Esterno notte - Miniserie TV (2022)

Esterno notte (miniserie tv)
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MMJ Davinotti jr
Durata: 6 episodi
Anno: 2022
Genere: fiction (colore)
Note: Serie (dedicata al caso Aldo Moro) di sei puntate di 50 minuti ciascuna visibile in anteprima al cinema in due parti da due ore e mezza uscite nelle sale a distanza di poche settimane l'una dall'altra.
Papiro: elettronico
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Sei puntate di cinquanta minuti per una serie che al cinema diventa un film diviso in due parti da due ore e mezza ciascuna. Un tour de force (per chi frequenta le sale) giustificato da uno sforzo non comune, da parte della Rai, di raccontare con ottimi mezzi una volta ancora i giorni del sequestro Moro, dal 16 marzo al 9 maggio del 1978: due mesi che cambiarono profondamente l'Italia e che portarono il fenomeno delle Brigate Rosse alla ribalta internazionale. Negli anni molte sono state le ipotesi (suffragate spesso da fatti e indizi difficilmente confutabili) che hanno indotto a credere quanto dietro al rapimento Moro abbiano agito di volta in volta la lunga mano dei servizi segreti, gli artigli...Leggi tutto di Gladio, la CIA e il KGB, la criminalità organizzata, la Banda della Magliana... Di tutto questo l'opera di Bellocchio non si occupa, fondando la storia sulle testimonianze dei brigatisti, sui documenti d'epoca, i ricordi dei familiari, le lettere lasciate da Moro durante le settimane di prigionia.

Una ricostruzione quindi parziale e "ortodossa" che ambisce soprattutto a ricostruire la società che si muoveva nella Roma di quei giorni, nei palazzi della politica come in Vaticano, moltiplicando i punti di vista e dedicando ognuna delle prime cinque puntate a un diverso personaggio lasciando alla sesta di condurci, attraverso un'inevitabile coralità, al ritrovamento della famigerata Renault 4 in via Caetani. Se la prima è dedicata a Moro stesso, magnificamente interpretato da un Gifuni che già aveva dimostrato di sapersi calare al meglio nel principale artefice del “Compromesso storico” in ROMANZO DI UNA STRAGE, la seconda ci racconta dei turbamenti di Cossiga (Alesi), la terza si focalizza su Paolo VI (Servillo), la quarta su Adriana Faranda (Marra) e la quinta sulla moglie di Moro, Nora (Buy).

Mentre si percorrono avanti e indietro più volte i fatidici due mesi talora retrocedendo brevemente anche rispetto al 16 marzo 1978 (giorno dell'agguato in via Fani), si analizzano le personalità di chi partecipò in prima persona, e con qualifica profondamente differente, alle mosse successive al rapimento. Il coinvolgimento è altalenante: se infatti la fase in cui si segue la vicenda attraverso l'ottica dei terroristi è tesa e illuminante (non a caso era già stata alla base del celebrato BUONGIORNO, NOTTE, sempre di Bellocchio), altrettanto non si può dire della puntata riguardante Paolo IV, con un Servillo al solito straordinario ma cui spetta di struggersi in mille modi senza che questo aggiunga granché a una maggiore comprensione del momento storico. Anche la puntata con al centro la Buy convince solo per l'ennesima splendida prova dell'attrice (ma va detto che l'intero cast è nel complesso magnificamente diretto), mentre a metà sta quella con Cossiga, interessante per lo spessore politico e umano della figura considerata, a cui Bellocchio sa dare sfumature umane notevoli (certo la somiglianza di Alesi col futuro Presidente della Repubblica è relativa, così come è difficile riconoscere Andreotti in Fabrizio Contri). In ogni caso la ricostruzione d'epoca, supportata da una eccellente fotografia desaturata e consolidata da filmati e telegiornali del tempo, è un fiore all'occhiello della serie e davvero riesce a immergerci nel clima di quegli anni. Testimonianza di un lavoro estremamente accurato dal punto di vista scenografico che va di pari passo con una regia di alto livello in cui il difetto maggiore è rappresentato, una volta di più per Bellocchio, dall'assenza di un ritmo che possa far digerire facilmente la lunga durata.

Bisogna insomma armarsi di pazienza per resistere alle cinque ore in sala (divise in due) sopportando larghi tratti in cui si avverte l'assenza di dialoghi che traghettino con più brio da una scena all'altra. E considerato che, per rimanere come in BUONGIORNO, NOTTE all'interno della rilettura classica della vicenda, non si racconta assolutamente nulla di nuovo, è chiaro che ogni attenzione viene rivolta ai rapporti interpersonali, alle reazioni umane di fronte all'incalzare della tragedia, all'incapacità di troppi di affrontare razionalmente un evento di simile portata incappando in continui ripensamenti, indecisioni, comportamenti dettati dall'impossibilità di recedere dalla linea della fermezza. Limitato tuttavia il numero di politici in scena (colpisce riconoscere Gigio Alberti nel ruolo di Zaccagnini), quasi tutti riconducibili al mondo democristiano (si escludono una breve sortita di Berlinguer e poco altro). Buona l'enfasi drammaturgica esaltata dall'impeccabile scelta delle musiche, a conferma di una confezione ragguardevole assolutamente degna della destinazione cinematografica.
Marcel M.J. Davinotti jr.
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/06/22 DAL DAVINOTTI
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Markus 11/06/22 15:52 - 3602 commenti

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Nella versione cinematografia, persino eccessiva nella sua lunghezza, l'opera appare fin troppo completa, con tutti i suoi momenti salienti - inevitabilmente rivisti ai fini drammaturgici - sviscerati in un contesto di ottima recitazione e buona ricostruzione scenica del '78. Se convincente è la crosta, deludente è il messaggio, che invece Martinelli meglio raccontò, basandosi sulle molto più probabili vicissitudini. Con Bellocchio ci ritroviamo ancora una volta il "caso" così com'è narrato dai brigatisti... coi fili della marionetta ancora attaccati alle braccia.

Leandrino 14/06/22 16:42 - 484 commenti

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Bellocchio torna a parlare di Moro in questo potente affresco sull'Italia di fine Settanta. La figura del politico italiano è trasfigurata: evita l'assonanza cristologica solo perché potenziata nella sua assoluta, martirizzata e quasi perversa umanità. Se solo sfiora lo stucchevole è perché qui ogni tratto appare estremizzato: l'inconsistenza, l'ignavia, l'ambiguità (vedi Zaccagnini, Cossiga e Andreotti). Un affresco sto(r)ico preciso e opulento. Anche grottesco, almeno quanto la storia d'Italia ha saputo essere in quei pochi anni di violenze e compromessi.
MEMORABILE: Il Cossiga di Fausto Russo Alesi.

Reeves 17/11/22 10:18 - 1575 commenti

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Bellissimo esempio di come si possa raccontare la storia (anche quella più dolorosa) e al tempo stesso andare oltre e trasformarla in romanzo. Qui non si fa sconti a nessuno: ai terroristi che hanno rapito Aldo Moro ma anche allo Stato che, per suoi calcoli, non ha fatto nulla di concreto per salvarlo. Gli interpreti sono tutti bravi; da segnalare soprattutto un Fausto Russo Alesi davvero sorprendente.

Gugly 18/11/22 00:19 - 1120 commenti

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I pregi: un impressionante Gifuni che si fatica a distinguere dal vero Aldo Moro e una rilettura allucinata di Cossiga che prelude al futuro "picconatore"; difetta il quadro generale laddove si mescolano ricostruzione accurata degli anni 70 del secolo scorso con colori smorti a inserti onirici, come se Elio Petri si fosse reincarnato in Sorrentino (c'è pure Servillo); il risultato è un ritmo lento che descrive il periodo sospeso del sequestro, e pure i bizantinismi degli uomini della DC; forse Bellocchio aveva già detto tutto con il precedente sogno di Moro libero.
MEMORABILE: La via Crucis di Moro e, dietro, tutti i suoi sodali DC indifferenti.

Spartaco48 18/11/22 19:52 - 1 commenti

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Un'opera emozionante, di grande impatto. Se qualcuno cerca una verità storica può cercarla altrove, sempre che esista e che riesca a trovarla. La lettura di quei giorni fatta attraverso una serie di personaggi è coinvolgente. E' un'operazione che da un frammento vuole ricomporre uno scenario, mostrando come dal ricordo di un sogno si possa ricostruire una situazione emotiva e relazionale importante. Inutile dire degli attori, tutti da abbracciare.

Nicola81 19/11/22 21:07 - 2650 commenti

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Bellocchio racconta il sequestro Moro da svariati punti di vista, firmando un'opera affascinante e complessa (non priva di tocchi onirici e grotteschi che nulla tolgono alla tragicità degli eventi), in grado di emozionare e di suggerire utili riflessioni (soprattutto a chi quegli anni non li ha vissuti), nonostante l'esito sia ben noto e il ritmo in qualche frangente rallenti. Ovviamente si poteva scavare ancora più a fondo (per farlo però sarebbero occorsi molti più episodi), ma chi vuole capire capirà ugualmente… Superba la ricostruzione d'epoca, eccellenti le prove degli attori.
MEMORABILE: I confronti tra i vari uomini politici; La trattativa segreta avviata dal Vaticano; La confessione di Moro.

Paulaster 12/12/22 19:30 - 4064 commenti

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Bellocchio ritorna sull’argomento Moro e lo sviscera da diversi punti di vista. I contenuti storici appaiono perlopiù didascalici e non valgono le buone interpretazioni a far empatizzare coi protagonisti. Bene Servillo nel suo malessere come Russo Alesi in preda alle insicurezze; diverse parti familiari purtroppo nulla aggiungono, così come diviene più interessante come la strage è stata organizzata. Per dare variazioni si inseriscono siparietti, soprattutto sui colleghi politici, a portare discredito in maniera leggera. Discreta la confezione complessiva.
MEMORABILE: Le scritte sui muri; La pistola in regalo; Moro con la croce; I miliardi di sterco del Diavolo; La Faranda che esulta; Il sangue sulla cartina.

Frakax 15/01/23 10:18 - 23 commenti

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Bellocchio ritorna col formato della serie tv al già trattato rapimento di Moro, episodio cruciale della storia patria che evidentemente il regista associa a una “notte” della Repubblica (Esterno notte, Buongiorno notte). La serie in un certo senso è complementare al film, che investigava l’evento da un altro punto di vista (e forse con un pizzico di libertà espressiva in più). Prodotto comunque di alto livello, con una suggestiva ricostruzione d’epoca, attori in grande spolvero (Gifuni in primis), una narrazione stratificata e non appiattita sulla mera cronaca degli eventi.

Keyser3 26/03/23 22:12 - 356 commenti

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Evidentemente non pago del lungometraggio del 2003, Bellocchio torna sul luogo del delitto con una serie TV, la quale approfondisce e allarga lo sguardo sui tristi fatti del '78. L'espediente di utilizzare più punti di vista (Cossiga, il Papa, eccetera) contribuisce alla creazione di un bel mosaico, algido nella forma ma recitato con forza, sofferenza e passione (Gifuni/Moro gioca in casa, Alesi/Cossiga grandioso, Servillo può fare qualsiasi cosa). Alla fine non tutte le tessere vanno a posto, ma solo perché la storia nella sua integrità ci è stata e forse ci sarà per sempre negata.
MEMORABILE: La Via Crucis di Moro; La Faranda che esulta alla notizia del rapimento.

Marco Bellocchio HA DIRETTO ANCHE...

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  • Homevideo Caesars • 3/01/23 12:13
    Scrivano - 16622 interventi
    In uscita in bluray  e in dvd (3 dischi) il 23 Febbraio
    https://www.dvd-store.it/Video/DVD-Video/ID-79243/Esterno-notte
    Ultima modifica: 3/01/23 12:15 da Caesars
  • Discussione Huck finn • 10/01/23 16:46
    Galoppino - 514 interventi
    La scena del rapimento di Aldo Moro è stata girata realmente in Via Fani all'incrocio con Via Stresa, dove come noto ebbe luogo il tragico agguato. La sequenza si attiene sostanzialmente ai fatti per come sono stati ricostruiti, avendo soprattutto il merito di mostrarne chiaramente gli elementi fondamentali (le auto della scorta di Moro bloccate all'incrocio da un'auto dei terroristi, i brigatisti travestiti da aviatori che sbucano da dietro le siepi del bar adiacente e aprono il fuoco). Senza volermi addentrare in discorsi ulteriori (come si sa, i fatti di quella mattina sono stati sviscerati nel corso degli anni, dando origine a varie teorie e interpretazioni) segnalo un dettaglio che mi ha incuriosito. All'incrocio dove avvenne la sparatoria era parcheggiata una Mini Clubman Estate blu che si ipotizza possa avere avuto, di fatto, un ruolo non marginale, contribuendo forse a chiudere la via di fuga verso destra della 130 su cui viaggiava Moro (lo si può vedere in questa foto):

    (Fonte: Wikipedia. La foto è di pubblico dominio)

    Nella ricostruzione dell'agguato presente nel film la Mini non è presente...



    ...salvo comparire in un'inquadratura che la mostra nel tratto di Via Fani a valle dell'incrocio:



    Mi sono chiesto perché l'auto, che verosimilmente era stata preparata per ricollocarla dove le foto storiche la collocavano, non sia stata poi effettivamente usata nella scena. La risposta più
    probabile è che il regista abbia dovuto tener conto del fatto che quel tratto di marciapiede è stato allargato dopo gli eventi (vi si trova oggi il monumento in memoria degli uomini della scorta, che ovviamente non compare nella scena, ma di cui si riconosce il contorno)
    Ultima modifica: 10/01/23 17:27 da Zender