Una ricca famiglia argentina si trova divisa tra il Terzo Reich e la resistenza francese. Minnelli non riesce a riproporre sullo schermo lo stesso spirito antimilitarista dell'originale del 1921, perdendosi fra l'eccessivo decorativismo e una certa verbosità. Tuttavia, il film può contare su un buon cast ed una distinta fotografia. Barocco e melodrammatico.
MEMORABILE: L'arrivo dei quattro cavalieri durante la tempesta.
Un melodramma di ambientazione bellica, decisamente inusuale per il regista Minnelli, forse più a suo agio con altri generi. Sebbene ben realizzato e molto curato (funzionano ambientazione e parte tecnica), il film è troppo lungo e prolisso per essere davvero coinvolgente. Buona la prova del cast.
Più conciso e fotografato in un contrastato b/n, avrebbe perso quell'aurea hollywoodiana così marcata che non gli giova. Il soggetto, anche con le varianti apportate rispetto alla versione del 1921, è interessante; riunire all'interno di una facoltosa famiglia tanti caratteri così diversi fino a trovarsi diametralmente opposti dà modo di dimostrare come, in una guerra, alla fine si sia tutti perdenti, nonostante eroismi e riscatti disinteressati come quello del protagonista. Il cast è di ottimo livello, buona la regia, meno il commento musicale.
Ricca famiglia argentina, suddivisa fra il ramo francese e quello tedesco, si divide allo scoppio della seconda guerra mondiale, con i rispettivi rampolli che si ritrovano in Europa su fronti opposti... Uno dei meno riusciti film di Minnelli, per demerito di una sceneggiatura pesante e didascalica a cui la presenza del ricco cast internazionale non solo non pone rimedio, nonostante le prove professionali dei singoli attori, ma aggiunge una ulteriore nota di superficialità. Confezione discreta, ma colonna sonora fastidiosamente esortativa.
MEMORABILE: Il patriarca Cobb, pesantemente imbiancato, evoca le figure dei quattro cavalieri
Opera fluviale, impaginata in una scrittura troppo aderente al romanzo di Ibáñez, su cui Minnelli opera un esercizio di formalismo radicale che si risolve in sequenze magistrali, ma che non trova mai un vero dinamismo. Statico, a discapito dell’avvicendarsi di eventi e personaggi, è articolato e complesso sul piano epico e archetipico (tre generazioni si succedono prima dello scontro decisivo tra i due rampolli di diverso schieramento), dove si apre a slanci gotici e orrorifici, eccessi melò e azzardi avant-garde. Cast professionale, ma di ripiego: Minnelli voleva Schneider e Delon.
Le uniche due incognite di questo film sono l'eccessiva durata e le interpretazioni dei nazisti, dai tratti poco disumani; per il resto vanta una ricostruzione scenica degna di nota e una performance della bellissima e bravissima Ingrid Thulin, qui nel pieno del suo splendore, che da sola riempie la scena, ad ogni apparizione. Interessante anche perché è uno dei pochi film che sottolinea i rapporti tra l'Argentina (nazione che darà riparo a vari nazisti) e Heinrich. La regia di Minnelli riesce sempre regalare agli spettatori qualcosa di classe; in questo caso difetta il montaggio.
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Dal 14 Febbraio 2013 in DVD per A & R Productions.
DiscussioneDaniela • 9/02/17 09:01 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Il soggetto del film di Minnelli, come quello del precedente film del 1921 diretto da Rex Ingram, è tratto dal romanzo omonimo dello scrittore spagnolo Vicente Blasco Ibáñez.
Rispetto al romanzo e al film di Ingram, la vicenda è stata spostata dalla prima alla seconda guerra mondiale.