Più che un film pare uno sceneggiato anni 80, dal ritmo lento, i lunghi dialoghi recitati con impostazione teatrale, una morbosità giustapposta senza convinzione e un'ambientazione avatiana a Goriano, nel Polesine, soffocata purtroppo dai tanti interni. La storia di base è un giallo, con la scomparsa di una giovane e del fratello di una bella musicista (Gravina) giunta lì con lui per un concerto. I dispersi si conoscevano appena e dopo qualche giorno la polizia ritrova nel fiume il cadavere di lei. Di lui nessuna traccia. A occuparsi delle indagini un commissario pieno di sé (Bisio), mentre unico altro personaggio di spicco è il medico del paese (Girone),...Leggi tutto che le donne trovano irresistibilmente attraente. Anche la bella visitatrice finisce col provarci, mentre il commissario l'assilla di domande e appena può allunga pure le mani! La credibilità non è il punto forte del film, penalizzato dalla recitazione scolastica della splendida Gravina e da quella altrettanto "innaturale" di Bisio. Ci provano le musiche al piano del bravo Carlo Maria Cordio ad elevare il tutto e quando gli scenari sono quelli avatiani la cosa pare funzionare, ma la regia a quattro mani è flebile e il finale moscio.
Pessimo tentativo (non l'unico purtroppo) di moderno noir all'italiana. Ma nulla regge, a partire dalla scelta dei protagonisti: Girone a parte, gli altri sono inadeguati quando non ridicoli. In primis Bisio nella parte dell'investigatore che risulta a tratti involontariamente comico, seguito a ruota dalla Gravina che non sa minimamente
cosa sia una dark lady. E i tentativi di maledettismo (l'ombra dell'incesto) sono puerili e fanno francamente sorridere. Da far cadere le braccia gli ultimi 15-20 minuti. Ovviamente di interesse culturale...
Escursione insolita nella brumosa bassa padana, lungo i confini del giallo dalle forti connotazioni morbose. Interpreti di quest'opera sui generis un Claudio Bisio insolitamente antipatico e timoroso del confronto diretto con le compagini femminili, Remo Girone medico rapito dal fascino dei piedi di Irene Grazioli quanto dallo spirito libero della Gravina e la stessa Vanessa, femme fatale dall'indiscussa amabilità e dal linguaggio più che licenzioso. Verbosetto ma alquanto interessante, nella sua poetica alienante.
MEMORABILE: Girone alla Gravina: "Da cosa è ossessionato tuo fratello?". "Dal calore della mia fica..." risponde serafica lei.
Ambizioso giallo d'ambientazione padana che fa il passo più lungo della gamba, indulgendo in dialoghi eccessivamente ricercati e in una lentezza ingiustificata. Bravo Bisio nel ruolo del commissario, ma il suo personaggio è talvolta troppo gigionesco. Bene anche Girone, anche se poteva essere più convincente. Quanto meno la regia è curata e lo sviluppo dell’evento centrale è abbastanza intrigante, anche per merito delle musiche di Cordio; forse mantenendo l'attenzione sul mistero da risolvere ne sarebbe derivata una pellicola più tradizionale ma maggiormente convincente.
Le ambientazioni di avatiana memoria sono ottime e come sempre ben si prestano a film di questo genere. Peccato che il film faccia acqua da tutte le parti. La sceneggiatura è farraginosa. Le indagini di Claudio Bisio (!) sono al limite del demenziale, eppure non siamo a Zelig. Anche l'apporto attoriale è decisamente negativo. Neanche il solitamente bravo Remo Girone si salva. Male i dialoghi. Eppure, visto l'inizio delle pellicola, le premesse per fare bene c'erano. Peccato.
La partenza lascia presagire un buon film e c'è pure qualche nome nel cast che alimenta le speranze (Remo Girone); dopo i primi 20 minuti, tuttavia, viene già voglia di premere il tasto "avanti veloce". Un giallo incolore, lento, senza la minima tensione; a rovinare tutto poi alcune scene davvero ridicole e fuori posto. Nel cast si salva solo Remo Girone, perché gli altri sono tutti fuori parte. Un disastro.
MEMORABILE: Ai due fuggiaschi viene requisito dai poliziotti un coltello a scatto... che però viene loro reso qualche minuto dopo!
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