John Sullivan è un regista brillante col pallino dell'impegno; per realizzare un film "sociale" si finge povero in canna e vagabondo, ma la realtà lo prende sul serio... Circondato di una fama esagerata, è in realtà invecchiato anzichenò, come tutto il cinema dell'Hollywood più rooseveltiana e newdealista; ha però il merito di avere costituito un evidente modello per un grande film come Fratello, dove sei? dei Cohen. Bravo Joel McCrea, ma la vedette del film è la mitica Veronica Lake.
Commedia girata nel 1941 che ha il merito di far riflettere sulla funzione del cinema. Dopo un inizio con ritmi molto sostenuti e dove ci si diverte assai, la trama si appesantisce nella seconda parte restando comunque sempre godibile. Il film che il protagonista vuole girare s'intitola "O brother, where art thou?" titolo che nel 2000 useranno i fratelli Coen per la loro bella pellicola. Bravi sia Joel McCrea che Veronica Lake. Certo i 60 e passa anni si sentono ma lo spettacolo regge ancora bene.
Meravigliosa commedia dal retrogusto amarognolo e con una parte prefinale drammatica, che dimostra di essere molto in anticipo sui tempi sia dal punto di vista stilistico (ci sono cose davvero notevoli) sia dal punto di vista tematico (anche qui siamo molto avanti). Le gag in stile slapstick sono costruite in maniera perfetta così come tutto il resto del film che può contare su una sceneggiatura complessa e raffinatissima e su dei dialoghi divertenti ed a tratti esplosivi. Bravi Mcrea e la bellissima Lake. Da riscoprire e rivalutare.
Un regista di successo, che vuol cimentarsi in opere di denuncia sociale, si finge barbone per documentarsi sul campo, ma finisce per mettersi nei guai... Originale commedia brillante dai ritmi perfetti, che contiene al suo interno un film drammatico di rara efficacia, che sua volta contiene un bellissimo omaggio al cinema d'"evasione", intesa in senso spirituale. Insomma una matrioska che, nei suoi passaggi di tono, diventa manifesto teorico (felicemente contraddittorio) di un certo modo di intendere il cinema. Capolavoro di Sturges, uno dei migliori film del decennio.
MEMORABILE: Al cinema, il protagonista osserva i suoi compagni di prigionia e si unisce alle loro risate
I viaggi di Sullivan, regista di successo ma in crisi con se stesso e con la volontà di fare film più impegnati, sono viaggi nella miseria umana, nelle miserie di un Paese dove i divari sociali sono enormi. Impostato come commedia, con dialoghi e personaggi brillanti, prendendo risorse anche dall'epoca del muto. Oltre a divertire molto, riesce a mostrare velocemente, ma in modo incisivo, un'America dalle molte opportunità ma anche difficile e spietata, specie per i più deboli. la coppia Joel McCrea/Veronica Lake, bella e disinvolta, funziona.
Sullivan è un regista di successo che crede che il cinema d'evasione non sia legittimo; si mette quindi sulla strada per raccogliere materiale per un film-verità sulla classe povera (Fratello, dove sei?). Film divertente dai repentini e bizzarri cambi di registro, che vanta alcune prodezze di regia di Sturges e un'ottima interpretazione di McCrea e Lake. Un'intelligente riflessione sull'industria culturale chiamata cinema che viene dall'interno della stessa Hollywood classica. Molto interessante e, superate alcune lungaggini iniziali, scorrevole.
E' giusto fare cinema d'evasione o è meglio proporre film di impegno sociale? Sotto i toni della commedia, profonda riflessione da parte di uno dei registi migliori della Hollywood classica. La dimostrazione di quanto sia importante non avere paraventi psicologici quando si ha a che fare con la settima arte; e anche di quanto il cinema fosse importante nell'America che usciva dalla crisi del 1929 e si tuffava nella guerra mondiale. Battute notevoli, personaggi scolpiti e Joel McCrea davvero magnetico.
Il film riflette sulle contraddizioni dello star system hollywoodiano, macchina da guerra intenta a far soldi ma senza più una guida spirituale. Sul piano ideologico rimane un’opera di altissimo valore, mentre lo stile narrativo - teso a estrarre la commedia dal dramma - si accomoda in titubanti soluzioni sentimentali che a lungo andare finiscono per smorzare la compatezza del racconto. Bravo McCrea, luminosa la Lake.
"Il viaggio di Sullivan" per il capolavoro di Sturges. Joel McCrea ispiratissimo è uno sceneggiatore di successo che vuole esperire la miseria per poterne scrivere; vestitosi di cenci parte alla ventura. Il film ha il respiro millenario dell'iniziazione picaresca e secolare del conte philosophique, un po' screwball comedy un po' trovata letteraria brillante, le battute si susseguono ribalde senza tregua. Conosce l'aspirante attrice Veronika Lake in una tavola calda e ne fa una compagna per la spedizione. Dopo mille peripezie il finale chiude con messaggio inaspettatamente serio.
MEMORABILE: Il dormitorio pubblico; Il campo di lavori forzati; La proiezione del cartone animato delle avventure di Pluto; "O Brother, Where Art Thou?"
Preston Sturges HA DIRETTO ANCHE...
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Le sequenze relative alle dinamiche produttore-sceneggiatore (l'iniziale in cui viene ripetuto continuamente come qualsiasi soggetto lieto sia accettabile purchè "con un po' di sesso", la pubblicità crossmediale ante litteram sulle imprese private, la conversazione ingenua con la Lake in auto in cui i films degli studios sono derisi...) nell'Hollywood classica, in particolare negli argomenti del cinema visto come divertimento ignobile del "popolo bue", "dell'artista vero" che deve battersi contro il sistema corrotto dell'intrattenimento, ecc. sono stati ripresi varie volte dai fratelli Coen in "Barton Fink" (1991), "Ave Cesare"(2016); il titolo stesso del film per cui il protagonista intraprende questo viaggio sarà poi ripreso da Cohen per il loro capolavoro del 2000 "O Brother, Where Art Thou?", "Fratello Dove Sei?"
Il tono scanzonato che non tace delle incongruenze tra ambizione e realizzazione nel mondo del cinema di questo "Sullivan's Travels" di Sturges e quello polemicamente postmoderno dei Coen sono collegati.