Risorse umane - Film (1999)

Risorse umane

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/09/08 DAL BENEMERITO PIGRO
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Pigro 5/09/08 08:06 - 9665 commenti

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Giovane laureato fa il tirocinio nella fabbrica dove il padre lavora da operaio e viene messo al reparto “risorse umane” per decidere molti licenziamenti. Un film di forte impegno sindacale: un’opera più unica che rara, che pone al suo centro le lotte dei lavoratori contro i licenziamenti decisi dai padroni senza vera strategia. Bello l’equilibrio tra la drammatica storia privata (padre operaio e figlio manager) e la lotta operaia ripresa con piglio simil-documentaristico. Ma non riesce a emozionare come potrebbe.

Stefania 3/03/10 00:34 - 1599 commenti

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L'anziano operaio Jean Claude lo presenta con orgoglio ai dirigenti della fabbrica dove lavora da trent'anni, suo figlio Frank, neo-laureato in economia. Frank è lì soltanto per uno stage, ma si ritrova coinvolto in una battaglia sindacale contro il licenziamento di dodici operai. Tra questi, suo padre... Nello stile documentaristico di Cantet, uno scontro tra generazioni e tra classi, dal quale emerge il difficile dilemma di Frank, diviso tra l'incomunicabilità con suo padre e il disprezzo per i suoi padroni.
MEMORABILE: Il violento confronto tra Frank e Jean Claude quando quest'ultimo si rifiuta di partecipare all'occupazione della fabbrica.

Galbo 6/03/10 09:07 - 12392 commenti

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Efficace rappresentazione di un dramma sociale (i ridimensionamenti di personale nelle fabbriche tramite licenziamenti) contrapposto ad una vicenda personale e famigliare in questo bel film di Laurent Cantet che affronta la vicenda in modo sobrio e lucido, senza alcuna concessione alla spettacolarità e pertanto in modo realistico. Componente emotiva scarsa probabilmente per precisa scelta registica.

B. Legnani 11/08/15 16:06 - 5530 commenti

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Grande delusione. Paga l’anacronismo nel pensare oggi (con quanto accaduto nell’ultimo decennio) a quelle 35 ore che si ipotizzò d’introdurre in Italia, ma il grave è che parte da un assunto nobile (i figli che rubano il posto di lavori dei padri) svolgendolo in modo rozzo, con snodi inverosimili, e in modo ridicolo: una macchietta la sindacalista, una macchietta l’imprenditore. Delirante l’ingresso notturno senza sistema d’allarme. Tradotto male dal francese. Recitato così così e doppiato peggio.

Cotola 8/11/15 00:07 - 9043 commenti

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Temi molto importanti, interessanti ed attuali (a parte le trentacinque ore ed i suoi effetti) quelli trattati dal film: il mondo del lavoro, la fabbrica, i "vecchi" e i "giovani" e la distanza, forse incolmabile, tra generazioni. Il merito principale del regista è quello, a mio avviso, di trattarli in modo sobrio e direi anche onesto pur essendo abbastanza chiara la politicità del film. E soprattutto non giudica e non dà risposte ma spinge ad osservare e a porsi domande cui non è facile rispondere. Gli attori sono quasi tutti non professionisti e si vede.

Magi94 19/11/20 22:30 - 952 commenti

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Efficace dramma proletario francese. Visto l'anno di uscita potrebbe sembrare fuori tempo massimo, ma la storia e l'ambientazione non stonano negli anni 90: non racconto di una classe proletaria "unita nella lotta", ma di operai ormai (quasi) piccolo-borghesi, con la voglia di lavarsi di dosso il passato sporco e il fascino delle nuove generazioni per il mondo dei colletti bianchi. Serrata e credibile la storia, con il drammaticissimo personaggio del padre, straziante e molto veritiero. Bravi gli attori, da ascoltare in lingua originale perché il pessimo doppiaggio è macchiettistico.
MEMORABILE: Lo sfogo del figlio verso il padre. Il viscido personaggio del "padrone".

Daniela 12/06/22 08:49 - 12660 commenti

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Nel pieno del dibattito circa l'introduzione dei 35 ore lavorative, un giovane laureato a Parigi in economia e commercio torna nella città natale in Normandia per effettuare uno stage presso la stessa azienda in cui il padre lavora come saldatore da oltre trent'anni... Il film ha il pregio di affrontare temi poco battuti con un approccio schematico ma efficace in cui la contrapposizione tra operai e padroni si intreccia con quella tra generazionali diverse. Anche se non tutti i personaggi risultano ben delineati, nel complesso la storia riesce a interessare e coinvolgere.

Paulaster 21/04/23 19:21 - 4417 commenti

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Figlio di un operaio fa uno stage nella fabbrica in cui lavora il padre. Il soggetto, che affronta il tema delle 35 ore settimanali, verte più sul dibattito interno alla fabbrica che sulla sua attuazione pratica. I toni sono accesi perlopiù, ed eccessivi talvolta (la sindacalista, con gli amici). Lo snodo della lettera spiata è inverosimile sia per come si guarda nel pc del capo che nella seguente intrusione notturna. Il ruolo più aderente alla realtà è quello del padre, che non molla la macchina in catena anche se è stato licenziato.
MEMORABILE: La porta saldata; Lo stagista buttato fuori dalla fabbrica; Il questionario a risposte chiuse.

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