Fermata d'autobus - Film (1956)

Marilyn veste ancora i panni di una cantante-entraineuse questa volta in un saloon in Arizona negli anni 50. Una delle sue migliori interpretazioni in questa commedia dove la sceneggiatura è stata curata da William Inge (che è l'autore del lo spettacolo teatrale da cui è tratto il film). Due personaggi distanti tra loro: l'abbronzato e ingenuo cow boy Bo e la bianca e "vissuta" Cherie. Buone la regia e la fotografia, gli attori sono tutti all'altezza. Bei primi piani di Marilyn. È l'America dei fifties.

Stigmatizzata da molti - vedi per esempio che ne scrisse un tal Cammarota in un vecchio volume della Fanucci dedicato a Marilyn - in realtà è una delle migliori e più intense interpretazioni della Monroe, che proprio a partire da questo film ci dimostra di saper anche recitare, all'occorrenza. È anche uno dei migliori adattamenti cinematografici (insieme a Picnic di Logan e a Splendore nell'erba di Kazan, di una pièce del sensibile drammaturgo omosessuale William Inge. In una antologia del cinema statunitense anni '50 non dovrebbe mancare.

Commedia agrodolce che alterna grandi momenti comici ad altri di sconfinata tenerezza. Il film è tutto giocato sull'incontro-scontro tra l'irruento cowboy (il simpatico Murray) e la dolce entraineuse bionda ma può contare su una sceneggiatura di ferro (ridotta da una piece teatrale di William Inge) perfettamente valorizzata da Logan, regista di consumato mestiere e sublime direttore d'attori. Marilyn è incantevole in uno dei suoi ruoli più belli e sfaccettati a cui per molti versi sentiva di assomigliare. Commovente e indimenticabile.

La chanteuse e il vaccaro. Una storiella a lieto fine in cui si ritrova la spumeggiante leggerezza della commedia americana anni Cinquanta, sposando il felice contrasto tra la consolidata sensualità della Monroe e le spacconerie del simpatico buzzurro Murray, qui al suo esordio. Il ritmo ha una saldissima tenuta, anche in virtù dello humour diffuso da gustose figure di contorno, come il savio e paterno o’Connell e la ruspante locandiera Field.

Simpatica commedia il cui valore aggiunto è dato dalla presenza di Marilyn Monroe. La diva americana è particolarmente a suo agio nei panni della cantante; spalla più che adeguata nella parte del rozzo bovaro, il bravo Don Murray. La regia di Joshua Logan asseconda efficacemente i due attori, conferendo alla pellicola il ritmo adeguato. Buono il doppiaggio italiano.

Un cowboy ha un colpo di fulmine per una ballerina e cerca in tutti i modi di conquistarla. Tratta da due opere teatrali di William Inge, è una commedia basata su una storia sentimentale leggera e dallo svolgimento frizzante, che mette allegria con momenti vivaci e dialoghi briosi. Marilyn Monroe qui è meno appariscente in termini di sex-appeal ma questa per lei fu un’ottima occasione per confermare che oltre all’etichetta di donna bella e superficiale aveva delle qualità recitative.

Bovaro scende dal Montana per un rodeo e per andare a caccia di una moglie. Sceneggiatura che vive dell’esasperante rozzaggine del cowboy contro la delicatezza di una dimessa chanteuse: gli attori sono in parte e anche la pallida Marilyn riesce a dare qualche tenera sfumatura al suo personaggio di strada. Conclusione con moralina sull’educazione che si dovrebbe tenere e sul passaggio di testimone alle nuove generazioni. Buona la resa a colori e anche il doppiaggio italiano.

Ben deciso a sposarsi, un cowboy del Montana rozzo quanto ben piazzato, mette gli occhi sulla ballerina di un night club. Infastidita da una corte tanto insistente, lei tenta di trasferirsi altrove ma... Commedia sentimentale piacevole il cui maggior pregio è la presenza di Monroe che, smorzato volontariamente il proprio glamour per garantire un maggior realismo, offre un'interpretazione notevole nel ruolo di una donna strapazzata dalla vita e per questo inizialmente diffidente. Sensibile la regia di Logan, efficaci le prove degli altri attori del cast.

Buona la regia che conferisce al film un ritmo incalzante alle varie gag, i colori sono scintillanti e la puntuale fotografia li esalta. Ottima l'interpretazione della Monroe, eccessivamente teatrale quella di Don Murray, che comunque per il suo rozzo bovaro ottenne la candidatura all'Oscar. Si sorride in varie occasioni, nondimeno il messaggio finale del film (con lei che infine accetta una vita di prepotenze) è veramente deleterio, se visto con gli occhi di oggi.

Sono passati ben sessantasette anni dall'uscita della pellicola eppure impressiona la trama, alla luce delle angherie subite da tante donne anche ai giorni nostri. Ma soffermandosi alla sola parte leggera, non si può che restare incantati dalla splendida Marilyn, sempre così naturalmente impacciata e irresistibilmente affascinante. Unica e inimitabile. Meno convincente Murray, un po' troppo caricaturizzato ed esasperato nell'interpretazione, comunque ampiamente compensata dalla presenza della Diva. Sono film decisamente ancora e per sempre apprezzabili.