Buiomega71 presenta: La lunga estate del brivido dell'imprevisto- 23 Inediti non davinottabili-
Curioso, bizzarro, a volte sorprendente "fantahorror" che mescola echi de
Ai confini della realtà, cinema carpenteriano (e non solo per lo score martellante di Dana Kaproff), con i posseduti come nel
Signore del Male (in versione agorafobica), il gruppo e le paranoie della
Cosa (al posto del mutar dei corpi, l'entità aliena, gioca con la mente umana manipolandola, creando stati di alterazione mentale e perdita della ragione), "survivor movie" (il gruppo dei quattro cacciatori che si perdono nel bel mezzo del deserto e non riescono più a uscirne), e spizzichi horror (il banchetto selvaggio e sanguinolento con l'orso smembrato e gli uomini allo stato brado stile
cannibal movie)
Deserto del New Mexico, tre amici si riuniscono per l'annuale battuta di caccia al cervo e per commemorare un loro amico morto in un incidente. Ma in quei luoghi, un entità sconosciuta e malefica prende possesso delle loro menti. Prima tenta di mettere gli uomini l'uno contro l'altro, poi le fà vivere allucinazioni sempre più realistiche. I tre (con l'aggiunta di un vecchio cacciatore conosciuto in loco) non riescono più a uscire dalla zona desertica (come se una forza misteriosa li tenesse prigionieri in quel posto arido e battuto dal vento). Che sia una mente superiore aliena in vena di esperimenti sugli esseri umani?
Il nome di Harry Falk è legato soprattutto al matrimonio con Patty Duke e a parecchi serial tv, ma quì (al suo ultimo film) fà davvero un bel lavoro, crea momenti di genuina angoscia, riesce a instaurare un atmosfera spettrale e mortifera, con una minaccia invisibile e implacabile (la "cosa" aliena vede, in soggettiva, come i negativi delle fotografie, più o meno come la vista al calore del
Predator), fino al capanno con i cadaveri avvolti nei sudari e a una chiusa finale aperta che mette più di un brivido (come nel miglior Craven)
Non pesa nemmeno la destinazione da film tv, e fanno il resto lo score carpenteriano di Dana Kaproff e l'ottima fotografia di Michel Hugo (il regista di
Hardgore?)
Ottimo anche il cast attoriale, con un redivivo Chuck Connors che regala notevoli ghigni satanici e Marc Singer che, nella parte del Lewis Medlock di turno di reynoldsiana memoria, ha tempo pure per espressioni da folle stile Jack Torrence (il braccio di ferro col coriaceo e vecchio Chuck)
Le ragazze campeggiatrici in tenda (con umori alla
Venerdì 13) possedute dalla cosa che scatenano la loro mignottaggine al bivacco notturno dei quattro uomini, il "cannibalico" banchetto a base di fegato crudo di orso, il gioco della mente per confondere l'entità aliena, i corpi nei sudari, le inquietanti rocce stile
Picnic a Hanging Rock dove si annida la forza aliena, il prologo alla
Amityville Horror con l'indiano posseduto dall'entità aliena che uccide il suo compagno, la ragazza resa folle dagli esperimenti, la chiusa finale decisamente horror, tutti momenti degni di nota e che infondono al film inquietudine e brividi freddi
Bruttarello, al contraio, l'alieno di plastica che si palesa nel finale (creato da Jack e Steve Faggard), con SFX davvero cheap!
Fantahorror di certa originalità, ben diretto e sceneggiato (tra gli autori del soggetto c'è Mike Marvin, il regista cult del
Replicante!) che meriterebbe una doverosa riscoperta nel mare magnum degli straight to video.
Momento cult: Terry e Kathleen (le due giovani campeggiatrici), all'inizio acide con il gruppo di uomini, vengono possedute dall'entità aliena, che si palesa sotto le spoglie dell'amico morto del gruppo. Si recano, di notte, al bivacco degli uomini, e diventano due mignottone da combattimento, facendosi pastrugnare da Singer e Connors nello stesso momento e scatenando negli uomini libido e sfide virili. E tra slinguazzate, palpate e risse, si degenera...