Cronaca di un anno di scuola media in banlieue. Quadro di una situazione povera di contenuti e in perenne tensione per il sommarsi di problematiche multietniche, adolescenziali e di rapporto docente/allievi. La faticosa ricerca in classe di un linguaggio minimo comune giunge a risultati modesti come volutamente e realisticamente modeste sono le realtà coinvolte. Francesi come sempre maestri nell'indagare il linguaggio della quotidianità. Qui l'ottimo regista sceglie un taglio da sceneggiato YV, ma l'ispirazione resta efficacemente giornalistica.
Interessante e originale. Lento e quasi documentaristico ma anche piacevole e appassionante, con uno stile semi-amatoriale che per una volta risulta funzionale. Ottimi gli attori, riusciti e credibili i dialoghi (notevole quello verso la fine tra il professore e la ragazza "difficile") e molto azzeccate alcune sequenze, come quella dell'insegnante alle prese con il ragazzo dark. Consigliato a tutti.
Pellicola di stampo "documentaristico" dai risultati molto interessanti. Pone vari interrogativi spingendo alla riflessione e al dibattito senza mai avere la supponenza di dare risposte certe e risolutorie. Riesce a rendere l'idea della complessità del gruppo-classe e di quanto sia difficile gestirlo e svolgere il mestiere di insegnante. Bella la sceneggiatura e davvero brillanti alcuni dialoghi. In ogni caso non un film per tutti.
Un anno di un insegnante e della sua classe in una scuola media della periferia parigina; il film di Laurent Cantet si svolge in Francia ma il suo valore documentaristico è sicuramente universale. Girato con un efficacissimo stile documentaristico, "La classe" (ma il titolo originale, "Dentro le mura", è più efficace) ci mostra il precario equilibrio che si instaura tra un insegnante e i suoi allievi in un'età difficile di questi ultimi nonchè il valore delle relazioni umane e lo spesore e difficoltà di un mestiere difficile. Da vedere.
Tre telecamere a mano: una sulla faccia del professore (quel Bégaudeau che ha scritto il libro da cui sono tratti i contenuti), una sugli studenti e una dedicata a cogliere momenti imprevisti. Nel chiuso delle mura scolastiche di questa scuola periferica, si recita a soggetto senza veri attori e la trama è praticamente assente; così ne risulta un documento indubbiamente interessante (ne scaturiranno discussioni a non finire), pure se piuttosto noioso, in diverse circostanze. Lo classifico come sperimentale e meritevole di considerazione.
MEMORABILE: In un contesto di realismo sempre a cavallo tra l'ottimismo e la tenacia del professore e il pessimismo di fondo, giungono lapidarie le parole finali.
Bello e frustrante. Come restare schiacciati fra il sistema, le buone intenzioni ed un gruppo di pre-adolescenti aggressivi. Senza retorica, con stile aspro, il regista francese ci fa entrare nella classe, ci illude che l'eccezionale prof possa accenderne la vitalità emotiva e intellettuale ed infine (che mazzata!) ci mostra il tracollo di questi tentativi. I ragazzi non si riscattano, anzi, confusi da famiglie accomodanti o impotenti, scatenano il loro sadismo proprio sul giovane prof, l'unico a tentare la via di un dialogo non istituzionalizzato. Amaro.
Buonissimo film dal taglio secco e documentaristico che offre uno spaccato di un anno in una scuola parigina. La telecamera segue i comportamenti, le espressioni facciali e i dialoghi in maniera "maniacale", quasi come fosse un pezzo di cronaca, donando alla pellicola un notevole effetto realista. Non si scade mai nella banalità e il conflitto/confronto tra insegnanti e alunni è sviscerato in maniera intelligente, in perenne bilico tra ottimismo e rassegnazione. Nella sua semplicità, poi, il finale è durissimo. Da vedere.
Fuori dalla classe c'è il mondo: da lì, i ragazzi portano il loro smarrimento, il loro senso di impotenza, mascherato di indifferenza o aggressività, nei confronti di una realtà che li rende alienati. E dall'interno della classe all'esterno che cosa porteranno? Nel migliore dei casi, se, come "la sgallettata" della classe, avranno letto Platone, porteranno ulteriori "margini di dubbio", che consentiranno loro di criticare la realtà, anziché aggredirla o subirla. Film documentario non facile da seguire, ma appagante.
MEMORABILE: "E Socrate fermava la gente per strada e chiedeva cose tipo: sei sicuro di pensare quello che pensi? E allora se lo chiedevano anche loro...".
Amaro e crudelissimo. Le camere a mano riprendono impietosamente - ma senza alcun commento - tutti i protagonisti: chi è schiacciato dal sistema, chi vi si oppone blandamente, chi si ribella con coraggio. E forse la realtà non è poi così semplice da decifrare: anche la "sgallettata" legge Platone.
Notevole approccio al mondo scolastico, mostrato "da dentro" (come indica il bel titolo originale) con stile simil-documentario che valorizza il contenuto. L'anno del prof di lettere in una terza media mette a nudo la scuola come puzzle inestricabile, nel quale la difficoltà di dialogo tra insegnante e studenti è segno di un malessere che qui non è spiegato ma solo indicato. Un documento "vivo" che innesca riflessione nello spettatore, ma anche un vago senso di impotenza. Raccomandabile la visione a studenti, insegnanti e soprattutto genitori.
Delizioso film di Cantet che indaga, attraverso una classe di studenti parigini, i piccoli-grandi problemi che possono affiorare in un paese multi-etnico come la Francia. Si passa da futili ma ficcanti disquisizioni come la coniugazione del congiuntivo imperfetto, alla frustrazione dei professori; dal risentimento di Souleymane ai problemi burocratici dell’immigrazione. Partecipe e rispettoso, Carnet si districa tra gli sguardi e i comportamenti delle persone che popolano la scuola, facendo risaltare ogni argomento e donando la giusta profondità.
MEMORABILE: Il professore che perde la pazienza e "sbotta" nei confronti dei poco rispettosi studenti.
Perché non un documentario? Cosa distingue La classe da un documentario? Perché recitare quando si vuole mostrare la realtà o esserne il più attinenti possibile? Dov'è la mano del regista? Sicuramente nella direzione degli attori non professionisti, ma un buon documentarista avrebbe raggiunto gli stessi risultati. La classe è un film che a me è piaciuto, ma di cui mi sfuggono l'essenza e il senso.
Interpretato dallo stesso autore del libro da cui è tratto il film (parliamo di François Bégaudeau), La classe è un film che mostra un anno scolastico di una scuola della banlieue Parigina, vissuta da un professore di letteratura francese. All'interno della classe non si riesce mai a ceare un momento di vera condivisione. Lo stile con cui è girata l'opera fa pensare spesso al documentario. Un ottimo esempio di come capiti che la scuola, nel tentativo di abbattere le barriere culturali, contribuisca a rafforzarle.
Cantet polarizza il confronto tra alunni e docenti: tutto avviene "dentro le mura" scolastiche; la vita privata, il quotidiano sono esclusi o vi accedono per sommi capi (Bégaudeau è omosessuale? Wei verrà estradato? Souleyman riuscirà a integrarsi? Quesiti di massima...). La scuola si configura come luogo di contraddizioni vitali, di coercizione e riscatto, elaborazione e immobilismo; le regole si fanno appigli, fondamenti, convenzioni (la pretesa del "Lei"). Il quadro è parziale, ma assolutamente pertinente; il naturalismo non documenta, mira all'umanità. Eccezionali i giovani interpreti.
Se fatto con coscienza, il mestiere di professore deve essere fra i più stressanti: qui seguiamo, nell'arco di un anno scolastico, le lezioni di un insegnante di francese in una media della periferia parigina, alle prese con una classe multietnica di adolescenti in piena età ingrata. Tutto racchiuso fra le mura del microcosmo scolastico, Cantet non vuole fornire risposte, ma porre domande, seminare dubbi, rafforzare incertezze. Un realismo convincente - i ragazzi non sembrano recitare ma mettere in scena se stessi - che costituisce il pregio maggiore del film ed insieme il suo limite.
MEMORABILE: Alla fine dell'anno scolastico, l'ultimo colloquio con una alunna che confessa di non aver imparato nulla e di non voler continuare a studiare.
Chi ha detto che la classe non è acqua? La classe è alta marea, tromba marina, deriva dei continenti. La classe è aporia inter-etnica. La classe è darwiniano rigurgito pre-selettivo. La classe culla di disagio e non appartenenza. Il bluff della cultura, palliativo che non cura un’umanità ferita a morte. Il bluff della grammatica da anime belle, che non sottrae a esistenze stradaiole fiere dell’analfabetismo corrente. La radiazione di insegnanti umani troppo-umani consci di avere davanti generazioni senza speranza, cui non resta che cercare di trasmettergliene. La classe è il pubblico di classe, dunque, e Cantet l’utopista battagliero, il film un tema in bianco, accecante.
Un anno di vita studentesca durante le lezioni in una scuola media francese. L'ambiente descritto è multietnico e il livello è in equilibrio tra la periferia accesa delle banlieu e chi è più tranquillo. Numerose le sfumature di approccio all'insegnamento dei professori che devono inculcare nozioni a insolenti e scurrili ragazzi. A volte i toni vanno oltre il ragionevole manco fossimo nell'arena dei leoni. Anche le inquadrature mosse seguono il livello di tensione e nella prima parte son troppo accentuate. Comunque resta uno spaccato valido delle scuole francesi.
MEMORABILE: Gli autoritratti; Il ragazzo dark che pensa di essere diverso; Il tu al professore; La madre africana.
Cantet ci immerge nella realtà scolastica della periferia parigina per sensibilizzarci sulle attuali difficoltà del sistema educativo in contesti sociali multietnici e testimoniare il drammatico senso di impotenza degli insegnanti. Tra film e documentario, è un prodotto efficace che offre purtroppo un quadro complessivamente desolante e senza troppe speranze.
Insegnante di lettere in una scuola “difficile” della banlieue di Parigi, una classe di terza media di etnie eterogenee con preparazione e attitudine disastrose. Non si scoraggia e cerca di instaurare un dialogo combinando educazione e insegnamento. Meritatamente Palma d’oro a Cannes nel 2008, è un film da camera (da aula in questo caso) a tutto tondo, quanto mai sferzante sul contrasto tra missione pedagogica e società (poco) civile. Velato pessimismo di fondo evidente nel finale, straordinari gli interpreti con Begaudeau pressochè perfetto tra dedizione e frustrazione.
MEMORABILE: Gli incontri coi genitori; La riunione del consiglio di classe.
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Molto bello come film, ma a differenza di molti non lo ritengo verosimile alla realtà scolastica ne francese ne italiana forse la realtà e peggio o forse "meglio" per diversi motivi.
Anche se girato in una scuola vera con studenti veri e tutto il resto trovo che le situazioni sono un pò costruite a tavolino.