Tipico lacrima-movie made in Italy in cui a colpire è forse prima di tutto l'estrema bellezza di tutti i protagonisti (a cominciare dai bambini), avvolti in immagini coperte da una patina che ne fa risaltare l'aspetto romantico. Al centro della storia il figlio (Alessandro Cocco) di un ricco imprenditore (John Richardson), spesso assente da casa per lavoro e non solo (ha l'hobby delle corse in monoposto, che lo porteranno ahilui a una fine prematura). Il piccolo, reduce da quella che la madre (Senta Berger) chiama “una bellissima estate" sulle spiagge toscane dove ha la villa delle vacanze, soffre la lontananza del padre, è quasi sempre triste e trova conforto nei...Leggi tutto suoi coetanei (la sua amichetta vicina di casa e i compagni di scuola). Sergio Martino dirige il film sfruttando i luoghi comuni del genere senza aggiungere alcunché di personale: si limita a non far sfigurare il cast e procedere fiaccamente come se bastasse qualche intenso primo piano a coinvolgere. A Line Toffolo tocca di alleggerire un po' la cappa di malinconia costante col suo Barone Rosso, un barbone sciroccato che ama raccontare vecchie storie di guerra e che si offrirà di accompagnare (tra mille impacci) il protagonista a Milano per cercare il padre: umorismo per modo di dire, più che altro gag da guitto, ingenue, da ragazzi, come se a loro in fondo fosse indirizzato il film. Poco trasporto tranne forse nel finale, in cui talmente si esagera coi ralenti, il flou e la poesia a buon mercato, da stuccare.
Un buon lacrima movie di Sergio Martino, che si avventura anche in questo genere così proficuo negli Anni Settanta. Buona parte del film risulta piacevole da seguire, in alcuni momenti diverte (la presenza del surreale Lino Toffolo giova in tal senso!) e "prepara" lo spettatore alle amarezze e alle lacrime della parte finale del film. Tutti gli attori sono appropriati e la bella Senta Berger è sempre un piacere da vedersi. "La bellissima estate" ha il solo torto di essere all'ombra di altri "lacrima" più blasonati.
Lacrima-movie che segue in prevalenza il sentiero della commedia (le monellerie degli scolaretti, le stramberie di Toffolo nei panni di un improbabile “Barone Rosso”) salvo terminare in modo tragico, come genere impone. L’inserimento di flashback – ora malinconici, ora elegiaci – spezzano la linearità del racconto. Trionfano i buoni sentimenti dell’amor filiale e l’amicizia con coetanei e non. Discreto.
Piangereccio con tutti i crismi e i topoi del caso, realizzato professionalmente e tutto sommato senza eccessi kitsch (oddìo, la visione nel finale... ). Qualche distrazione in sceneggiatura, casomai (non ci son state esequie per il de cuius? E come han fatto a tenerle nascoste all'acuto e sensitivo ragazzino?). Toffolo nel suo ruolo eterno, terribile la Boratto, Senta Berger bellissima come sempre.
Classico lacrima che segue tutte le regole del gioco: genitori ricchi, figlio triste, qualche momento di felicità e immancabile tragedia. Martino qui irriconoscibile punta molto sulla bellezza, i protagonisti, ma anche le ville e le ambientazioni toscane. Non certo un capolavoro, ma un bel film che merita di emergere dall'oblio.
Commedia lacrimevole anni 70 che tutto sommato risulta essere fra le più piacevoli girate in quegli anni. La parte comica è affidata a Lino Toffolo, per il resto momenti tristi in cui è il caso di preparare i fazzoletti. Musiche gradevoli e adatte alla storia raccontata. Brava Senta Berger.
Martino, regista instancabile del cinema di genere, batte anche la strada del "lacrima movie" e ci riesce dignitosamente. A parer mio realizza un film non prefetto ma sicuramente di buon livello. Riprese sul mare, primi piani e ricordi in flashback "stile Leone" sono dosati sapientemente senza stancare e si lascia spazio anche a momenti comici grazie a Lino Toffolo. Musiche lacrimevoli ma ben ritmate. Una visione la merita, anche per capire come una volta si faceva bel cinema semplicemente!
MEMORABILE: La fuga a Milano; Il barone Rosso; La morte del padre!
E anche Sergio Martino si infilò nei meandri stretti e affascinanti del lacrima-movie: lo fa con la sua classe da artigiano del cinema, costruendo una storia struggente ma anche piena di sentimenti di amicizia interclassista che stemperano un po' il magone di questa triste vicenda familiare. Bello vedere la mia Toscana (Rosignano, Castiglioncello, Pisa) su pellicola. Promosso e da rivalutare rispetto ad altri lacrima ben più famosi.
Lacrima movie di Martino; come tutti i suoi film del periodo la produzione è di prim'ordine, la regia sicura e la narrazione scorre fluida senza grossi momenti di stanca. Il genere è codificato è non ci si possono aspettare grosse sorprese (sopratutto sul come andrà a finire), ma va dato atto a Martino di saper interpretare uno spartito stra-abusato nel migliore dei modi dosando malinconia e leggerezza, riuscendo a evitare patetismi comuni a molti prodotti analoghi. Volti azzeccati degli interpreti e spassoso il personaggio di Toffolo.
Un buon lacrima-movie, che non si concentra solamente sul dramma a tutti i costi ma va a toccare altri temi degni di nota, il più importante dei quali è l'amicizia tra ragazzi, con scene che riportano a tempi ormai purtroppo andati. Per il resto la tragedia è comunque annunciata e scontata e sorvola il film per tutta la sua durata, ma mai in maniera troppo fastidiosa. Senta Berger bellissima, bravi gli altri attori compreso il giovane protagonista, pur nella sua scarsa espressività. C'è anche Lino Toffolo. Un esempio di film lacrimevole che si guarda con piacere. Discreto.
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DiscussioneZender • 27/11/07 20:37 Capo scrivano - 48957 interventi
da fan e compaesano del buon Toffolo mi piacerebbe sapere quanto si vede, nel film, il Lino, E' una presenza di un paio di scene o si vede un po' di più?
Zender ebbe a dire: da fan e compaesano del buon Toffolo mi piacerebbe sapere quanto si vede, nel film, il Lino, E' una presenza di un paio di scene o si vede un po' di più?
Beh, il buon Lino è un personaggio di contorno, ma piuttosto presente, specie nella parte centrale del film e nel secondo tempo. La sua comicità surreale è per certi versi commovente e perciò in linea con lo stile del film che prevede la lacrimazione (la scena dell'aereo è quasi drammatica: “il pagliaccio che piange"...).
I due numeri di Tex che si vedono nella camera del piccolo Gianluca (Cocco) quando questi getta lì il regalo dell'amante di sua madre sono rispettivamente:
La gola della morte (n°39, gennaio 1964)
La dama di picche (n°116, giugno 1970)
CuriositàZender • 30/09/16 18:31 Capo scrivano - 48957 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: