Uno di quei film che non si preoccupa minimamente di coinvolgere nel gioco (in questo caso il baseball) chi potrebbe non essere a conoscenza delle regole; si cerca di acquisire punti con una sceneggiatura accurata e una misura quasi sempre premiante, se nel cast c'è chi sa recitare. Non per niente - grazie a un ottimo Brad Pitt nel ruolo di general manager degli Oakland Athletics - il film è difficilmente attaccabile dal punto di vista della professionalità, ma è palesemente carente sotto il profilo della vivacità: è fiacco, stinto e fatica a uscire dallo spunto di base per tuffarsi nell'azione. Vivere il baseball dietro le quinte poteva essere una scelta...Leggi tutto interessante (uno splendido risultato lo ottenemmo in Italia con ULTIMO MINUTO), raccontare la filosofia che unendo statistica e risparmio portò gli Athletics a risultati straordinari anche, ma bisognava poi saper ampliare il discorso, senza fermarsi a una mera riproposizione del "metodo" spalmata per tutta la durata. La prima parte, in cui la novità trova la sua applicazione, è notevole, ma quando ci si accorge che i match vengono tradotti in termini tecnici e la regia tende a compiacersi troppo dell’approccio extra-sportivo e quindi universale del film, allora ci si chiede se non erano meglio una sceneggiatura e un montaggio più lineari che potessero seguire con maggiore chiarezza le dinamiche della storia. Peccato, perché il finale è insolito e lascia ampio spazio alla riflessione.
Proiezione ideale per il pubblico Usa: baseball, storia vera e un paio di grandi attori. Il film scorre inesorabile nella sua lentezza e i rari attimi che dovrebbero aggiungere pathos alla vicenda rallentano ancor più la narrazione. Certamente la sceneggiatura è solida e vi sono poche sbavature, ma anche il cast fatica. Pitt è ispirato solo nella prima parte e Hoffman è utilizzato al lumicino. Più che una World Series, sembra di assistere a un'amichevole precampionato.
Non è un film sul baseball. Per fortuna. È un calibrato affresco sulla capacità umana di sovvertire le regole di un ambiente tradizionalista e con i suoi interessi consolidati. Scritto molto bene - facendo economia di banalità e trionfalismi - e girato con occhio clinico permette a Brad Pitt e Jonah Hill una prova da applausi (peccato per la particina di Hoffman). Coniuga il senso di ribellione col romanticismo di Davide contro Golia e ti entra dentro, dall'inizio alla fine, superando anche la più ottimistica previsione.
Pur essendo profondamente americano, non è il solito film a stelle e strisce. La prima parte sembra all’insegna dell’american way of life ed in particolare sul mito della seconda possibilità. In realtà le cose sono ben più complesse e la sceneggiatura, sapientemente scritta, pur non andando poi così in profondità, rifugge meritoriamente la retorica ed i facili trionfalismi e contiene tante sfumature profondamente amare che trovano il culmine nella parte finale. Solido intrattenimento come sanno fare solo dalle parti dello zio Sam.
Parte in sordina, molto freddo, asciutto e quasi noioso, penso volutamente per far emergere una seconda parte, assieme alla musica, trascinante ed emozionante. Ma nel momento in cui sembra decollare verso ciò che voleva dimostrare, ecco la ricaduta con tanto di riflessioni pseudo psicologiche (sempre di sport si parla, anche se il baseball è preso come metafora di vita); poi risale e si avvia a un finale che rimette tutto sulla linea dello zero. Un film di uomini interpretato da uomini (le donne portano il caffè, tranne la figlia di Billy).
MEMORABILE: Come fai a non essere romantico col baseball?
I numeri possono battere i soldi? È questa la domanda a cui "Moneyball" cerca di dare una risposta. E la risposta è no. La terza opera di Bennett Miller è coinvolgente, emozionante, romantica e molto americana, ma non lo fa pesare. Buone le prove di Brad Pitt, Jonah Hill (candidato all'oscar).
MEMORABILE: "The show" di Kerris Dorsey cantata dalla figlia
Billy con certosina dedizione (e un filo di scaramanzia) porta fino in fondo la follia del proprio assurdo progetto: applicare la statistica per scegliere i giocatori necessari alla composizione del roster, sovvertendo così i meccanismi conservatori protratti da scout ancorati a vecchi clichè. Zaillian e Sorkin compiono un miracolo rendendo fruibile a tutti uno sport ostico come il baseball, offrendo al racconto un respiro più ampio e internazionale grazie alla potenza del messaggio che sta alla base. Grande esempio di cinema!
Stravolgere le regole, le abitudini consolidate, ma per adottarne di nuove e più rigide, tutte affidate a proiezioni statistiche. Dare una change a giocatori considerati da tutti alla stregua di "articoli difettosi" ma poi vendere o scambiare gli stessi come se si trattasse di pezzi di un album di figurine. Il film vive di queste ambiguità, come è ambiguo il personaggio di Pitt, molto bravo. Il risultato è interessante, l'andamento disteso consente riflessioni non peregrine sul rapporto fra sport e vita, ma anche contraddittorio, irrisolto.
Non un film sullo sport in senso stretto: infatti può essere agevolmente apprezzato anche dai non estimatori di questa attività così tipicamente americana. Molto made in USA è comunque la morale del film, che è quella eterna della seconda possibilità e delle profonde motivazioni dell'individuo. Una bella sceneggiatura, ricca di sfumature e con bei ritratti di personaggi e un ottimo gruppo di attori, capitanati dal sempre più bravo (ed abile nello scegliere i ruoli) Brad Pitt. Dopo il bel Truman Capote, una conferma per il regista Miller.
Biopic di una certa consistenza, che abbandona i campi di baseball per insinuarsi a suon di parole dietro le quinte di un sistema tradizionalista, restio ai cambiamenti e mercanteggiante senza sosta (molto peggio di quello che avviene da noi, col calcio). Bennett Miller mette in scena una sorta di rivalsa e di rovesciamento della situazione e delle regole, dimostrando che alla mancanza di soldi si può sopperire con il cervello. Bravo Brad Pitt, ma niente male pure Hill; giusto un filino sprecato Philip Seymour Hoffman. Godibile.
Ben recitato, ma mai coinvolgente (a parte la scena al negozio di strumenti con la figlia), ci mostra quanto il calcolo statistico possa portare ai migliori risultati, facendo sbarellare il povero allenatore, che vorrebbe far giocare i più forti (glieli vendono tutti per metterlo all'angolo) e i puristi di questo sport, che mal sopportano una simile spiazzante novità. E' diretto con mestiere; e il rapporto tra Pitt (convinto di ciò che sta facendo) e il rotondo statistico (un pesce fuor d'acqua) permette allo spettatore di seguire la vicenda, anche se l'interesse va e viene un po' troppo.
MEMORABILE: Le contrattazioni; La partita della ventesima vittoria consecutiva (il record), dove la squadra è avanti 11 a 0, ma si fa addirittura raggiungere.
Il baseball è uno sport in teoria poco filmabile, pieno di tempi morti. Ma essendo il national pastime della nazione più cinematografica del mondo, film sugli home runs e gli sliders se ne fanno parecchi. Moneyball racconta una storia vera, il dietro le quinte dei manager e della lotta impari tra squadre dei cosiddetti "small markets" e grandi potenze come Boston e New York. A parte il bravo Pitt, onestamente della storia a un europeo temo arrivi ben poco e il film diventa presto noioso. Io, per dire, se vedo il Fenway Park non è che mi emoziono...
MEMORABILE: Notevole "The show", la canzone cantata dalla figlia del protagonista, composta appositamente per il film.
Decisamente buona questa parabola umano-sportiva di un “cocciuto perdente contro il mondo” messa in scena da Miller, che smantella uno tra gli sport simbolo dell’American dream raccontandoci una sorta demitizzazione passando per il dietro le quinte di un sistema cinico e febbrile dove i giocatori sono pura merce di scambio, burattini di un meccanismo che tende i fili a proprio uso e consumo. Ben bilanciata la narrazione, che passa dalla veridicità delle immagini di repertorio alla sobrietà del romanzo. Coerente.
Oh che bella sorpresa! Ah che film netto e coinvolgente senza bisogno di fronzoli trionfalistici! Lo script antiretorico di Sorkin, molto ben assecondato dalla regia sfumata di Miller, riescono nel piccolo miracolo di costruire un "diamante" cinematografico classico, capace di far sentir a casa (base) anche i neofiti del baseball. Sul monte di lancio poi Pitt e Hill sfoderano una varietà di palle (recitative) slider e curve tale da lasciarci tutti in strike. Film che senza voler "ammaestrare" fornisce una lezione di etica sportiva romanticamente universale.
MEMORABILE: La canzone che la figlia canta a Billy Bean; Il "briefing" degli osservatori con Billy Bean.
Dopo il bel film su Truman Capote, Bennet Miller si rifà con questo buon film centrato sul mondo del baseball americano. Storia interessante, che nonostante la durata (due ore e passa) non annoia, anzi. Ottimo Brad Pitt. Da non dimenticare, anche se in un ruolo di non primaria importanza, Philip Hoffman.
Sarà che per me il baseball ha lo stesso fascino delle pulizie di casa ma non sono rimasto granché colpito. Molto, molto, arriverei a dire troppo, americano nell'impostazione e nell'idea di fondo (adapt or die!), non è riuscito ad appassionarmi sebbene io sia particolarmente propenso ad esaltarmi e commuovermi per l'epicità dello sport. Non che si possa considerare un brutto film perché è girato con discreto rigore, recitato in maniera misurata soprattutto da Pitt e in fondo si lascia guardare, ma l'ho trovato un po' asettico. Come la statistica.
Ottima interpretazione di Pitt, che fornisce spessore a un personaggio così tanto dietro le quinte da faticare a mantenere lo sguardo sul diamante. La vicenda che sceglie di raccontare Miller non verte sul baseball in sé, anche se sarebbe utile conoscerne qualche dettaglio per una migliore comprensione, quanto sulle intuizioni che portarono la componente gestionale di questo sport a un nuovo livello. Il taglio scelto funziona soprattutto per merito del protagonista, che immette energia dove fisiologicamente può mancare, e arriva anche a una lodevole conclusione.
Gran bella variazione sul tema dei film sportivi. Non ci si sofferma tanto sugli allenamenti e sulla squadra in campo quanto sulla metodologia adottata per metterla insieme (da una storia vera) raccontando al tempo stesso una storia di ostinazione e determinazione. La sceneggiatura e la regia rendono bene, dando fluidità a un film lungo ma mai noioso che anzi appassiona sempre di più con lo scorrere del tempo. Molto buone le prove di Pitt e Hill, che insieme formano una bella coppia e regalano anche qualche bel momento di ironia. Da vedere.
Il film è abile a miscelare il divismo di Pitt e la figura eccentrica di Hill (il solito nerd che capisce tutto): ne risulta una strana coppia che potrebbe persino funzionare se il resto girasse almeno a medio regime. E invece la definizione dei personaggi a latere (i giocatori) risulta sommaria, così come quella del mondo tradizionalista del baseball, un po’ tirata via. Risaputa, peraltro, la parabola da giocatore fallito del protagonista, un loser fatto con lo stampino. Svogliato e in ombra Hoffman. Rimane la scorrevolezza dell’insieme.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneZender • 5/02/12 08:28 Capo scrivano - 48839 interventi
Mah, secondo me non è facile trovare in Ialia spettatori disposti a seguire una storia comunque centrata su uno sport che da noi praticano in pochissimi. Poi sulla professionalità degli americani in ogni ambito non ci sono dubbi.
Cotola avevi ragione mi è piaciuto moltissimo! Del resto sono stato aiutato dalla mia passione per il baseball (anche se credo che gli sceneggiatori hanno saputo dare un respiro più ampio ed internazionale alla vicenda).
Mi dispiace che l'abbiano visto pochi davinottiani. IPER CONSIGLIATO
Billy Beane, il protagonista del film nella realtà, approda al calcio e precisamente in una squadra della serie A olandese. Ovviamente in una di quelle con meno soldi a disposizione.