Prima versione parlata, perdipiù a colori (uno sfolgorante Technicolor premiato con l'Oscar alla migliore fotografia), del celeberrimo romanzo di Gaston Leroux. Rispetto al classico del 1925 con Lon Chaney troviamo una messa in scena pomposa e ricca, che mette in evidenza soprattutto le esibizioni liriche in teatro, l'Opera di Parigi, in cui la macchina da presa si muove con carrellate spettacolari e avvolgenti. Il regista Arthur Lubin non rinuncia nemmeno all'ironia e trova nei personaggi dei due pretendenti all'amore di Christine (Susanna Foster) due interpreti ideali per classe e raffinatezza: il baritono Nelson Eddy si disimpegna...Leggi tutto ovviamente anche nel canto, mentre il poliziotto gli si affianca in ogni occasione in cui c'è da incontrare Christine. A Claude Rains fantasma (con maschera bianca, cappello e mantello neri) sembra essere riservato un ruolo quasi marginale, considerato che il vero protagonista dovrebbe essere lui. Gli autori modificano il testo originale di Leroux - che lo vorrebbe deforme fin dalla nascita - inventando la figura di un violinista fallito, sfigurato dall'acido solo in seguito alla resistenza opposta quando un prestigioso editore musicale gli sottrae subdolamente la sua ultima composizione. Si rifugerà nei sotterranei dell'Opera intervenendo per uccidere coloro che non permettono alla sua protetta Christine di raggiungere la fama come cantante lirica. Ben scritto, forse un po' troppo cantato ma indubitabilmente di grande effetto scenografico, PHANTOM OF THE OPERA è la tipica sfarzosa produzione hollywoodiana. Il giovane Dario Argento ne rimase folgorato!
Teatrale e sfavillante remake del film muto di Rupert Julian, tirato a lucido dalla Universal per creare l'ennesimo "mostro" da aggiungere alla squadra, ma dalle atmosfere troppo brillanti (e soffiate di ironia) e fascinose per risultare un horror in piena regola. Nonostante qualche momento veramente riuscito (e le splendide scenografie) il film ci mostra con avarizia il "fantasma" e le sue gesta, puntando di più sulla splendida protagonista e buttandola sull'intreccio. Godibilissimo (soprattutto per gli occhi), ma poco horror.
Virato in direzione del melodramma musicale più che sull'horror, è la prima versione a colori
e parlata del classico romanzo di Leroux e ancor'oggi la migliore. Merito di scenografie
e costumi strepitosi, di una storia appassionante e di musiche molto belle. E, sopratutto,
di un Claude Rains semplicemente magnifico nel ruolo principale. Il suo ritratto del
povero violinista deriso e derubato che finisce per farsi giustizia da sè, venendo poi
sfigurato, è indimenticabile. Si sente tutta la sofferenza e il dolore del personaggio. Ottimi anche gli altri.
MEMORABILE: Il flashback in cui viene mostrata la tragedia del protagonista; il rapimento della
protagonista; il crollo del lampadario.
Lo licenziano, lo spernacchiano per ciò che compone e gli tirano l'acido in faccia ("strano" che impazzisca). Si tratta di un buon film (soprattutto quando non cantano) anche se, essendo ambientato all'opera, era inevitabile. Il fantasma è ben interpretato e la sua ombra aleggia minacciosa su tutto e tutti. Anche i personaggi che gli ruotano attorno sono piuttosto interessanti (la bella cantante, il partner in scena, il commissario, il direttore del teatro). La pellicola è datata e gli anni si sentono, ma non è ancora fuori tempo massimo.
MEMORABILE: Commissario e cantante fanno la figura dei pisquani davanti alla bella.
Migliore della versione di Fisher, non bello come la prima versione in bianco e nero con Chaney, insomma una versione intermedia a livello qualitativo. Il protagonista è l'ottimo caratterista horror Claude Rains, anche se il fatto che sia più portato verso il musical non aiuta molto la pellicola. Vedibile.
Tra i vari remake del film di Chaney, uno dei meno riusciti. Ben fotografato ma appesantito da una regia troppo teatrale che rende oggi il film invecchiatissimo. Inutili e troppo tirate per le lunghe le parti cantate e troppo edulcorato sotto il versante horror. Sufficiente ma nulla di imperdibile.
Sfarzoso e colorato. Rispetto al precedente film di Julian, viene modificata la trama, che sarà quella più adottata dalle versioni successive (soprattutto da Il fantasma del palcoscenico di De Palma, che più delle altre conserva il carattere musicale trasformato in rock). In realtà in questo film di Lubin può stancare il lato musical tipico del cinema americano di quei tempi. C'è un'ottima caratterizzazione del protagonista, del suo essere un uomo timido e romantico (con qualche disturbo) beffato dal destino, di come diventa fantasma.
Certo è che tra i mostri Universal ci fa la figura di un cavolo a merenda. E non è solo una questione di colore: Lubin cerca di allinearsi agli standard della serie narrando in incipit la genesi del mostro, ma sedotto com'è dallo sfarzo e dal melodramma operistico non riesce a conferirgli una statura verosimile. Nel trionfo di gorgheggi, languori, prime donne e ricostruzioni d'epoca, si disperdono gli scorci espressionisti dedicati al fantasma e la diligente interpretazione di Rains lo dissolve sullo sfondo. Rigoglioso, ma inconsistente.
Certamente è ben realizzato sotto il profilo tecnico, con due Oscar per le scenografie e la fotografia a testimoniarlo, ma ha il difetto di allontanarsi troppo dall’essenza del personaggio. Il migliore è Claude Rains, che esprime magnificamente l’anima sofferta e disperata del fantasma ma una componente operistica a cui viene dato ampio risalto e un eccesso di romanticismo a cui fa eco una comicità semplice affievoliscono di molto la magia del romanzo.
Un malinconico Claude Rains presta il "volto" allo sventurato violinista, privo di futuro e di successo, talmente in miseria da essere quasi cacciato dal piccolo locale in cui vive a pigione; ma Claudin è anche tanto nobile di spirito e cuore, al punto di aiutare, come meglio può, l'altrettanto povera Christine. Secondo horror Universal girato in Technicolor in un set allestito presso le proprietà della casa produttrice con finto Teatro parigino più e più volte utilizzato. Costumi e regia perfetti, ma troppi sono gli intermezzi musicali...
MEMORABILE: La caduta "dolosa" dell'enorme lampadario e gli ultimi frenetici 5 minuti del film, con inseguimento nei sotterranei.
Sgargiante trasposizione del romanzo di Leroux, in chiave del tutto diversa rispetto a quella potentemente drammatica interpretata da Lon Chaney: largo spazio viene lasciato alle rappresentazioni musicali, fastose nei costumi, e non mancano elementi brillanti legati alla rivalità amorosa fra baritono e poliziotto, entrambi innamorati della cantante "protetta" dal fantasma. Quando a questo personaggio, l'antefatto è descritto nel dettaglio, cosa che consente al bravo Rains di recitare senza maschera per quasi un terzo del film. Nel complesso, uno spettacolo datato ma ancora gradevole.
Dopo il classicone con Lon Chaney, la Universal sforna la trasposizione a colori e sonora della celeberrima opera di Leroux. Sin dalle prime immagini è evidente la ricchezza della messinscena, fra scenografie sontuose, costumi curatissimi, colori sgargianti e gradevoli numeri musicali. Il tono generale da commedia romantica (simpatiche le gag del triangolo amoroso) sminuisce ma non annichilisce la componente horror (la scena dello smascheramento ha ancora oggi una certa forza), cui la prova di Claude Rains conferisce un'aura tragica azzeccata (Fisher e De Palma ne terranno conto).
MEMORABILE: La scena dell'acido; La fuga nelle fogne; L'ombra del fantasma proiettata sul muro; Il lampadario cade; Il finale nel nascondiglio di Claude Rains.
Un'interessante trasposizione cinematografica del romanzo di Leroux divenuta un classico del cinema horror. Una pellicola ottimamente realizzata, che lascia ampio spazio a opere teatrali, balli e a sgargianti feste in costume. Ciò però non va a sovrastare l'affascinante storia del fantasma, che viene aiutata da una regia impeccabile, da un design azzeccato del personaggio e ovviamente da un'ottima performance di Rains. Un po’ troppo pomposo ma è senz'altro un film visivamente spettacolare e ottimamente realizzato.
MEMORABILE: L'ombra del fantasma proiettata sul muro; La scena del lampadario; La scena dell'acido.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Il fantasma dell'Opera: una scintilla per il cinema horror e fantastico
"Il cinema fantastico lo incontrai per la prima volta in estate, in un cinema all'aperto. Io avevo circa otto-dieci anni e vidi una riedizione estiva del secondo Fantasma dell'Opera, quello a colori con Claude Rains.
Fu importantissimo per me. Provai delle emozioni che i film "normali" non mi davano. Così cominciai anche letture fantastiche come Poe e Hoffmann."
Dario Argento
HomevideoXtron • 21/10/13 16:11 Servizio caffè - 2215 interventi
Il Bluray UNIVERSAL ha una durata di 1h32m39s (immagine a 39m08s)