Non si può non rimanere rapiti dalla tenerezza di Totoro, un grosso animale peloso e morbido che vive all'interno di un albero antichissimo. La storia creata da Miyazaki è molto semplice e rivolta al pubblico più piccolo ma, una volta iniziato, rapisce anche i "più grandi": probabilmente per la tranquillità che lo permea. I disegni sono molto semplici, come d'altra parte le animazioni, ma questo poco importa: è divertente e mette di buon umore. La musica dei titoli di fondo è una droga.
Totoro è una favola piena di emozioni, gioie, paure e dolori. È una favola ambientalista che parla della natura e del rapporto con gli spiriti che la rappresentano, nella quale spesso non si riesce a distinguere sogno e realtà. Miyazaki ritrae un vero e proprio spaccato di vita giapponese nel dopoguerra e i luoghi dove si svolgono le vicende sono i luoghi dove anche il regista ha vissuto la sua infanzia. Tutto nel film è disegnato con estrema cura ma alla storia manca forse un po’ di azione rispetto agli altri film dello Studio Ghibli.
Notevole film d'animazione. La storia è semplicissima, ma Miyazaki riesce a raggiungere dei livelli altissimi sia per quanto riguarda la qualità dei disegni (alcuni dei quali lasciano veramente a bocca aperta) sia per una tenerezza e una dolcezza di fondo che non possono lasciare indifferenti. Belle musiche di Joe Hisaishi. Simpatico, leggero e commovente; da non perdere.
La percezione panica, abbacinante dell’infanzia definita da Miyazaki nella scansione temporale esatta e placida del quotidiano adulto. Questo mondo è popolato di anime e genii, e negli interstizi tra desiderio e logica, nelle intercapedini dei corpi, addentro all’epica irriducibile dei sogni, parla un linguaggio universale; e mentre Alice precipita nelle meraviglie insospettabili del cosmo, chi è desto vive il cataclisma di un raffreddore… Con ventuno anni di ritardo nelle sale italiane, ecco il film rivelazione di Hayao Miyazaki: illuminante, complice, imperdibile.
Tra i film più celebrati di Miyazaki, a differenza di altri, Il mio vicino Totoro è esplicitamente rivolto ad un pubblico infantile, Ciò non toglie sia estremamente godibile da tutti per l'universalità dei messaggi che reca: l'amicizia, la solidarietà, il rispetto e l'amore per il mondo della natura e tutte le creature (animali e piante) che lo popolano. Il tutto raccontato in modo semplice e diretto e con una grafica suggestiva.
Il Miyazaki delle origini è meno articolato, meno allegorico rispetto a suoi recenti lavori ma non per questo meno godibile. Anzi, la prima parte con le due sorelline che scoprono la nuova casa e gli esseri del bosco è qualcosa di soave. Poi il tutto si normalizza e segue percorsi prevedibili, comunque ben scanditi dalla penna del regista giapponese. Da ricordare il "gattobus".
Due sorelline si trasferiscono in campagna col padre mentre la mamma è ricoverata in ospedale. Nel nuovo ambiente avranno modo di sprofondare in un mondo fantastico in cui conosceranno Totoro, una creatura magica e gigantesca quanto docile e soffice. Il film è una piacevole favola dalle tematiche più semplici che in altri lavori di Miyazaki, ma il regista riesce comunque a trasformare il minimalismo quotidiano in un appassionato e meraviglioso atto d'amore per la vita. Splendidi i disegni, ma è banale scriverlo quando la firma è Miyazaki. Favoloso.
Ottima sorpresa per chi come me non si vedeva Heidi né Lupin né ama l'animazione giapponese (innovativa comunque): Miyazaki realizza un film tenero e forse non originale nella trama ma personale nella messinscena, con tempi cinematografici da film "adulto" e lontano da certe frenesie che van per la maggiore. I disegni sono molto curati e così i ritratti psicologici delle due bambine, che non risultano due mocciose anche se i ruoli di adolescente sotto pressione delle prime responsabilità e piccolina egoistella e capace di incantarsi son dei canoni.
Sviluppato paralellamente a La Tomba delle Lucciole, anche Totoro è uno splendido film d'animazione basato sulle situazioni in cui si trovano le due sorelline, piuttosto che su una vera e propria storia. È proprio il realismo delle loro reazioni al peloso Totoro e alle varie creature che incontrano che riesce a convincere lo spettatore a farsi cullare dalla favola di Miyazaki e Oga. Capace di ammorbidire anche il cuore più ghiacciato, Totoro è pellicola toccante, divertente ed emozionante; consigliata per bambini piccoli... e grandi!
MEMORABILE: Il primo incontro di Mei con Totoro; l'abbraccio davanti ai fari/occhi del gattobus.
Se non avessi visto le alte opere di Miyazaki, forse, darei un giudizio più alto a questo anime, ma così non è, e quindi... Al solito sono deliziosi i paesaggi, il tratto dei personaggi, ma non ha quel senso di magico, come ho trovato ne la città incantata, per esempio. La storia, a sua volta, è più lineare ed infantile, senza colpi di scena o sottotrame. Certo il messaggio di fondo è sempre quello caro al nostro (amicizia, amore, natura), ma lo si evidenzia in modo più puerile che non è un difetto, ma mi piace meno.
Basta poco per fare un bel film di animazione: dei personaggi simpatici, una bella ambientazione (la campagna giapponese) e degli adorabili mostriciattoli. L'intreccio in realtà quasi non c'è ma non conta, perché la tenerezza di Totoro e dei suoi amici fa passare in secondo piano tutto il resto e, nonostante la quasi assenza di azione, il film intrattiene e fa brillare gli occhi. Notevole, per semplicità ed efficiacia, la scena alla fermata dell'autobus. Per piccoli e grandi sognatori.
Due bambine alla scoperta di un mondo bucolico ma anche magico, quello in cui vivono, come spuntati da un'esotica Alice nel paese delle meraviglie, il peloso Totoro e il Gatto-autobus... Deliziosa storia per bambini, che mescola la scoperta animista del mondo naturale e il rapporto con i genitori, ma che soprattutto è una grande festa dell'immaginazione e del divertimento, specialmente in alcuni momenti (il Totoro alla fermata dell'autobus è meraviglioso). Un film-ricreazione per Miyazaki, fresco e lieve come la natura che descrive.
Il cuore e la sensibilità con cui tratta i suoi personaggi è una delle qualità migliori del maestro giapponese. La storia è molto bella, un mix di avventura con venature fantasy, creativo e con una spiccata attenzione verso i sentimenti. Tratta con delicata leggerezza l’inquietudine che Satsuki e Mei affrontano a causa delle non buone condizioni di salute della madre. Ma è anche capace di viaggiare con la loro vivida fantasia ed entrare in mondo tutto loro, allegro, animato, spensierato… che pacifica l’animo.
Apparentemente uno dei Miyazaki minori, in realtà in piena sintonia con le altre opere più “mature” e con i temi del maestro giapponese. All’inizio sembra esclusivamente indirizzato ai bambini, ma successivamente riesce a toccare le corde emotive anche dei più grandi. Ci si emoziona soprattutto per l’ingenuo stupore con cui i bambini scoprono la natura e per la loro fervida immaginazione che li porta a credere ciò che è precluso agli adulti. Manca solo un po’ di quella forza visionaria presente in altri film, ma non mancano personaggi ed esseri bizzarri difficili da dimenticare.
MEMORABILE: Totoro alla fermata dell’autobus. Il “gattobus”.
Splendido, commovente, con momenti teneri e divertenti. Uno spettacolo per tutta la famiglia, con questo animale fiabesco, Totoro, pacioccone e simpatico. Da non dimenticare anche quella specie di gatto-autobus che sembra uscito da Alice nel paese delle meraviglie: ti vien voglia di salirci sopra! Le due sorelline sono vispe e spontanee, buoni i personaggi umani di contorno. Un altro capolavoro di Hayao Miyazaki, che si conferma artista completo e regista sensibile. Peccato il recupero così tardivo, anche se dalle animazioni non si direbbe.
Da bambini in Italia avevamo la Disney, che sì è superlativa, ma pecca di eccessivo infantilismo e perbenismo. Dopo aver preso visione dei lavori dello Studio Ghibli ci accorgiamo di essere di fronte a qualcosa di diverso. In questo film, bambinesco anch'esso, tutto viene gestito in maniera tenera ed intima ma privo di quella patina "finta" della Disney, per esempio. I disegni sono fenomenali, così come i fondali e i personaggi assurdi e buffi al punto giusto. Adorabili gli interni delle casette e i giardini, i boschi e i prati. Fa sognare.
MEMORABILE: Il gatto-autobus; Totoro e gli altri animaletti; I fondali; Gli spiriti di cenere.
Favola davvero notevole firmata Hayao Miyazaki, che come solo lui sa fare coinvolge portando anche a riflettere su alcuni temi importanti (per esempio il rapporto fra l'uomo e la natura). Non sono necessari chissà quali effetti speciali per rendere un cartone animato un mezzo capolavoro.
La trama è semplice, ma la realizzazione è qualcosa di magico, una favola bucolica dalla grafica fresca e acquarellistica, il cui motore non è il conflitto, ma l'armonia, cosa tutt'altro che facile da realizzare. La fervida immaginazione infantile permette di affrontare con sensibilità e innocenza anche ciò che crea preoccupazione (lo stato di salute precario della madre delle due protagoniste). Personaggi simpatici, che siano umani o fantastici come l'adorabile mostro peloso del titolo. Perfetto per i bambini, ma anche per gli adulti.
MEMORABILE: Il gattobus "carrolliano"; Totoro alla fermata dell'autobus.
Miyazaki è l'esponente per l'animazione del "cinema da festival", quello per cui tutti si sdilinquiscono ma che in realtà è una pizza fra il discreto e il terrificante a seconda dell'umore di giornata. Come in questo piovoso raccontino. "Però che poesia, che delicatezza". Ma aridatece Goldrake, piuttosto
Miyazaki ha la capacità di farci tornare bambini conferendo magia a ciò che gli altri renderebbero insipido e banale, permettendoci così di uscire – anche solo momentaneamente – dalla routine della vita reale. La trama del film non è eccezionale e l'animazione non raggiunge i livelli delle pellicole successive, ma Totoro e il Gattobus sono due personaggi fantastici. Forse sarebbe stato migliore con protagonista una sola bambina (come ne La città incantata) e un finale maggiormente sviluppato, ma anche così è gradevole. Terribili i titoli.
Un tripudio fantasioso e fantastico è quel luogo che ci viene mostrato da Miyazaki in un'opera che, per quanto sembri destinata a un pubblico infantile, è assolutamente godibile da ogni grado di maturità; da parte di quello spettatore che ancora riesca a comunicare con il suo io interiore fanciullesco e si lasci ancora meravigliare dalle trovate assurde che la storia narra.
Assolutamente adorabile! Se interpretata letteralmente, la vicenda sarebbe straziante; ciononostante, il film lascia un'impressione di armonia e gioia di vivere. L'autore infatti non evoca un'atmosfera onirica per distrarre lo spettatore, ma la usa al contrario per mostrare gli avvenimenti con gli occhi dei bambini. La grafica è anch'essa più che all'altezza: l'espressività a tratti caricaturale dei personaggi è accompagnata da un estremo realismo per quanto riguarda sfondi e ambientazioni.
Miyazaki dà vita a un anime che si concentra prevalentemente sulla figura dei bambini e, in particolar modo, sulla loro capacità pressoché esclusiva di fantasticare. Da qui l'ambientazione bucolica, nella quale i bimbi protagonisti danno libero sfogo alla loro immaginazione (elemento imprescindibile, questo, per restare a galla in una vita complicata per via della distanza che li separa dalla madre malata). Bello, anche se eccessivamente scarno a livello narrativo.
Soddisfacente. L'amore per la natura e l'esaltazione della fantasia infantile filtrano con semplicità disarmante: questo è reso possibile grazie a disegni meravigliosi, ottimamente coadiuvati dagli spunti immaginifici come il custode Totoro (simpatico e tenero) nonché il pelosissimo gattobus con occhi-fanali e tante zampe. Unico difetto, non imputabile al lungometraggio d'animazione, è il doppiaggio fastidiosissimo delle due bambine.
MEMORABILE: La fermata del bus; Il gattobus che seleziona la destinazione.
Grande classico d'animazione per ragazzi dello studio Ghibli, il film si pone come opera importante e d'insegnamento per tutto il genere a cui fa riferimento. Miyazaki racconta una storia che come suo solito mescola realtà e fantasia, ma lo fa con una saggezza e un punto di vista che si differenziano in maniera sostanziale da ciò che la storia dei film per giovanotti ha fatto. E' per tutti, grandi e piccini, i quali possono capire sia l'importanza dei sentimenti positivi sia quella dei momenti di malessere e difficoltà.
Totoro è una fiaba in cui ai toni drammatici della vicenda si contrappone l'elemento fantastico in chiave Miyazaki. Il punto di vista è squisitamente ad altezza bimbo e la chiave è la scoperta di un fantastico che allevia e che viaggia in simbiosi con il naturale. Tutto il film è anzitutto una delizia per gli occhi, ambientato com'è in una campagna verdeggiante a ridosso di una foresta rigogliosa, dominata da uno spettacolare albero di canfora. La sua forza sta nel senso di tepore, nella sensazione di "famiglia" che è in grado di trasmettere e non può che scaldare.
Dolce cartone animato adatto a un pubblico infantile ma apprezzabile benissimo anche dagli adulti. Una storia semplice semplice, di fantasmi inventati e visioni delle bambine, che, senza nessuno sforzo narrativo o spiegazione di troppo, diventano una realtà colorata, sprizzante fantasia e divertimento nelle mille forme e suoni che si propagano dalle immagini di Miyazaki. Su tutti svettano il gigantesco Totoro dal ruggito un po' patetico e il divertentissimo bus-stregatto dagli occhi-fanali.
Tra i film d’animazione del grande Hayao Miyazaki “Totoro” è senza dubbio quello con lo storytelling più semplice, puro e sincero. Leggera ma al tempo stesso profondissima parabola sull’infanzia e sulla crescita emotiva, una piccola fiaba rurale ricca di riferimenti all’immaginario giapponese, con un uso dei disegni semplicemente splendido. Iconico il personaggio che dà il titolo al film.
Sicuramente rivolto a un pubblico più infantile rispetto al resto della produzione del maestro, ma comunque permeato dai sentimenti a lui cari e dotato di un garbo e di una poesia unica e semplice. L'animazione è sempre affascinante e rapisce fin dall'inizio, mentre la sceneggiatura avanza per piccole situazioni, fiabesche ma ancorate alla realtà grazie ai problemi di salute della madre delle protagoniste. Può non restare impresso come altri film dello studio ma si lascia guardare con piacere.
“Totoro” connette e amalgama, con un modus operandi tanto semplice quanto potente, alcuni elementi del folklore giapponese alla meravigliosa purezza dell’infanzia, celebrando l’importanza dei legami e la supremazia della natura con uno stile visivo che entra a capofitto nel prodigioso. Un Miyazaki rassicurante, incantato, cristallino come tutti i personaggi raccontati in questo film.
Per bambini e grandi che non hanno smesso di ascoltare il "fanciullino" sempre presente in ciascuno, una storia di serena quotidianità inframmezzata da un dramma (la malattia della mamma) su cui Myazaky non calca la mano. Le due sorelle protagoniste (innegabile la simpatia di May, piccola Alice del Sol Levante) non smettono di stupirsi di fronte alla magia della natura incarnata dal "genius loci" Totoro, ritratto con disegni semplici e portatore di "gattobus" e una piccola grande morale: il rispetto della natura porta sempre a una ricompensa.
MEMORABILE: I nerini del buio.
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Dal 18 settembre '09, con ventuno anni di ritardo dalla sua uscita in Giappone, il capolavoro di Miyazaki sarà nelle sale italiane con il titolo Il mio vicino Totoro.
DiscussioneZender • 21/09/09 19:47 Capo scrivano - 48843 interventi
Ma pensa te! Ok, vado a correggere il titolo italiano a questo punto, grazie Rebis!
Quando Miyazaki concepì per la prima volta Il mio vicino Totoro, la protagonista era unica ed era una bambina di 6 anni. Prima di avviare la produzione però, decise di dividerla in due sorelle, una più grande e una più piccola di quella che aveva in mente. Ecco come sono nate Satsuki e Mei. La loro origine comune è visibile nel nome: "Mei" è la versione giapponese della parola inglese per maggio (May); "Satsuki" è un termine in giapponese arcaico per il quinto mese dell'anno, maggio appunto. Per il personaggio di Mei fu preso a modello la nipotina di Miyazaki.
Il film è in parte autobiografico. Quando Miyazaki e i suoi fratelli erano piccoli, la loro madre ha sofferto di tubercolosi spinale per nove anni, trascorrendo molto del suo tempo in ospedale. Di conseguenza nel film, anche se non viene mai rivelato, la madre di Satsuki e Mei soffre anch'essa di tubercolosi. Miyazaki una volta disse che per lui sarebbe stato troppo doloroso se i due protagonisti fossero stati bambini anziché bambine.