la parte più importante è quella occupata dalle scritte finali, che ci invitano a riflettere su ciò che i tagli alla cultura possono significare per il futuro dell'Italia. Mediando tra messaggio cinematografico e messaggio "politico", si possono affibbiare 2 pallini e mezzo. Monicelli firma, ma quale sarà stato il suo ruolo nell'operazione?
Più che un corto trattasi di uno spot stile pubblicità Progresso, il cui messaggio, a mio avviso, si comprende solo con le scritte successive alle (poche) immagini che vediamo scorrere sullo schermo. Se lo scopo è di far riflettere, sì forse... ma la forza evocativa? E poi il simbolismo della porta è faticoso da capire. Direi che questa operina rappresenta bene l'autoreferenzialismo che rovina molta parte del nostro cinema. Spero che Monicelli e Calopresti abbiano solo firmato.
Realizzarlo un po' meglio avrebbe dato maggior forza al messaggio, che meriterebbe comunque riflessioni più articolate per capire se uno predica bene e razzola male. Se ci si accontenta di quattro immagini in croce si rischia che il concetto di impegno civile diventi disimpegno a tutti gli effetti e la stessa ammissione del montatore che il corto è stato realizzato in fretta e furia più che giustificare crea sconcerto.
Spot pubblicitario di denuncia dei tagli alla cultura e alla scuola. Mah, da giovani studenti di cinema ci si aspetta qualcosa di più creativo e incisivo. Invece una prima parte fatta di nulla è seguita da scritte scontate che in alcuni casi lasciano anche perplessi (come se tutto il problema fossero meno soldi alle scuole di cinema). Un cortometraggio insignificante, che oltretutto non ha neanche l'originalità di ridare senso diverso alla banalizzazione del concetto di "armata Brancaleone" presa acriticamente. Evitare!
Piccolo/grande caso mediatico della primavera 2010. È chiaramente una provocazione attuata da una manciata di precari del cinema per protestare contro i tagli per i fondi allo spettacolo. Vedendo il corto non si riesce a capire come un'operazione così misera sia riuscita ad alzare tanta polvere; evidentemente hanno fatto da cassa di risonanza i nomi di Calopresti e soprattutto Monicelli, che a novantacinque anni suonati mantiene ancora la sua inossidabile vis polemica candidandosi a paladino della cultura nel nostro Paese.
Sul fatto che i tagli allo spettacolo abbiano pesantemente danneggiato il nostro cinema penso nessuno abbia da ridire, ma è possibile definire film (pur cortometraggio che sia) una sequenza di un minuto, mal fotografata per giunta, con un uomo davanti ad una porta chiusa, alla quale seguono stucchevoli e risapute didascalie anti-tagli? Io direi proprio di no. Per far fronte alla mancanza di fondi servono idee e volontà (e di esempi ce ne sarebbero molti), è inutile piangersi addosso come nel caso di questo corto. Inutile e patetico.
Non si può neanche definire cortometraggio, al limite uno spot. Un uomo scende da un'auto e s'incammina verso una porta, giuntovi tenta di aprirla ma non ci riesce. Una serie di didascalie ci informano che questo è il film che non vedremo a causa dei tagli alla cultura da parte del governo. Non credo che Monicelli c'entrasse granché col prodotto, di sicuro però era vicino alle istanze degli studenti dell'Istituto di Stato per la Cinematografia che lo realizzarono e quindi lo firmò, dandogli una visibilità che altrimenti non avrebbe avuto.
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DiscussioneZender • 16/09/10 08:30 Capo scrivano - 48854 interventi
Nel senso che anche negli insospettabili sono inseriti nei titoli di testa attori poi non presenti nel film, apposta per deviare. Penso, voglio dire, che ci sia un motivo se sono stati inseriti nei titoli di testa.
Zender ebbe a dire: Nel senso che anche negli insospettabili sono inseriti nei titoli di testa attori poi non presenti nel film, apposta per deviare. Penso, voglio dire, che ci sia un motivo se sono stati inseriti nei titoli di testa.
Solitamente si tratta di attori presenti nelle scene poi tagliate al montaggio. Penso a Rita Calderoni, moglie di Terence Hill ne IL VERO E IL FALSO.
Qui, però, in un film che dura un minuto, il caso è più vistoso...
DiscussioneCangaceiro • 17/09/10 11:15 Call center Davinotti - 739 interventi
Ricordo che questo cortometraggio nei giorni precedenti la sua presentazione era stato annunciato come un film vero e proprio, girato in gran segreto da Monicelli con la collaborazione di Calopresti alla sceneggiatura. Quindi oltre alla provocazione in sè c'è stato pure lo sberleffo di annunciare La nuova armata Brancaleone come remake del celebre film con un cast di giovani attori sconosciuti.
DiscussioneGugly • 17/09/10 22:45 Archivista in seconda - 4712 interventi
Mah..perplessa a dir poco. L'Armata Brancaleone evoca un gruppo di scalcinati poveracci, ma si tratta di qualcosa di allegro, non questo mortorio!
A differenza di quanto leggo nei commenti, il fatto che la durata dei titoli superi quella del film vero e proprio l'ho trovato interessante (sempre che sia voluto). Una trovata che senza dubbio poteva e doveva essere resa molto meglio (la scena rappresentata è banalissima e girata complessivamente male, e a mio parere sarebbe stato preferibile un inserto più metacinematografico, se non addirittura eliminare completamente il girato), ma che da sola contiene tutto il messaggio che i registi vorrebbero lasciare(i soldi mancano, il film non parte).
Sarebbe stato comunque ingiudicabile come film, ma come spot antitagli magari poteva anche andare, secondo me. Peccato che poi subentrino le didascalie, con la loro devastante ondata di banalità. Nel commento sono stato spietato, ma non sopporto queste cose.
ps sorvoliamo sul titolo e sulla firma del regista.