Dopo i clamorosi successi di Butch Cassidy e La stangata Robert Redford torna al servizio di George Roy Hill (questa volta senza la compagnia di Paul Newman), ma del tutto inaspettatamente il prodotto fu un mezzo flop commerciale; peccato perché in effetti il film merita. Redford interpreta un pilota dell'aviazione che dopo la prima guerra mondiale si guadagna da vivere facendo acrobazie aeree. Dopo una prima parte molto brillante il film vira sul drammatico e questo, probabilmente, gli ha alienato la simpatia del pubblico. Merita una visione.
C'è un alone di romanticismo che pervade tutto il film; una disincantata visione condotta con grande bravura da Hill. Le vicende degli ex aviatori che si reinventano acrobati per le accorrenti masse sono costrette a mettersi in riga e rispettare i tempi che cambiano, il progresso che incalza. Come il biplano, che vola alto e smargiasso nella prima parte per poi planare delicatamente verso un inevitabile tramonto di un'epoca; non prima di concedersi un ultimo ballo, prima di uscire di scena. Riprese aeree vere, coinvolgenti, vertiginose.
Manetta, pedale, cloche... quando gli aerei si guidavano tenendo conto anche delle sensazioni che venivano dal fondoschiena del pilota. Il protagonista non è solo temerario, ma ribelle e sognatore. Foulard bianco svolazzante, occhialoni, Redford incarna alla perfezione il personaggio di Waldo Pepper, alla ricerca di una gloria solo sognata ma che, guarda caso, il cinema l'aiuterà a realizzare. Direi che le acrobazie aeree sono il punto di forza del film, assieme alle punte drammatiche degli incidenti accettati come inevitabili prezzi da pagare.
La pellicola si fa apprezzare per le ottime, acrobatiche riprese in volo. Pecca però nella caratterizzazione dei personaggi, che sembrano eccessivi. Lo stesso Redford ha reazioni esagerate, seppur dettate dall'enfasi del momento (l'amico arso vivo causa mozzicone di uno spettatore curioso). E queste forzature influiscono non poco sulla narrazione. Resta comunque un buon spettacolo per gli occhi, qua e là in grado anche di suscitare qualche emozione, come il tentativo di salvataggio di Mary Beth. Nota di merito per quando torna a casa tutto rotto. Non male dopotutto.
MEMORABILE: Viene comunicato a Redford che non avrà la licenza (strano che non l'abbiano ingabbiato subito; Aveva fatto disastri al Luna Park per vendetta)
Per la terza volta Roy Hill dirige Redford in un film dai toni altalenanti. Molto riuscita la prima parte picaresca con alcuni piloti reduci della prima guerra mondiale che tirano a campare esibendosi in pericolosi numeri di acrobazia aerea, qualche incertezza nella seconda in cui i toni si fanno più drammatici ma i comportamenti dei personaggi appaiono talvolta forzati, poco congruenti ed anche Redford, efficace come spaccone raccontaballe, appare meno convincente. Difetti riscattati nel bellissimo epilogo, struggente ed altamente spettacolare, come lo sono del resto tutte le riprese in volo.
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