Brannigan, poliziotto americano, va a Londra per prendere in custodia un criminale del suo paese, ma appena arriva quest'ultimo viene rapito. Buon poliziesco portato avanti dal grintoso e leggendario Wayne con grande carisma e bravura. Ci sono bei tocchi humor derivati dal contrasto del suo personaggio dai metodi spicci con i più posati poliziotti inglesi. Bravo anche Attenborough, così come i cattivi Ferrer e Vernon. Qualche buona scena d'azione, un po' di lentezza all'inizio e una trama banale ma tutto sommato gradevole.
Il maturo e carismatico Wayne in trasferta inglese con i suoi metodi spicci ed efficaci contrapposti alla pacata flemma anglosassone. Dopo una partenza non proprio accelerata il film si pone su binari più consoni per un poliziesco e regala qualche discreta scena d'azione. Wayne comunque sempre magnetico, anche senza cappello da cow boy o divisa da Marines.
Non più cowboy ma poliziotto, John Wayne conserva i suoi modi spicci e quindi non può trovarsi in perfetta sintonia con i più flemmatici colleghi inglesi. Ci mette un po' a ingranare, ma poi diventa piacevole questo poliziesco "formato famiglia", percorso da una buona dose di ironia e che non porta mai all'esasperazione le scene di violenza, concentrate perlopiù nel finale. Trama non eccelsa ma nemmeno da buttare e bel cast di contorno per un film che, se visto senza porsi troppe aspettative, riesce anche a divertire.
Anche lontano dalle praterie del Far West Wayne mantiene il suo atteggiamento da duro, cavaliere senza macchia e senza paura. Qui lo troviamo affiancato a Richard Attenborough, la cui cultura tipicamente inglese cozzerà non poche volte col pragmatismo americano. La trama non brilla per spettacolarità e il film è tirato per le lunghe, risultando lievemente stucchevole nel finale; ma in generale risulta gradevole, grazie anche a qualche lodevole spunto registico (l'inseguimento). Innumerevoli gli elementi che ritroveremo nei moderni film d'azione.
MEMORABILE: Il modo in cui vengono cambiate le canzoni del jukebox.
A Hickox piace pachidermico. Convinto che basti ingaggiare un pur prestigioso Wayne quale Atlante di 110 pesantissimi minuti, confeziona un action thriller a carburazione bradipica, di cui si depositano in fondo all'archivio anamnestico spettatoriale più alcune singole alzate d'ingegno e azzeccate sequenze (la calamita, il fucile-trappola, il wc, la scazzottata con jukebox, il ponte) che la totalità di un'opera che rovina immediatamente sull'asfalto non appena azzarda tentativi di decollo, zavorrata come è da troppo metraggio inessenziale che finisce col renderlo più boiled che hard.
Poliziesco dal taglio televisivo, complessivamente soporifero nei dialoghi e carente di ritmo, accompagnato però da una stupenda colonna sonora di Dominic Frontiere. Limitati gli spunti interessanti, una "simpatica" scazzotata in stile western e un ottimo inseguimento (come già fatto nel precendente Il sanguinario da Hickox). Sarebbe servito un protagonista più dinamico, rispetto all'indiscutibile Wayne, ma ormai a fine carriera (stesso difetto di È una sporca faccenda). Loffio anche il finale, poco credibile negli sviluppi.
MEMORABILE: Il salto dal ponte.
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Chissà che il nome (e la carica) del personaggio principale tenente (in originale. Da noi è diventato, almeno nel titolo, ispettore) Brannigan non sia un omaggio dall'omonimo personaggio di "Bulle pupe".
Anche lì c'era un tenente Brannigan, interpretato da Robert Keith.