Il cratere - Film (2017)

Giostraio è ossessionato dall'idea che la figlia diventi una star neomelodica. Aggiornamento di Bellissima ai miseri tempi che corrono (col set di Blasetti sostituito da tv locali che ospitan polli musicali da batteria), è un lodevole esordio macchiato dalla primigenia colpa di non convogliare ascendenze archetipiche (neorealismo e Dardenne, Flaubert e il verismo citati pedantemente nel prologo) in autorevole personalità, condannandosi a quadro di inerte asfissia. Bene protagonista e taglio documentario. Sta a Carpignano come Alessio a Enzo Di Domenico.

Il padre spinge la figlia verso la carriera canora per rivalsa sociale: soggetto interessante che unisce il tema del rapporto familiare bacato da ambizioni e aspettative con l’ambientazione nel sottobosco velleitario del neomelodico, un po’ come Indivisibili. Ma qui lo stile pseudodocumentario unito a un dardennismo esasperato genera un film autocompiaciuto dove trionfano lunghi inutili primissimi piani e dettagli in piani sequenza sfibranti dove lo sfocato fa tanto alternativo-impegnato. Peccato: troppo narcisismo autorale rovina l’idea.

Film scarno e contratto, che procede per sottrazioni e reticenze, che ne rappresentano, da un lato, la ruvida forza espressiva, dall’altro i limiti. Girato quasi interamente in interni, con camera a mano e close-up insistiti, mette al centro la storia di una tredicenne dotata di grande talento canoro, su cui il padre fonda le sue speranze di riscatto economico. Quando cerca di trasformare la figlia in docile pupazzo per ottenerne la totale disponibilità ai progetti che ha su di lei, si trova davanti le resistenze di chi non vuole rinunciare agli sgoccioli dell'infanzia. Da vedere.

Un soggetto interessante che vive sul rapporto tra la giovane Sharon e il padre che la vuole iniziare a tutti i costi alla carriera canora senza rendersi conto che così facendo le sottrae ogni diritto alla propria adolescenza. I registi hanno il merito di tenersi lontani da ogni deriva melodrammatica o scandalistica ma il taglio documentaristico si protrae per un tempo troppo lungo e costituisce l'unico motore del film, fatto di primi piani esasperati e sequenze che finiscono per far scemare l'interesse di chi guarda.